PFAS, arriva un decreto che protegge l’acqua potabile dall’inquinamento

È arrivato in Parlamento un decreto che protegge l'acqua potabile dagli elevati livelli di sostanze pericolose in essa presenti. Si agirà su PFAS e TFA.

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È approdato in Parlamento un Decreto Legge urgente con il fine di proteggere l’acqua potabile dalla presenza di sostanze pericolose. In questo modo, il Governo intende agire sul problema dei PFAS, ossia le sostanze poli- e per-fluoroalchiliche, e dei TFA, cioè l’Acido Trifluoroacetico.

Con la riduzione dei livelli consentiti di tali sostanze nell’acqua potabile si risolverà un grave problema che minaccia l’Italia. Vediamo meglio in cosa consiste il decreto e come potrà migliorare la situazione nel Paese.

Decreto sull’acqua potabile

Il Decreto legislativo 260 è stato già approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 13 marzo e adesso dovrà passare al vaglio in Parlamento. Esso limiterà la presenza di PFSA nelle acque potabili pari a 4 molecole, ossia 20 nanogrammi per litro. Tale valore riguarda la “Somma di 4 PFAS”, ovvero le 4 molecole di PFOA, PFOS, PSNA e PFHxS, rinomate per la propria pericolosità per la salute umana. Basti pensare che PFOA e PFOS sono cancerogene.

Il limite di 20 nanogrammi per litro si inserisce in un contesto europeo nel quale il valore fissato è di 100 ng/l per la somma di 24 molecole, limite che entrerà in vigore in Italia il 12 gennaio 2026.

È da sottolineare, però, che l’EFSA, cioè l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, e l’Agenzia europea per l’ambiente ritengono quest’ultimo valore come inadeguato per proteggere la salute umana.

A ogni modo, anche altri paesi dell’UE hanno introdotto dei limiti alle sostanze pericolose presenti nelle acque potabili. Per esempio, in Danimarca è consentita la presenza di 2 nanogrammi per litro, mentre in Svezia di 4 ng/l.

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I nuovi limiti

I nuovi limiti imposti dal Decreto legislativo 260 non riguarderanno solo la “Somma di 4 molecole” ma si porrà l’attenzione anche su altre sostanze della classe dei PFAS, ossia le molecole ADV prodotte in Italia dall’ex Solvay di Alessandria, l’attuale Syensqo. Inoltre, verrà limitata la presenza del TFA, Acido Trifluoroacetico, pari a 10 microgrammi per litro, equivalenti a 10 mila nanogrammi per litro.

Seppure il provvedimento indichi un risultato importante per la tutela della salute di cittadini e cittadine, è da sottolineare che il Decreto deve essere ancora perfezionato. In particolare, le forze politiche dovranno trovare un accordo per ridurre i limiti consentiti, fino a raggiungere la soglia sicura dello zero tecnico. Ciò sarà possibile con l’istituzione di una legge che vieti definitivamente l’utilizzo e la produzione dei PFAS.

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L’intervento di Greenpeace

A sottolineare il problema relativo alla presenza di PFAS nelle acque potabili d’Italia era già stata l’associazione ambientalista Greenpeace, con la conduzione dell’indagine Acque senza Veleni.

Grazie a quest’ultima, infatti, è stata elaborata la prima mappa nazionale della contaminazione da PFAS nelle acque potabili italiane. Lo studio è stato condotto raccogliendo, tra settembre e ottobre 2024, campioni di acqua potabile in tutta Italia, per poterne verificare la contaminazione da PFAS.

Con la realizzazione della mappa che ne è scaturita, Greenpeace ha contribuito a sollecitare le istituzioni nell’intervenire sulla questione. Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, ha dichiarato a riguardo: “Finalmente il Governo ascolta la comunità scientifica, le organizzazioni come Greenpeace che da anni denunciano questa contaminazione e le comunità locali che, con sempre maggior forza, chiedono provvedimenti efficaci per limitare la diffusione di queste pericolose sostanze“. Ungherese ha, poi, continuato:

Questo primo provvedimento è un’ottima notizia, ma il testo presentato dal Governo deve essere ulteriormente migliorato dal Parlamento per proteggere la salute umana: ci auguriamo che le varie forze politiche trovino un accordo trasversale per ridurre ulteriormente i limiti consentiti avvicinandoli all’unica soglia sicura, lo zero tecnico.

Intervenire sulle acque potabili è solo il primo passo, auspichiamo che presto segua una legge per vietare l’uso e la produzione di questi inquinanti.

Greenpeace continuerà a fare la sua parte fino a quando la salute pubblica e l’ambiente non saranno adeguatamente protette dai PFAS.

Le azioni dell’Unione europea

Per quanto riguarda l’intervento dell’Unione europea circa il problema dei PFAS presenti nelle acque potabili, la stretta non arriverà prima del 2026. A dichiararlo è stata la commissaria UE per l’Ambiente, Jessika Roswall la quale, come riportato da Il Fatto quotidiano, ha affermato:

Cercheremo di stabilire il divieto degli PFAS nei prodotti di consumo.

Bisogna essere consapevoli che ci sono materiali, prodotti e cose di cui abbiamo davvero bisogno, come gli inalatori o i beni essenziali per l’industria della difesa.

Dobbiamo trovare un modo per limitare l’uso di queste sostanze in quelle produzioni.

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