Moda sostenibile, è una delle tematiche più affrontate negli ultimi anni nel discorso sull’inquinamento. L’industria tessile e il mercato della moda rappresentano uno dei fattori più inquinanti a livello ambientale e non solo. L’essere sostenibile per il mercato della moda non riguarda solo la riduzione dell’inquinamento in fase di produzione, ma si tratta anche di sostenibilità a livello sociale.
Quello della moda, è uno dei settori in cui lo sfruttamento, soprattutto minorile, è più praticato. Basti pensare alle polemiche che hanno coinvolto la piattaforma di acquisto online Shein, accusata di sfruttare i propri dipendenti facendoli lavorare in condizioni disumane con turni di oltre 12 ore e salari bassissimi.
Lo sfruttamento, messo in atto anche da grandi multinazionali, avviene soprattutto in paesi come Bangladesh, India, Vietnam, e Cambogia, dove c’è un basso reddito e le condizioni socio-politiche sono instabili.
Ad aver incrementato lo sfruttamento del lavoro e delle risorse ambientali ha sicuramente contribuito l’affermarsi di nuovo modelli di business quali fast-fashion e ultra fast-fashion. Il modello si basa su una produzione rapida e incessante, con capi venduti a costi bassissimi. I brand rinnovano in continuazione le loro collezioni e per mantenere alto il numero di prodotti e venduti e bassi i costi, spesso ricorrono a pratiche illegali di sfruttamento del personale. Una produzione così rapida si traduce non di rado in una riduzione della qualità delle materie utilizzate.
L’industria del fast fashion riproduce quel rapporto distruttivo, ma incessante, che lega amore e morte, lo stesso che ha descritto Giacomo Leopardi nel Dialogo della Moda e della Morte, contenuto nelle Operette morali. Moda e morte sarebbero sorelle, nate dalla stessa madre, in grado di far dimenticare il passato e di rinnovare il mondo. Nel testo la moda dice alla morte:
Dico che la nostra natura e usanza comune è di rinnovare continuamente il mondo.
Rinnovare continuamente e incessantemente, ma a quale prezzo? Se da una parte si assiste ad un modello di business sempre meno sostenibile, dall’altra la sensibilizzazione dei consumatori sul tema ha portato alcune aziende a rinnovarsi e adottare politiche più sostenibili.
Per avere aziende sempre più sostenibili è necessario informarsi sul tipo di politica che queste attuano, i materiali selezionati e i regolamenti attuati nei confronti del trattamento dei dipendenti.
Il problema dell’inquinamento connesso all’industria tessile non riguarda solamente la fase di produzione, ma anche di riciclo, infatti, secondo i dati riportati dal Parlamento europeo sono l’1% dei capi di abbigliamento viene riciclato.
Oltre ad un aumento esponenziale delle tonnellate di fibre tessili negli ultimi 20 anni, il mancato riciclo di questo causa uno dei maggiori fattori di inquinamento dei mari. Gli effetti riguardano anche la salute degli esseri umani: le microfibre di plastica o poliestere contenute nei capi di abbigliamento, vengono ingerite dalla fauna marina che mangiamo anche noi.
I prodotti sintetici sono altamente inquinanti e il loro lavaggio causa un accumulo di oltre mezzo milione di tonnellate di microplastica sul fondale marino e oceanico. Consapevole dei numerosi danni che l’industria del fast-fashion sta causando, l’Unione Europea sta mettendo in atto nuove pratiche per far si che entro il 2050 anche l’industria tessile entri in un circuito di economia circolare.
Tra le soluzioni proposte, si pensa anche alla creazione di un passaporto digitale per i prodotti. Ma prima che queste soluzioni vengano messe in atto, quali sono i passi per essere un consumatore sostenibile?
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Marche di moda sostenibile
Un primo passo per sostenere la diffusione di una moda sostenibile è l’informazione. Sapere quali sono le aziende che attuano una politica green e quali invece fanno greenwashing. Nell’ambito dei grandi brand di lusso, le grandi aziende si sono rese conto dell’importanza della sostenibilità e hanno attuato, almeno in parte, una politica di riduzione dell’inquinamento e a favore di un miglior trattamento dei dipendenti.
Tra queste, si sono distinte in particolare:
- Gucci: da sempre uno dei brand di lusso più venduti e di maggior successo. Gucci è stata una delle prime aziende a lanciare un programma di moda sostenibile. Nel 2018 avvia Gucci Equilibrum, un progetto punta al raggiungimento della carbon neutrality, per ridurre le emissioni di CO2. Oltre alla carbon neutrality, gli obiettivi dell’iniziativa sono quelli di selezionare materiali eco-friendly, ridurre l’utilizzo di pelle animale e promuovere un progetto Scrap-less per limitare gli sprechi in fase di produzione
- Burberry: anche questa azienda ha iniziato ad occuparsi di moda sostenibile. Il progetto messo in atto per promuovere un’industria della moda sostenibile si chiama ReBurberry. L’azienda di impegna ad utilizzare materiali riciclati o che si possono riciclare facilmente come il nylon rigenerato e il cotone organico. Nel 2022 Burberry ha raggiunto la neutralità climatica. Burberry si è anche impegnata a riflettere il suo concetto di moda sostenibile a tutta la filiera scegliendo materiali riciclabili anche negli imballaggi
- Hermes: la moda sostenibile è da sempre uno degli obiettivi principale del marchio. Sul sito dell’azienda si parla di sostenibilità dell’oggetto, dell’impiego, del radicamento territoriale, delle partnership e delle risorse naturali. Come dichiarato dall’azienda stessa: “Nel 2023, i laboratori di riparazione hanno ridato vita a più di 200.000 articoli Hermès”. Si parla di moda sostenibile a 360° e impegno a ridurre l’impatto dell’azienda in ogni step non solo durante ma anche post-produzione
Stile e sostenibilità
L’impegno che le grandi aziende di lusso stanno mettendo in atto a favore di un’industria della moda sostenibile rappresenta la dimostrazione che si può essere sostenibili mantenendo il proprio stile. La sostenibilità non è più solo una possibilità, ma un imperativo.
I brand di lusso stanno dimostrando che è possibile creare capi eleganti e raffinati nel rispetto del pianeta. Le strategie per fondere stile e sostenibilità sono diverse.
Un primo fattore riguarda i materiali scelti: spesso scegliere materiali sostenibili non solo rappresenta una scelta a favore della tutela dell’ambiente, ma anche una garanzia di qualità e durevolezza.
La scelta di capi classici e semplici permette di essere sempre alla moda senza rinnovare il proprio guardaroba in continuazione. Per evitare di comprare continuamente nuovi capi è necessario avere cura dei vestiti già acquistati lavandoli con detersivi biologici e lasciandoli asciugare all’aria.
Per ridurre il nostro impatto sull’ambiente e favorire lo sviluppo di una moda sostenibile è necessario verificare che i nostri capi siano riciclabili. Per questo è necessario controllare se i capi sono certificati. Le certificazioni più importanti sono la GOTS e OEKO-TEX. Inoltre, grazie alle nuove iniziative di retail, promosse soprattutto da alcune applicazioni come Vinted, è possibile vendere e acquistare capi di seconda mano in maniera semplice.
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