L’intelligenza artificiale, una delle tecnologie più affascinanti e rivoluzionarie del nostro tempo, fonda il suo funzionamento e la sua essenza sulle reti neurali.
Sebbene il termine possa sembrare complesso, riservato agli esperti di informatica o medicina, la realtà è che il loro funzionamento può essere spiegato in modo semplice.
Le reti neurali sono modelli matematici progettati per imitare il funzionamento del cervello umano. Si tratta di un sistema in grado di apprendere dai dati, riconoscere schemi e prendere decisioni, proprio come facciamo noi. Ma come riescono a fare tutto questo?
Cos’è una rete neurale artificiale?
Per capire le reti neurali artificiali, partiamo da un paragone con il nostro cervello. Il cervello umano è composto da miliardi di neuroni che comunicano tra loro tramite impulsi elettrici. Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, come suonare uno strumento o riconoscere un volto familiare, i nostri neuroni creano e rafforzano connessioni specifiche.
Le reti neurali artificiali cercano di replicare questo processo in modo semplificato. Immagina una rete fatta di punti connessi tra loro da linee: i punti rappresentano i neuroni artificiali, e le linee sono i collegamenti, che possiamo chiamare “pesi” (traduzione dell’inglese weight). Quando forniamo un input (come un’immagine o un suono), questo attraversa la rete, passando attraverso i neuroni e i collegamenti. Ogni collegamento ha un valore numerico (il “peso”) che influenza come l’informazione viene elaborata.
Per esempio, vogliamo insegnare a una rete neurale a distinguere tra un gatto e un cane. Inizialmente, la rete è “ignorante” e non sa nulla di animali. Fornendo una serie di immagini etichettate come “gatto” o “cane”, la rete inizia a individuare caratteristiche distintive: orecchie, forma del muso, colore del pelo. Attraverso un processo di tentativi ed errori, diventa sempre più brava a fare questa distinzione e a identificare in millesimi di secondo l’appartenenza dell’immagine a una o all’altra categoria.
Come funziona l’apprendimento?
L’apprendimento di una rete neurale si basa su un processo iterativo. Quando riceve un input, la rete elabora i dati e produce un output, che può essere corretto o sbagliato. Se l’output è sbagliato, la rete utilizza un meccanismo chiamato backpropagation per correggere i propri errori.
Riprendiamo l’esempio di prima, supponendo che la rete riceva l’immagine di un gatto, ma “pensi” erroneamente che sia un cane. Questo errore genera un segnale di correzione che si propaga all’indietro attraverso la rete, aggiornando i pesi dei collegamenti per ridurre l’errore la volta successiva. Con ogni ciclo, la rete migliora la sua capacità di distinguere tra un gatto e un cane.
È come imparare a giocare a freccette: all’inizio, salvo un talento naturale particolarmente spiccato, è facile mancare il bersaglio, ma con ogni lancio è possibile osservare come e di quanto si è sbagliato, aggiustando man mano la mira. Le reti neurali funzionano in modo simile: imparano dai propri errori e si perfezionano gradualmente.
I livelli della rete neurale
Le reti neurali sono composte da diversi livelli: di input, nascosti e di output.
- Livello di input: è il punto di ingresso dei dati grezzi. Se carichi un’immagine di un gatto, il livello di input scompone questa immagine in migliaia di numeri che rappresentano i pixel
- Livelli nascosti: qui avviene la vera “magia”. Ogni livello nascosto elabora le informazioni ricevute e passa i risultati al livello successivo. Il primo livello nascosto potrebbe riconoscere linee o bordi, il secondo combinare queste linee in forme come orecchie o occhi, e così via
- Livello di output: dopo aver attraversato tutti i livelli nascosti, la rete genera un output finale, come “gatto” o “cane”
Applicazioni pratiche delle reti neurali
Le reti neurali non sono solo una curiosità teorica: hanno trasformato il mondo in cui viviamo.
Una delle applicazioni più comuni è il riconoscimento delle immagini. Basti pensare alla funzione di riconoscimento facciale sui nostri smartphone: quando scattiamo una foto, il telefono analizza milioni di dati (come la distanza tra gli occhi o la forma della mascella) e li confronta con i dati registrati. Questo processo avviene grazie alle reti neurali, che imparano a identificare i volti in base a caratteristiche specifiche.
Allo stesso modo, le reti neurali vengono utilizzate in medicina per analizzare immagini come radiografie o TAC. Possono individuare tumori o anomalie con una precisione che spesso supera quella umana.
Un altro esempio tangibile è Google Translate. In passato, i sistemi di traduzione si basavano su regole grammaticali preimpostate, ma spesso producevano frasi rigide e imprecise. Le reti neurali, invece, analizzano milioni di esempi di testo in diverse lingue, apprendendo come le parole si combinano in contesti reali, consentendo traduzioni più naturali e fluide.
Ma anche Alexa, Siri e Google Assistant sono alimentati da reti neurali. Quando chiediamo che tempo farà domani a questi dispositivi, l’assistente virtuale converte la voce in testo, analizza la domanda e restituisce una risposta accurata, attraverso un’elaborazione complessa che avviene in pochi millisecondi.
Perché le reti neurali sono così potenti?
Il vero punto di forza delle reti neurali è la loro capacità di gestire enormi quantità di dati e di trovare schemi che sarebbero invisibili all’occhio umano. Ad esempio, un sistema bancario può utilizzare una rete neurale per rilevare frodi analizzando migliaia di transazioni al secondo e identificando comportamenti sospetti.
Un altro vantaggio è la capacità di generalizzare. Questo significa che una rete neurale può riconoscere un gatto anche se non ha mai visto quella specifica immagine prima, perché non impara semplicemente a memoria i dati, ma comprende i modelli sottostanti, li integra, li rielabora per restituire risposte adeguate.
I limiti delle reti neurali
Nonostante il loro potenziale, le reti neurali hanno anche dei limiti. Uno dei problemi principali è la necessità di enormi quantità di dati per addestrarsi. Senza dati sufficienti, o con dati all’origine sbagliati, la rete rischia di non funzionare correttamente o di fare previsioni imprecise.
Il processo di addestramento, poi, richiede molta potenza di calcolo ed energia, diventando di fatto un ostacolo soprattutto per applicazioni su larga scala. Infine, le reti neurali sono spesso considerate una “scatola nera”: anche i loro creatori possono avere difficoltà a capire esattamente come prendano certe decisioni.
Non a caso anche le reti neurali naturali sono ancora considerate “black box”, scatole chiuse: non sappiamo perché funzionano, ma conosciamo il come.
Il futuro delle reti neurali
Gli scienziati stanno lavorando per creare modelli più efficienti, in grado di imparare con meno dati e di consumare meno energia. Le reti neurali saranno poi impiegate per problemi di grande respiro, come la previsione dei cambiamenti climatici o la ricerca di nuovi farmaci, cosa che porterà alla trasformazione di numerosi settori, come l’educazione, i trasporti e la finanza.
Tra le innovazioni più promettenti c’è lo sviluppo delle reti neurali spiegabili (XAI), che permetteranno di comprendere meglio il processo decisionale dell’AI. Questo sarà fondamentale in ambiti critici come la sanità o la giustizia, dove le decisioni sbagliate possono avere gravi conseguenze.
Leggi anche: Intelligenza Artificiale e Machine Learning: come funzionano