È guerra alla plastica! Qual è la strategia europea per sconfiggere il problema?

Valentina Cuppone
Valentina Cuppone
Valentina Cuppone, classe 1982. Caporedattore de Il Digitale. Formazione umanistica, una laurea in Lettere Moderne e una specializzazione in Comunicazione della cultura e dello spettacolo all’Università di Catania. Curiosa e appassionata di ogni cosa d’arte, si nutre di libri, mostre e spettacoli. Affascinata dal mondo della comunicazione web, il suo nuovo orizzonte di ricerca è l''innovazione.
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Dopo il primo attacco alle vecchie buste della spesa, si riaccende la guerra alle plastiche inquinanti. Nuovi utensili sotto accusa. Una battaglia che usa come parole d’ordine la sostenibilità, la capacità di produrre impresa in modo innovativo e tecnologico. Per trasformare un problema in risorsa. Innovazione a sostegno dell’ambiente: è questo l’obiettivo. “Un’industria della plastica intelligente, innovativa e sostenibile, in cui la progettazione e la produzione rispetta pienamente le esigenze di riutilizzo, riparazione e riciclaggio, porta crescita e occupazione in Europa e contribuisce a ridurre le emissioni di gas serra dell’Ue e la dipendenza dai combustibili fossili importanti”. Così si legge nella Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni del 16 gennaio, in cui si annunciava una strategia europea sulla plastica.

L’Europa punta al riciclo e al riutilizzo della plastica

Lo scatto di National Geographic che fa indignare.

Dal suo primo esordio, l’impiego della plastica nel mondo industrializzato prima e globalizzato poi è cresciuto in maniera vertiginosa. Dagli anni ’60 la produzione di questo materiale polifunzionale è aumentata di circa venti volte. Nel 2015 ha raggiunto i 322 milioni di tonnellate e si prevede un raddoppio nei prossimi due decenni. Secondo le stime dell’UE, nel territorio comunitario il settore impiega 1,5 milioni di persone e nel 2015 ha generato un fatturato di 340 miliardi di euro. Un ambito dell’economia che produce posti di lavoro e ricchezza e che adempie a diverse esigenze. Un materiale che per molti versi in passato è stato simbolo di progresso, innovazione, alleato nella vita quotidiana dei singoli e nell’economica dei paesi per affrontare una serie di sfide. Come si evince dalla Comunicazione della Commissione Europea “Una strategia europea per le materie plastiche in un’economia circolare”:

La plastica è un materiale importate e onnipresente nella nostra economia e nella vita quotidiana. Ha molteplici funzioni che aiutano ad affrontare una serie di sfide che la nostra società deve fronteggiare. Materiali leggeri e innovativi in auto o aerei risparmiano carburante e riducono le emissioni di CO2. I materiali isolanti ad alte prestazioni ci aiutano a risparmiare sulle bollette energetiche. Nell’imballaggio, la plastica aiuta a garantire la sicurezza dei cibi e a ridurre gli sprechi alimentari. In combinazione con la stampa 3D, i materiali plastici biocompatibili possono salvare vite umane consentendo l’innovazione medica”.

Quando le difficoltà diventano opportunità

I rifiuti di plastica sono diventati un grosso problema per l’ambiente. Considerando che questo prodotto è ormai di uso comune e trova diverse applicazioni, il suo smaltimento e riutilizzo si pone come un importante obiettivo perseguibile in ottica sostenibile e innovativa. Non solo per la salvaguardia dell’ambiente ma anche per fornire all’economia la possibilità di sfruttare una risorsa. Parafrasando un vecchio proverbio, bisogna cercare sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno. Anche se il bicchiere è di plastica. L’Unione Europea ha redatto una direttiva per la riduzione dell’inquinamento dovuto a questo materiale che punta su principi ben precisi:

  • rendere il riciclaggio spendibile per le imprese
  • diminuire i rifiuti, il loro abbandono e il disperdimento in mare
  • orientare, nell’ambito del riutilizzo dei materiali, investimenti e innovazione

Plastica forse, ma sostenibile, innovativa e riciclabile

Jyrky Katainene, Vicepresidente della Commissione Europea responsabile per l’occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, dichiara:

La plastica è un materiale straordinario, che dobbiamo però usare in modo più responsabile. I prodotti di plastica monouso non sono una scelta intelligente dal punto di vista economico né da quello ambientale, e le proposte presentate oggi aiuteranno le imprese e i consumatori a preferire alternative più sostenibili. L’Europa ha qui l’opportunità di anticipare i tempi, creando prodotti che il mondo vorrà procurarsi nei decenni avvenire e valorizzando le nostre preziose e limitate risorse. L’obiettivo per la raccolta delle bottiglie di plastica concorrerà anche a generare i volumi necessari a far prosperare il settore del riciclaggio”.

Una posizione che decide di affrontare il problema dell’inquinamento in un’ottica propositiva, ponendo le basi per lo sviluppo di un settore che sia sostenibile, innovativo e competitivo.

La lotta alla plastica crea nuove imprese e nuovi posti di lavoro

L’UE stima che ogni anno i rifiuti raggiungono 25,8 mln di tonnellate. Meno del 30% viene raccolto per il riciclaggio causando un danno economico e ambientale. L’80% dei rifiuti marini sono di plastica. Una situazione allarmante e soprattutto imbarazzante. D’obbligo cercare di porre un rimedio, quanto meno un freno. Così la nuova normativa europea sui prodotti monouso e gli attrezzi per la pesca non colpisce più solo i vecchi sacchetti per la spesa, ma coinvolge ora piatti, bicchieri e posate usa e getta, cotton fioc, cannucce, bastoncini per mescolare le bevande. Si promuoverà la possibilità di usare per la produzione di questi utensili materiali ecosostenibili, riducendo l’impatto ambientale e sfruttando metodi innovativi e vantaggi tecnologici per la creazione di imprese e posti di lavoro.

Il divieto di commercializzare alcuni prodotti di plastica

La normativa prevede il divieto di commercializzare determinati prodotti sostituiti da alternative disponibili e accessibili a livello economico. Per evitare la dispersione dei tappi, questi saranno ammessi solo se capaci di restare attaccati ai contenitori. Si fissano degli obiettivi nazionali per la riduzione del consumo dei recipienti per alimenti e si pongono degli obiettivi per la raccolta. Si presume che entro il 2025 gli Stati membri debbano riuscire a raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica incoraggiando, per esempio, un sistema di cauzione-deposito. Si stabiliscono degli obblighi a carico dei produttori che contribuiranno alle spese per lo smaltimento dei rifiuti. Ci si adopererà per la sensibilizzazione dei consumatori sull’incidenza negativa di alcuni prodotti, ricorrendo anche all’etichettatura che ne indicherà il rischio ambientale e come per smaltirli in modo corretto. Viene insomma coinvolta tutta la catena, dal produttore al consumatore. Si marcia verso la sensibilizzazione al consumo e la produzione intelligente, rispettosa dell’ambiente, innovativa e tecnologica. Un’economia che vuole diventare circolare, interessando ogni fase del processo produttivo: dalle materie prime, alla produzione industriale, all’acquisto, allo smaltimento di fine vita del prodotto. Che può resuscitare e trovare impiego sotto altra forma. E come si fa con le malefiche sigarette, cominciamo ad informare. E impariamo a rispettare.   di Valentina Cuppone  

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