Come riportato dal World Economic Forum, quello del cambiamento climatico è uno dei temi principali nelle discussioni mondiali recenti. Proprio per questo, le aziende stanno percorrendo una strada sempre più volta alla transizione energetica. È in tale contesto che stanno nascendo i cosiddetti “green jobs“.
Si tratta di quei lavori relativi all’ambito della sostenibilità e della tutela del pianeta, professioni già esistenti e altre che stanno nascendo in tempi recenti. Vediamo insieme quali sono, nello specifico, i “green jobs” e quali caratteristiche deve avere chi li svolge.
Cosa sono i “green jobs“
I “green jobs“, o “lavori verdi”, sono tutti quegli impieghi che vengono svolti per la tutela dell’ambiente. A dare una definizione precisa dell’espressione è Unioncamere, cioè l’insieme delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura:
Si tratta di impieghi che mirano a salvaguardare la Terra e il suo benessere, cercando di sostenere lo sviluppo umano senza però impattare in modo negativo sull’ambiente circostante.
A svolgere un “green job” non sono solo coloro che si occupano di energie rinnovabili ed economia circolare, ma anche professioni nascenti come:
- l’energy manager, che analizza e ottimizza l’utilizzo dell’energia nelle aziende o negli enti pubblici
- il manager della sostenibilità, il quale modifica i processi aziendali, in modo che abbiano un minore impatto sull’ambiente
- lo specialista in contabilità verde, che aiuta cittadini e imprese ad afferrare le opportunità relative a incentivi fiscali o finanziamenti legati alla sostenibilità, come può essere la ristrutturazione della casa
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La stima del World Economic Forum
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Secondo gli studi a riguardo, se la transizione energetica e la lotta ai cambiamenti climatici verranno gestiti adeguatamente, entro il 2023 saranno disponibili 78 milioni di posti di lavoro nuovi, in tutto il mondo. I dati sono stati riportati dal Future of Green Jobs 2025 e pubblicati sul World Economic Forum.
La stima si ha avuto dopo aver intervistato più di mille datori di lavoro di 22 industrie differenti, dislocate in 55 Paesi diversi. Rispetto a quanto riportato, dunque, entro la fine del decennio verranno firmati 170 milioni di nuovi contratti di lavoro per i “green jobs“, mentre ne saranno annullati 92 milioni.
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I “green jobs” più richiesti
Il report del World Economic Forum contiene anche una lista di quelli che sono i 15 profili professionali maggiormente in crescita, molti dei quali appartenenti proprio ai “green jobs“. Alcuni di questi sono gli ingegneri ambientali, quelli delle energie rinnovabili, gli specialisti della sostenibilità, quelli di veicoli elettrici e a guida autonoma, gli operai per la transizione energetica.
Il problema che potrebbe sorgere dall’aumento delle professioni sostenibili è relativo alla mancata corrispondenza tra domanda e offerta. Per poter occupare tutti i posti di lavoro, in futuro, saranno necessari una formazione adeguata e un programma di aggiornamento per chi lavora in settori a rischio chiusura. Nel report del World Economic Forum si legge, a tal proposito: “Se la forza lavoro mondiale fosse composta da 100 persone, 59 di queste avrebbero bisogno di corsi di aggiornamento o riqualificazione professionale“.
I “green jobs” in Italia
Per quanto riguarda il contesto italiano, il rapporto GreenItaly 2024 ha dimostrato che nella Penisola sono quasi 3,2 milioni i “green jobs“, ossia circa il 13,4% del totale degli occupati. Si tratta, in ogni caso, di un dato in continua crescita, siccome più di un contratto su tre attivato nel 2023 riguarda un lavoro legato alla green economy. La regione maggiormente attenta alla sostenibilità è la Lombardia, che ricopre da sola più di un quinto, cioè il 21,4%, dei “lavori verdi” presenti in tutta Italia.
Restringendo il campo alle province e città metropolitane, Milano si trova in cima, con 203.550 “green jobs” attivati nel 2023, ossia il 10,6% del totale nazionale. A livello generale, un quarto dei posti di lavoro sostenibili è collocato a Milano, Roma, Napoli e Torino. Infine, Lombardia ed Emilia-Romagna hanno una maggiore incidenza dei “green jobs” sul totale degli occupati, con una percentuale del 15%, mentre la Sardegna registra i dati più bassi, con il 10%.
Il divario tra domanda e offerta
A essere sottolineata nel report del Wrld Economic Forum è la necessità di colmare il divario che c’è attualmente tra domanda e offerta, circa le competenze richieste dalle aziende rispetto a un lavoro sostenibile. A essere d’aiuto sono, sicuramente, delle iniziative dell’Unione Europea, come l’istituzione del Fondo sociale europeo, che prevede il finanziamento di alcuni corsi di formazione per coloro che cercano un impiego nel settore della transizione verde.
Il Meccanismo per la transizione giusta, inoltre, si concentra su programmi di riqualificazione professionale, per chi lavora in industrie che stanno scomparendo, come per esempio la filiera del carbone. Allo stesso tempo, sono anche le aziende a formare i propri dipendenti rispetto a ciò che sarà utile in futuro. La Federazione Filiera Legno, per esempio, ha siglato un accordo con Banco Bpm per offrire dottorati industriali agli studenti di tutte le università. In questo modo, potranno essere formati sempre più lavoratori specializzati in bioedilizia o logistica sostenibile.