Il Donbass è un territorio caldo da diversi anni, al centro del conflitto tra Ucraina e Russia. Si tratterebbe della parte orientale dell’Ucraina che da diversi anni chiede l’indipendenza. Confina con la Russia e ha ancora con essa un legame molto forte tanto che la popolazione parla ancora russo, nonostante l’ucraino sia diventata lingua nazionale nel 1996.
Per Vladimir Putin l’annessione del Donbass gioverebbe alla Russia, avendo la regione grandi miniere di carbone e acciaierie legate a Mosca, oltre all’accesso sul Mar Nero. Dall’altra parte i paesi della Nato, capitanati dagli Stati Uniti, si sono detti pronti ad intervenire qualora la Russia decidesse di invadere l’Ucraina.
In questi ultimi tempi però sta divenendo un territorio minato con la presenza di migliaia di miliari russi che sembrano pronti ad iniziare un attacco, rendendo il clima molto teso.
Donbass: terra di scontri e di confine
Il Donbass di per sé da anni sta lottando per staccarsi dall’Ucraina. Nel 2014 gli indipendentisti ucraini filorussi si sono impossessati dei palazzi del governo e hanno chiesto un referendum per rendere il territorio indipendente dall’Ucraina.
Ciò che rifiutavano, e rifiutano tuttora, gli indipendentisti sono le spinte filo occidentali di Kiev, mentre dall’altra parte si sentono ancora legati alla Russia. L’episodio si concluse con la conquista di 1.500 chilometri quadrati di territorio e poi con gli accordi di Minsk, in base ai quali ci fu la fine della guerra, il disarmo, il rilascio di alcuni prigionieri e maggiori poteri da parte dell’Ucraina alle regioni di Donetsk e Lugansk.
Tali accordi però negli anni sono stati spesso violati e gli scontri in quella regione non si sono mai placati. Gli abitanti si sono abituati al suono delle armi, tanto che i ragazzini riescono a distinguere i calibri dal loro diverso fischio, più forte se si tratta di un 122 mm e attutito se è un 82 mm.
I civili se nel 2014 erano impreparati ora si sentono più forti nell’affrontare un possibile attacco russo, anche i bambini vengono addestrati a fuggire e difendersi in caso di bombardamenti. Se da una parte sono schierati i filorussi dall’altra ci sono migliaia di riservisti pronti alla mobilitazione.
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