Quello di Giulia Cecchettin non è solo l’ennesimo caso di femminicidio, ma racconta molto delle dinamiche che si vengono a creare nei rapporti tossici, dove c’è una parte che esercita controllo e potere sull’altra.
È soprattutto dopo la lettura in aula, e la successiva pubblicazione sui media, del diario della ragazza che è stato possibile notare come la relazione con Filippo Turetta fosse ormai caratterizzata da controllo psicologico e violenza fisica, condotti dal ragazzo verso Cecchettin.
Il diario di Giulia Cecchettin
Il 25 novembre scorso si è tenuta la requisitoria per il femminicidio di Giulia Cecchettin. In aula, il PM Andrea Petroni ha evidenziato una serie di prove contro l’imputato Filippo Turetta, accusato di omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere. A essere fondamentali nelle imputazioni sono state le pagine di diario scritte dalla ragazza, rese pubbliche e lette in aula.
Dalle parole di Cecchettin, uccisa l’11 novembre 2023, emerge un comportamento di Turetta, nei suoi confronti, al limite dell’ossessivo, costernato da ricatti psicologici, minacce e una tendenza insistente a far isolare la ragazza da amici e attività sociali. Nello specifico, Giulia Cecchettin provava vera e propria paura nei confronti di Turetta, con cui si sentiva imprigionata in quella relazione disfunzionale.
Leggi anche: Fondazione Giulia Cecchettin, il papà Gino: “Nel nome di mia figlia scelgo di far crescere l’amore”
Le paura nelle parole di Giulia Cecchettin
Ad apparire più volte nelle frasi scritte da Giulia Cecchettin sul suo diario è il concetto di controllo. Filippo Turetta, infatti, la controllava, aveva un atteggiamento “controllante“, le diceva cattiverie pesanti e minacce durante i litigi. Questi comportamenti avevano generato nella giovane il timore che le reazioni del suo ex fidanzato potessero essere estreme, non nei confronti di Cecchettin ma in quelli di Turetta stesso, il quale aveva minacciato il suicidio in caso di un rifiuto.
I numerosi tentativi della ragazza di uscire da quel rapporto tossico sono stati spesso resi vani da minacce emotive da parte dell’ex fidanzato. Per convincersi a cessare definitivamente i rapporti con Turetta, Giulia Cecchettin aveva stilato, in una lettera del 31 luglio 2023, una lista di motivi per cui lasciare il ragazzo. La lettura dei vari punti rivela i vari aspetti in cui la violenza psicologica si può manifestare.
Leggi anche: Giulia Cecchettin, inizia oggi il processo a Turetta: sarà presente in aula?
I motivi per lasciare Turetta
Tra i motivi principali, riportati nella lista di Giulia Cecchettin, per lasciare Filippo Turetta c’è il controllo ossessivo dell’ex fidanzato nei confronti della ragazza. Cecchettin, infatti, doveva aiutarlo a studiare, riportargli ciò che diceva di lui alle amiche o allo psicologo, scrivergli costantemente messaggi durante la giornata e inserire il numero corretto di emoticon a forma di cuore, altrimenti era motivo di lamentele.
La ragazza non aveva più spazi propri, non poteva uscire con le amiche o, addirittura, veniva visto come un affronto il fatto che prendesse l’autobus, per tornare a casa, alla fermata più vicina e non insieme a lui: “Una volta si è arrabbiato perché scesa dall’autobus volevo fare 5 minuti a piedi da sola mentre lui era da un’altra parte senza aspettarlo“.
La frase più agghiacciante, letta dal PM Petroni, è stata: “Ha idee strane riguardo al farsi giustizia da soli per i tradimenti, alla tortura, robe così“. Nel momento in cui Giulia Cecchettin ha provato a lasciarlo, Turetta l’ha minacciata molte volte, per farle cambiare idea, “tutto quello che gli dici per lui è una promessa e prova a vincolarti così“.
Cosa non è amore
In una situazione del genere, il pensiero di Giulia Cecchettin, in ogni caso, era non ferire Turetta. La ragazza aveva capito che non erano fatti l’una per l’altro e, per questo, voleva risparmiare della sofferenza a entrambi. Eppure, quell’ossessione e quel controllo dell’ex fidanzato nei suoi confronti sono scaturiti in un atroce femminicidio.
Il caso di Giulia Cecchettin è diventato un esempio di come la violenza di genere si possa manifestare in modi differenti e non sempre chiari da riconoscere. Di come situazioni analoghe siano difficili da affrontare, nel momento in cui ci si ritrova a viverle in prima persona. Si tratta, infatti, di contesti intrisi di manipolazione e paura, che comportano una lucidità di analisi che le vittime non riescono a mettere in pratica così facilmente.