Sarà presentato a Trento il 3 ottobre il libro di Marco Strano su Chico Forti, dal titolo Le bugie di Chico. L’ergastolano che ci ha ingannati per vent’anni, in cui il criminologo accusa l’ex produttore televisivo di essere colpevole del reato che gli è stato attribuito 24 anni fa. La discussione avrà sede durante l’iniziativa “La sicurezza del Paese passa anche dalla verità”, voluta dal Sindacato dei Carabinieri UNARMA, con lo scopo di sensibilizzare alla legalità e alla solidarietà nei confronti dei colleghi dell’arma di Miami.
Il testo non è stato realizzato con fini di lucro, in quanto scaricabile online gratuitamente dal sito www.marcostrano.net, mentre l’edizione cartacea non prevede alcun guadagno da parte dell’autore. Il patrocinio del libro è di UNARMA, che si sta occupando della promozione dell’opera di Strano in varie città italiane, partendo proprio da Trento.
Il fine del testo, edito dalla casa editrice La Bussola, è, come ha dichiarato lo stesso criminologo alla redazione de Il Digitale:
Difendere l’onore dei miei colleghi della Polizia di Miami, accusati ingiustamente da Forti e dai suoi sostenitori di aver costruito delle prove false.
Il disappunto della famiglia Forti
La notizia dell’uscita del libro arriva inaspettata e fa insospettire le persone vicine a Chico Forti. In particolare, lo zio dell’ex produttore televisivo, Gianni Forti, ha deciso di vederci più chiaro sulla vicenda. Da una sua telefonata alla presentatrice dell’evento del 3 ottobre, Cristina Sartori, criminalista esperta in grafologia giudiziaria, è iniziata una reazione a catena di chiamate. Sono stati avvisati immediatamente lo stesso Strano e il giornalista de Il Fatto Quotidiano, Alessandro Mantovani.
Il timore era che si potesse verificare un boicottaggio da parte delle persone strette a Chico Forti ma, in realtà, l’intento di Gianni era comprendere cosa stesse succedendo. Queste le sue parole a riguardo:
Vengo attaccato ferocemente a casa mia e io non posso nemmeno fare una telefonata per sapere come stanno le cose?
La presentazione di questo libro a Trento, città della famiglia e degli amici di Chico, assume un forte sapore di provocazione dal momento che la città si è sempre schierata empaticamente a fianco di Chico.
Nonostante l’intento pacifista dello zio e degli amici di Chico, definiti “seri professionisti”, il giorno successivo alla telefonata, il 29 settembre, è stato pubblicato su Il Fatto Quotidiano un articolo dal titolo “Alta tensione a Trento: il libro colpevolista agita i pro-Forti!”.
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Perché un libro sulla sua colpevolezza?
Il motivo per cui Strano ha deciso di scrivere questo libro è per difendere il prestigio della polizia di Miami la quale era stata messa sotto accusa per la manipolazione dei fatti del processo. Questa convinzione del criminologo fa sorgere però dei dubbi sull’onnipotenza della polizia statunitense, che in quest’ottica non commetterebbe mai degli errori.
Si tenga presente che il criminologo si occupa del caso dal 2010, quando, studiando la documentazione consegnatagli dai legali di Chico Forti per dimostrarne l’innocenza, si è accorto di una possibile colpevolezza del produttore televisivo.
A questa prima visione delle carte sono seguiti numerosi viaggi di Strano in Florida, per accertarsi direttamente dello svolgimento del caso a stretto contatto con la polizia di Miami. Durante la sua permanenza negli Stati Uniti ha potuto svolgere anche numerosi sopralluoghi sulla scena del crimine, la spiaggia di Key Biscaine a Miami. Inoltre, dal 2020 il criminologo ha un contratto di consulenza con un dipartimento di polizia della California. Dalle ricerche condotte da Strano è emerso che:
Forti era nei pressi della scena del crimine nell’orario in cui è avvenuto il delitto, aveva un valido movente, aveva mesi prima acquistato con la sua carta di credito una pistola dello stesso calibro di quella usata per l’omicidio (poi misteriosamente scomparsa), ha mentito alla polizia, alla moglie, al suo avvocato e al padre della vittima nei giorni subito seguenti al delitto, ha fatto lavare accuratamente la sua auto subito dopo il delitto ma delle tracce di sabbia compatibili con il luogo del delitto sono state trovate sulla sua auto.
Alla luce di ciò, e partendo dalla premessa che Strano non ritiene possibile il caso di complotto nei confronti di Forti, perché coinvolgerebbe troppe figure della giurisdizione statunitense, l’autore afferma:
Leggendo poi gli atti del processo, andando a studiare i luoghi collegati al delitto, e soprattutto conoscendo poi di persona alcuni dei professionisti accusati da Forti di averlo incastrato (in larga parte ottime persone), la convinzione della sua colpevolezza è divenuta in me assai solida.
A difendere Marco Strano è stata UNARMA, l’associazione sindacale dei carabinieri, dove il criminologo è direttore del dipartimento di psicologia militare e di polizia.
Esprimiamo piena solidarietà al nostro direttore del dipartimento di psicologia militare e di polizia di UNARMA, Marco Strano, per il coraggio dimostrato nell’affrontare un tema così controverso come il caso Chico Forti.
Anche Il Fatto Quotidiano appoggia la versione di Strano, definendo in un articolo il dichiararsi innocente da parte di Chico Forti “un insulto all’intelligenza degli italiani“.
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Chico Forti oggi
Chico Forti è rientrato in Italia il 18 maggio 2024, dopo essere stato condannato all’ergastolo in Florida. Accusato dell’omicidio del quarantaduenne Dale Pike, avvenuto nel 1998 in seguito a un colpo di arma da fuoco, l’ex produttore televisivo è rimasto in carcere per più di 20 anni.
Il sessantacinquenne trentino si è sempre dichiarato innocente ma la prova fondamentale per dichiarare Forti colpevole è stata la presenza di granelli di sabbia nella sua auto. Il corpo della vittima era stato rinvenuto in spiaggia.
Grazie a un accordo tra la polizia americana e quella italiana, Chico Forti è riuscito a ottenere il permesso per scontare la pena nel proprio paese. Il primo marzo scorso è stata accettata l’autorizzazione al trasferimento da parte del presidente statunitense Joe Biden. Il 15 maggio si è svolta l’udienza, durante la quale Forti ha firmato l’accordo con il giudice federale, affinché potesse scontare il resto della pena in Italia, sulla base del diritto italiano.
Le prime parole, una volta atterrato a casa, sono state: “Non vedo l’ora di riabbracciare mia madre“.
Anche sulla questione del rientro di Chico Forti in Italia UNARMA è intervenuta. Queste le dichiarazioni rilasciate alla nostra redazione da Marco Strano:
Ricordiamo che da tempo il Sindacato Unarma ha chiesto chiarezza al Governo (promuovendo anche una interrogazione parlamentare) sulle indiscrezioni che avrebbero visto il rientro di Chico Forti in Italia come una sorta di “scambio di prigionieri” con i due assassini statunitensi del Brigadiere Mario Cerciello Rega, attualmente detenuti in Italia.