Che cos’è il barberismo, neologismo introdotto dalla Treccani?

Treccani introduce un nuovo neologismo: cosa significa davvero il termine 'barberismo'?

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Nel libro dell’anno 2024 Treccani ha introdotto un neologismo, barberismo. Questo termine si riferisce al Prof. Alessandro Barbero, ora in pensione, che infiamma il mondo dei social grazie alle sue lezioni di Storia, in particolare con focus sul Medioevo.

Grazie al suo stile divulgativo, Barbero ha dato vita a una vera e propria comunità di seguaci, raggiungendo con ogni video milioni e milioni di visualizzazioni, innescando così, nel mondo del web, una rivoluzione culturale.

Il significato di barberismo

Treccani spiega cosa significa il lemma barberismo: “L’appassionato apprezzamento da parte di migliaia di persone per le conferenze o lezioni tenute dallo storico e scrittore Alessandro Barbero nell’àmbito di vari contesti e format (in presenza, all’interno di programmi televisivi, tramite il canale YouTube, come podcast, come video registrati e rilanciati dai fan nei social network)”.

Treccani riprende questo termine da un articolo scritto da Andrea Minuz, Professore di Storia del Cinema e Teoria e Analisi della Sceneggiatura presso l’Università La Sapienza, pubblicato su “Il Foglio” il 20 maggio 2024 dal titolo Tutti pazzi per Alessandro Barbero. Il talento del luogo comune, secondo cui:

Il barberismo nasce col passaparola, rimbalzandosi tra gruppi WhatsApp e pagine Facebook, video di lezioni e conferenze tenute in giro per l’Italia.

Video registrati dai fan, quindi bassa qualità, inquadratura fissa rubacchiata col cellulare, audio così-così.

Una low-definition che restituiva il fascino di una comunità catacombale per pochi adepti.

Nel frattempo, diventavano milioni di visualizzazioni.

Però poche settimane fa, a una lezione-conferenza sul delitto Matteotti era vietato riprendere Barbero col telefonino.

Al Teatro Sociale di Rovigo c’era una troupe, regista, telecamere, tutto (costo del biglietto: 42 euro).

Forse è il momento di un film, una docufiction, una serie.

Chissà.

Il barberismo secondo Andrea Minuz

Il neologismo barberismo, quindi, è un termine collegato alla popolarità e al successo virali di Alessandro Barbero, il cui modo di proporre la sua visione e raccontare la Storia affascina anche chi non è avvezzo agli argomenti o li ha sempre trovati noiosi.

Nell’articolo pubblicato su “Il Foglio” e scritto da Andrea Minuz, come citato poco sopra, viene analizzato a fondo il successo del Prof. più social d’Italia, a cui sono dedicate vari gruppi Facebook, come ad esempio Alessandro Barbero noi ti siamo vassalli e ogni evento o firmacopie è sempre sold-out. Ecco le parole di Minuz per delineare a fondo il fenomeno del barberismo:

Barbero è bravo.

Bravo come storico del Medioevo, bravo come divulgatore.

Barbero diverte, intrattiene, incanta platee diversissime su e giù per la penisola, da Floris al Petruzzelli, da Sarzana al San Carlo, dal Salone di Torino al Leoncavallo.

Barbero è un format (“In viaggio con Barbero”), Barbero è un podcast (“Chiedilo a Barbero”), Barbero è un canale YouTube (“La storia siamo noi”) […]

 Il “barberismo” non è un fatto di libri, ma di video.

È presenza scenica, performance, equilibrismi, giocolerie da palcoscenico. […]

Barbero non spiega, ma rivive, interpreta, va in trance.

È letteralmente posseduto dal passato.

E poi un senso dello show ma senza strafare, il corpo che si agita, un po’ di storytelling ma ben dosato, senza effetti speciali, stregonerie, video, power-point, ma con piglio professorale, austero, sabaudo.

Leggi anche: Perché Alessandro Barbero piace sempre di più ai giovani?

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Ilaria De Santis
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Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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