sabato, 18 Gennaio 2025
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Naufragio Cutro, chi sono i sopravvissuti che vivono in condizioni “disumane”

Se alle vittime del naufragio di Cutro è toccata la terribile morte in mare, i migranti sopravvissuti, che hanno avuto di certo un destino migliore, vivono però in condizioni che rappresentano un ulteriore smacco alla loro dignità di esseri umani.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.

Se alle vittime del naufragio di Cutro è toccata la terribile morte in mare, i migranti sopravvissuti, che hanno avuto di certo un destino migliore, vivono però in condizioni che rappresentano un ulteriore smacco alla loro dignità di esseri umani.

A documentarlo sono alcune immagini diffuse da TPI, che mostrano due capannoni creati in un hotspot improvvisato, poco lontano dal centro di Crotone. Qui vivono circa 80 migranti, in condizioni disumane.

Le condizioni disumane in cui vivono i migranti sopravvissuti

All’interno dei capannoni che ospitano i migranti sopravvissuti i posti letto non bastano: alcuni sono costretti a dormire sulle panchine. Donne e minori condividono gli spazi insieme ai maschi adulti, con un solo bagno in comune a disposizione.

Mancano le lenzuola, le pareti sono in condizioni pessime e non c’è riscaldamento. Inoltre, i migranti vivono letteralmente come confinati: tutte le uscite sono programmate e scortate. In più, non hanno neppure la possibilità di stare accanto alle bare dei parenti uccisi nel naufragio.

La denuncia di Alessandra Sciurba sulle condizioni dei migranti sopravvissuti

A far venire a galla, quasi casualmente, le condizioni di vita dei migranti sopravvissuti è stata la denuncia del deputato di Sinistra Italiana Franco Mari, portata avanti su sollecitazione di Alessandra Sciurba, docente di Deontologia, sociologia e critica del diritto all’Università di Palermo, dove coordina pure la Clinica legale Migrazioni e Diritti in collaborazione con l’associazione Cledu.

Sciurba, che è a Crotone dallo scorso venerdì, ha descritto con rassegnazione e amarezza ciò che ha visto e ha pubblicato le foto dell’hotspot improvvisato sul suo profilo Facebook.

Accanto alle immagini, la docente ha scritto: “Come in mare ha prevalso la logica di polizia e difesa dei confini su quella del soccorso delle persone in pericolo, in terra prevale la logica del confinamento e della punizione di chi emigra sul rispetto dell’umanità. Ecco dove sono reclusi (illegalmente) i sopravvissuti al naufragio di Crotone. Donne uomini e bambini. Un hotspot improvvisato, una piccola Lampedusa anche per loro”.

Migranti sopravvissuti, Sciurba: “Le famiglie sono confuse, frustrate, disperate”

Sulla presenza della sua e di altre associazioni a Crotone per aiutare coloro che stanno prestando soccorso ai migranti sopravvissuti, Alessandra Sciurba ha detto:

Non sapevo se avesse senso venire, se potessimo essere utili. E invece è stato importantissimo farlo. Qui serve tutto. Ben oltre la commozione e le visite brevi delle istituzioni

Abbiamo aiutato noi, per due giorni, le brave assistenti sociali del Comune di Crotone a compilare i moduli per il rimpatrio delle salme.

Un tavolino a poca distanza dalle bare per chiedere a papà che hanno perso la moglie e i figli, a figlie che hanno perso la madre, a fratelli che hanno perso una sorella e i suoi bambini di pochi anni, dove desiderassero che quei corpi venissero infine portati.

Moltissimi chiedono che le salme tornino in Afghanistan, nonostante siano fuggiti proprio dal regime dei talebani, e bisogna trovare il modo, anche se è difficile e può essere pericoloso proprio per queste famiglie, di dare dignità almeno a questo desiderio.

Ma non ci sono notizie sui fondi destinati al trasporto di questi corpi. Non ci sono informazioni certe su nulla. Le famiglie arrivate da ogni dove sono confuse, frustrate, disperate.

Leggi anche: Naufragio Cutro, parenti vittime verso la class action: “Vite umane non valgono zero”

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Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.

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