L’amica geniale, Lila e Lenù sono un simbolo della lotta contro la violenza di genere?

Torna L'amica geniale in TV: come viene affrontata sia nelle opere letterarie sia nella serie TV il tema della violenza dalle due protagoniste Elena e Lenù?

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Torna in TV L’amica geniale 4, l’amatissima serie tratta dai libri di Elena Ferrante che ci riporta nelle vita di Lila e Lenù, ormai adulte. Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne sia le opere sia le corrispettive trasposizioni sul piccolo schermo ci fanno riflettere sulla violenza di genere affrontata nel mondo della letteratura e non solo.

La quadrilogia de L’amica geniale, infatti, è estremamente attuale e, attraverso la lente di ingrandimento e le due protagoniste, affronta il tema degli abusi e soprusi, da un punto di vista anche storico e culturale. Sia Lila sia Lenù subiscono violenze sia fisiche, sia morali, sia psicologiche. E il contesto sociale in cui vivono amplifica questo senso di oppressione.

Entrambe, però, si dimostrano sempre tenaci dinnanzi al loro destino: Lila lotta con ogni mezzo per emanciparsi, nonostante le si neghi il diritto allo studio, Lenù, invece, cerca un’evasione e una via di fuga nel mondo della letteratura e in un matrimonio apparentemente felice.

Elena Ferrante, quindi, sottolinea ancora una volta quanto siano radicate le radici della violenza, in un sistema che opprime le donne, e che a loro volta, stanche di vivere dietro l’ombra dell’essere vittime, danno vita a una rivoluzione radicale, rivendicano il diritto di esistere.

Leggi anche: L’amica geniale 4, come è andato il debutto di una delle serie più amate con le nuove Lila e Lenù?

Le anticipazioni de L’amica geniale 4

Lenù, dopo essersi lasciata alle spalle il matrimonio con Pietro Airota e la fugace storia d’amore con Nino Sarratore, decide di mollare tutto e trasferirsi di nuovo a Napoli, dove ritrova la sua amica d’infanzia Lila, che ha sempre vissuto nel Rione.

Se la prima è diventata una scrittrice affermata, la seconda è ormai un’imprenditrice nel mondo dell’informatica e lotta ancora contro i potenti Solara. E ora è tempo di festeggiare: Lenù è di nuovo mamma e molti parenti e amici vanno a trovarla, ma, sul più bello, sua mamma Immacolata si sente male.

Di comune accordo, Lila e Nino Sarratore si offrono di accompagnarla in ospedale e se Lenù si mostra grata per il loro gesto, dall’altro lato muore dentro di sé di gelosia, e teme che l’amica, con cui il figlio di Donato ha avuto una relazione in passato, possa avvicinarsi nuovamente a lui. Immacolata trascorrere la notte in ospedale, ma le sue condizioni sono molto critiche e viene trasferita in una clinica privata.

Così si conclude il quinto episodio de L’amica geniale 4, mentre il sesto inizia con la nascita della bambina di Lila, che si chiamerà Tina. Questo momento di gioia, però, viene interrotto dall’aggravamento delle condizioni di salute di Immacolata, e, per la donna, non ci sarà poi più nulla da fare.

Lenù è devastata dalla perdita di sua madre, ma trova, proprio nel momento di lutto, la forza per andare avanti e decide di dedicarsi al nuovo romanzo: sarà pronto entro l’autunno del 1982.

L’amica geniale, la lotta di Lila contro la violenza di genere

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L’amica geniale affronta il tema della violenza e mette in mostra come quest’ultima venga reiterata e normalizzata nella società patriarcale. Le due protagoniste, fin da piccole scoprono il volto dei soprusi e condividono non solo momenti festevoli, ma anche quelli più dolorosi.

Lila, che si appresta a diventare ‘adulta’ con il matrimonio, subisce le violenze del marito Stefano Carracci, che la picchia quando non si sottomette al ruolo di moglie obbediente. Attraverso la figura del marito violento, Elena Ferrante mette in scena il ruolo subalterno cui la donna era costretta a sottostare, che sfocia, poi, nell’atto dello stupro durante la prima notte di nozze.

Inoltre, Stefano sembra quasi giustificare il suo comportamento, come se fosse la moglie ad averlo spinto a schiaffeggiarla, pronunciando la frase: Lo vedi cosa cosa mi fai fare?”. Lila deve accettare di buon grado di essere diventata sua moglie e deve concedersi a lui, come le brave donne devote fanno.

La giovane, però, non si adeguerà mai a questa linea di pensiero, allontanandosi da quell’amore violento che vuole solo controllarla. Inoltre, Lila subisce anche le prevaricazioni del padre, dei fratelli e di tutti gli uomini del Rione, i quali vogliono tenere a bada lei, il suo spirito libero e la lingua, sempre pronta ad affilare giudizi.

Lenù si affaccia alla vita adulta dopo la perdita dell’innocenza

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Anche la dolce Lenù viene privata della propria innocenza, essendo, per altro, ingannata da colui che pensava essere una figura di riferimento. La giovanissima, come abbiamo visto nelle scorse stagioni, trascorre un’estate a Ischia lontano dal Rione e si imbatte in Donato Sarratore, uomo colto e perbene, dai modi gentili, lontano dalla mascolinità tossica.

Si tratta di un uomo affermato nel lavoro, ha una bella famiglia, e sembra volerle dispensare dei consigli su come vivere la vita, essendo molto più grande di Lenù. Quest’ultima si avvicina a lui per poter avere qualche chance con suo figlio Nino, di cui è sempre stata segretamente innamorata.

Lenù, troppo concentrata a correre dietro l’amore della sua vita, non si accorge degli sguardi di Donato e del suo interesse per colei che è ancora una bambina e quell’amico si trasforma in mostro. Una sera le promette di fare una passeggiata, invece, sulla spiaggia la umilia, abusa di lei privandola dell’innocenza e la induce a credere di provare dei sentimenti per lui: “Ti voglio molto bene e so che anche tu me ne vuoi tantissimo”.

Lenù è immobile, una lacrima le solca il viso, e incarna quel sentimento di disagio che blocca le vittime di violenza, sterilizza il loro pensare e le ferma dal denunciare quell’atto violento e disonorevole.

Lila e Lenù non sono padrone del loro io, del loro corpo, del loro desiderio sessuale e pensano di essere ‘fatte male nel sesso’. Ma da qui deriva la loro autoaffermazione, la prima combatte da sempre il pensiero fallocentrico e l’idea che la donna esista solo in funzione dell’uomo, la seconda ha la forza di dire addio al marito e a un matrimonio in cui non crede, rialzandosi poi dopo la relazione tossica vissuta con Nino Sarratore.

Non c’è più spazio per i sogni, ma è tempo di affermarsi in un mondo dominato dagli uomini. Lila e Lenù non vogliono essere solo donne amate e possedute, ma sono donne che pensano e hanno il coraggio di combattere, scegliendo per sé il proprio destino. Fino alla fine.

Leggi anche: L’amica geniale, Nino Sarratore e quel tormento del femminile. L’intervista a Francesco Serpico

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