Dopo la nascita di un bambino anche le mamme necessitano di cure e assistenze e non devono mai essere lasciati sole, specialmente per chi lo diventa per la prima volta. Per non trascurare né la salute né il loro benessere già durante la pandemia è nato il progetto ADOC, Assistenza Domiciliare Ostetrica che offre supporto a chi ne ha bisogno.
Sorto nel 2020 nel reparto di Ostetricia e Ginecologia del presidio ospedaliero di Moncalieri, sotto la guida di Andrea Scoletta, il servizio è stato integrato anche presso l’ASL di Torino 5.
Un team pluridisciplinare fornisce da cinque anni a oggi validi aiuti sia per visite a domicilio sia per consulenze telefoniche e finora sono già state assistite 2192 mamme.
E ancora, il 98% delle famiglie ― che ha compilato un questionario di gradimento in merito all’ADOC nel corso di 18 mesi ― ha mostrato pieno entusiasmo per tutti gli aiuti ricevuti. Ma l’obiettivo è ancor più sfidante: la regione Piemonte vuole estendere il modello dell’ADOC su tutto il territorio.
La mission dell’ADOC per supportare le neomamme
Le ostetriche a domicilio offrono un modello di assistenza su misura, specialmente se, in fase di dimissione dall’ospedale delle mamme e dei neonati vengono evidenziate condizioni di allerta clinica e psico-sociale.
La dirigente della SC Direzione delle Professioni Sanitarie e referente dell’Area Ospedaliera e del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze, Gerardina Tartaglia, ha evidenziato a “TorinoOggi” quali sono gli obiettivi precisi dell’ADOC:
Il progetto, sviluppatosi in epoca pandemica e proseguito in forma strutturale successivamente, ha consentito di offrire alla diade madre / neonato, e al sistema famiglia nel suo insieme, un modello assistenziale che promuove e tutela il bonding della diade stessa nell’ambito intimo della propria abitazione, garantendo sicurezza e continuità delle cure attraverso le visite domiciliari del team ostetrico, riducendo così anche gli accessi impropri ospedalieri.
L’approccio domiciliare per il benessere delle famiglie
L’ostetrica che ha aderito all’iniziativa ADOC, Ada Vocale, ha spiegato a “TorinoOggi” la funzionalità ed esclusività dell’approccio domiciliare:
A domicilio, a differenza di quanto sia possibile fare durante la degenza ospedaliera, possiamo dedicare un tempo esclusivo, continuativo e piuttosto lungo, favorendo l’espressione dei bisogni e la rilevazione precoce di eventuali fattori di rischio.
La relazione di cura con le famiglie è più intensa perché, accogliendoci a casa loro, si mostrano nella routine quotidiana con le loro emozioni, le fragilità, le paure e i dubbi permettendoci di offrire un supporto personalizzato.
L’alternanza ospedale / territorio è motivante anche per le professioniste, perché comporta mettersi in gioco […] e approfondire le conoscenze per l’acquisizione di nuove competenze.
Questo richiede un impegno notevole e un continuo aggiornamento, ma i riscontri positivi e le relazioni instaurate con molte famiglie lo ripagano ampiamente.
Il modello ADOC funziona: il racconto di mamma Sara
Dal momento che l’assistenza viene svolta a domicilio, tale approccio consente alle ostetriche di individuare delle situazioni e sentimenti che in una struttura ospedaliera spesso non emergono. Ecco il racconto di mamma Sara, che a “TorinoOggi” ha rivelato quanto è stato prezioso l’aiuto dell’ADOC per la sua famiglia:
Pochi giorni dopo le dimissioni dall’ospedale, le ostetriche sono venute a trovarci a casa, hanno fatto un’accurata visita dei miei figli, hanno valutato come procedeva l’allattamento e mi hanno supportata e rassicurata quando ne avevo bisogno.
Sono state presenti e puntuali sia negli incontri, sia nelle richieste che facevo via mail e via telefono fino a quando, insieme, non abbiamo valutato che sia io sia i miei bambini fossimo pronti a continuare da soli.
Mi hanno permesso di vivere un momento delicato in assoluta serenità.
Dall’emergenza Covid-19 a oggi, l’ADOC promuove un paradigma di assistenza che non mette al centro solo le mamme, ma intere famiglie, i quali, dopo la nascita del proprio figlio possono godersi il momento più bello della vita senza ansie e preoccupazioni.
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