Lavoro, la nuova indagine dell’ISTAT, LIVELLI DI ISTRUZIONE E RITORNI OCCUPAZIONALI, rivela che il tasso di occupazione dei laureati è 11 punti percentuali più alto di quello dei diplomati (84,3% rispetto a 73,3%) tra i 25 e i 64 anni.
Inoltre, nella popolazione compresa in tale fascia di età il tasso occupazionale tra il 2022 e il 2023 è aumentato di circa un punto percentuale per qualsiasi titolo di studio.
Lavoro, cosa rivela l’ISTAT su laureati e diplomati?
L’ISTAT, nel nuovo report, ha sottolineato come “tra chi possiede un titolo terziario il tasso di occupazione raggiunge l’84,3%, valore superiore di 11 punti percentuali rispetto a quello di chi ha un titolo secondario superiore (73,3%) e di 30 punti percentuali rispetto a chi ha conseguito al più un titolo secondario inferiore (54,1%)”.
Inoltre, il tasso di disoccupazione dei laureati, che si attesta al 3,6%, è inferiore rispetto a quello dei diplomati, che si ferma al 6,2% e a quello di chi ha un basso titolo di studio, al 10,7%. L’ISTAT, perciò, ha confermato “l’evidente premio occupazionale dell’istruzione, in termini di aumento della quota di occupati al crescere del titolo di studio conseguito”.
Che cosa cambia per il lavoro part-time e a termine?
Attualmente, il 17,0% degli occupati nella fascia di età tra i 25 ed i 64 anni lavora part-time. Anche se tale modalità rappresenta uno strumento che consente di bilanciare l’equilibrio tra famiglia e lavoro, per quasi la metà delle donne occupate si tratta di part-time involontario (49,1%), per gli uomini tale dato si attesta al 70,5%.
Inoltre, l’ISTAT ha evidenziato che al crescere del livello del titolo di studio la quota del lavoro part-time diminuisce: “Tra le occupate part-time con basso titolo di studio raggiunge ben il 59,3%, tra le laureate scende, pur restando decisamente elevata, al 42,6% (negli uomini si attesta rispettivamente al 77,0% e al 55,8%)”.
Per quanto concerne il lavoro a tempo determinato, tra i dipendenti 25-64enni “coloro che hanno un contratto a termine sono il 13,6%, quota che tra i 25-34enni raggiunge il 23,8% se uomini e il 29,6% se donne”. Il numero dei dipendenti a termine si riduce “nel passaggio da chi ha un titolo secondario inferiore a chi ha un titolo secondario superiore”.
Diminuisce il numero dei NEET
Secondo gli ultimi dati, diminuisce anche il numero dei NEET, Neither in Employment nor in Education and Training, giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non si trovano più all’interno di un percorso scolastico e non si sono inseriti nel mondo del lavoro.
Ecco cosa è accaduto in Italia nel corso del 2023: “In Italia, la quota di NEET sul totale dei 15-29enni, stimata al 16,1% per il 2023, registra un ulteriore importante calo (-2,9 punti percentuali rispetto al 2022) e si attesta su un valore inferiore a quello del 2007 (18,8%)”.
L’ISTAT riporta un’altra importante novità: “Il forte aumento determinato dalla crisi economica mondiale del 2008 e dalla conseguente crisi occupazionale (la quota aveva raggiunto il 26,2% nel 2014, con un incremento decisamente maggiore di quello medio europeo) è stato dunque completamente riassorbito”.
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