Treccani chiede di rimuovere la parola “minorato” dalla Costituzione: “Non è inclusiva”

La presenza della parola "minorato" ha spinto l'Istituto Treccani a chiedere la modifica di un termine "non più conforme con oggi".

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Treccani, l’Enciclopedia più famosa d’Italia, fondata nel 1925 ha proposto di eliminare dalla Costituzione la parola “minorato”. Tale espressione sarebbe offensiva, discriminatoria e non rispettosa di determinate categorie.

Infatti, secondo l’istituto, il termine utilizzato nell’art. 38 è “coerente con la mentalità dell’epoca ma non più conforme, oggi”.

Treccani e la richiesta di togliere “minorato” dalla Costituzione

L’Enciclopedia Treccani ha proposto la modifica dell’articolo 38 della Costituzione, secondo cui “i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale”.

La colpa è tutta del terzo Comma che contiene appunto la parola “minorato”. Questo termine viene definito “coerente con la mentalità dell’epoca in cui la Costituzione fu scritta, ma non più conforme, oggi, allo spirito e alle finalità proprie della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità“. Lo ha scritto la docente di diritto costituzionale presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Elena Vivaldi che ha curato la voce “Disabilità”.

Secondo la Treccani, il linguaggio rappresenta lo strumento per raggiungere l’eguaglianza sociale ed eliminare le situazioni di svantaggio che non assicurano alle persone con disabilità pari opportunità.

Anche la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli ha espresso il suo pensiero all’Adnkronos: “È un’iniziativa importante che va nella direzione che abbiamo iniziato a percorrere nel decreto 62 del 2024 con l’abolizione da tutte le leggi ordinarie del nostro Paese dei termini “handicappato”, “portatore di handicap”, “diversamente abile”, per sostituirli con “persone con disabilità”. Credo che i tempi siano maturi anche per modificare l’articolo 38 della nostra Costituzione, eliminando il termine “minorato”, che è superato e non più accettabile“.

Treccani: “Ognuno usa le parole del suo tempo”

Claudio Marazzini, il presidente onorario dell’Accademia della Crusca, direttore della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche dell’Accademia delle Scienze di Torino e professore emerito di Storia della Lingua italiana nell’Università del Piemonte Orientale ha dichiarato all’Adnkronos:

È indiscutibilmente vero e non si può non sottoscriverlo. Ognuno usa le parole del suo tempo, per forza di cose, volente o nolente.

Sta di fatto che i Padri costituenti (oggi anche padri e madri, secondo alcuni), con le parole del loro tempo hanno introdotto cambiamenti radicali nella vita civile.

Speriamo che i revisori di parole di oggi riescano a incidere sulla realtà almeno con la stessa efficacia, visto che i cambiamenti linguistici da soli non bastano, anzi spesso sono un modo per far bella figura a buon mercato.

Anche il professor Andrea Simoncini, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Firenze, ha commentato presso la stessa agenzia di stampa: Le parole sono lo specchio del mondo in cui viviamo, non sono mai neutre. Si riempiono di vita e di valore a seconda di chi le usa; per questo l’effetto che hanno cambia nel tempo. Una parola che cinquant’anni fa era usata comunemente, oggi può apparire oscena; così come una parola che appariva orribile e offensiva, oggi può essere utilizzata come lessico comune. Le espressioni “minorato” o “handicappato” appartengono a questo tipo di parole. Oggi ci ripugna usare queste espressioni e quando questo accade, spesso, è per offendere deliberatamente l’interlocutore“.

Leggi anche: Che cos’è il barberismo, neologismo introdotto dalla Treccani?

La parola “minorato” verrà eliminata dalla Costituzione?

Il presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, ha dichiarato: “La nostra Carta si è rivelata capace di reggere al passare degli anni, ma questo è uno dei punti sui quali è più prigioniera della cultura del suo tempo. Altri ce ne sono, a volte superati in via interpretativa. Ma qui sarebbe davvero meglio togliere quel termine“.

La modifica se dovesse entrare in vigore, dovrà seguire un iter specifico molto complesso. L’art. 138 prevede infatti l’applicazione della procedura aggravata nei casi di intervento diretto sul testo della Costituzione che necessiterebbe di due deliberazioni da parte di entrambe le Camere a distanza di almeno tre mesi l’una dall’altra.

Se nella seconda votazione le Aule dovessero approvare il nuovo testo con una maggioranza dei due terzi dei rispettivi componenti, quest’ultimo si considererà definitivamente approvato, altrimenti dovrà essere sottoposto a referendum popolare.

Leggi anche: Perché Sophia Loren è stata eletta personaggio dell’anno 2024 dalla Treccani

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