L’Ecstatic Dance, nonostante sembri un qualcosa di moderno, ha origini antichissime. È una danza che fa sentire vivi e provoca un intenso stato di piacere e abbandono a sé stessi. Non bisogna seguire dei passi precisi, ma lasciarsi travolgere dal ritmo della musica e del respiro.
Come scritto su “Vanity Fair”, possiamo considerarla “una pratica olistica a trecentosessanta gradi, che stimola l’ormone della felicità”. L’obiettivo è quello di raggiungere l’estasi e di allineare spirito, mente e corpo danzando. Vediamo insieme di cosa si tratta, qual è la musica utilizzata e se esistono delle regole per raggiungere il tanto ambito benessere.
Le origini dell’Ecstatic Dance
Come racconta a “Vanity Fair” Meg Vibes, insegnante di yoga e co-founder di House of Mantra, il concept di eventi nato a Milano da un’idea condivisa con Giardino dei Visionari:
Ékstasis (ἔκστασις) in greco significa “uscire da sé”: espandere i confini dell’io.
In passato, nei rituali dell’antica Grecia, le baccanti che veneravano Dioniso si ritrovavano nelle foreste per fare dei rituali di cui la danza era parte essenziale.
Attraverso questa pratica, si offrivano la possibilità di connettersi al divino uscendo fuori da sé stesse.
È chiaro che adesso la utilizziamo in modo rivisitato e contemporaneo, ma la danza è sempre stata uno strumento per spegnere l’emisfero razionale e connettersi col sistema limbico ed emozionale: ecco perché è possibile dire che si accede a un altro stato di coscienza.
Nell’Antica Grecia, esistevano anche le controparti maschili delle baccanti: i Coribanti, guerrieri danzanti raffigurati con elmi piumati e noti per i loro riti frenetici in onore della dea Cibele, proveniente dalla Frigia. Nati dall’unione tra la musa Talia e Apollo, si esibivano in danze tempestose accompagnate da suoni percussivi.
Altri gruppi estatici greci erano i Dattili dell’Ida, antichi esseri con poteri magici, o i Cureti Cretesi, giovani spiriti incaricati di proteggere il piccolo Zeus attraverso rituali danzanti e battiti ritmati.
Nella cultura greca, l’estasi era vista come una condizione in cui l’essere umano si distaccava contemporaneamente dal funzionamento ordinario del corpo e della mente, per entrare in comunione con una realtà spirituale più alta.
D’altronde è la stessa cosa che si vuole ottenere oggi partecipando a una danza estatica: essere liberi. Liberi di muoversi, di non pensare, di lasciarsi andare, di allontanarsi della routine e vivere, per alcune ore, in una dimensione lontana, creata dalla nostra mente, in cui possiamo raggiungere l’ Io più nascosto ed entrare in contatto con le più profonde pulsioni.
Quali sono i benefici?

Uno dei principali benefici di questo tipo di danza, come preannuncia il nome stesso, è il raggiungimento dell’estasi. Questo stato psichico è soggettivo e coinvolge completamente i sensi del danzatore. Secondo l’etnologa Maria Gabriela Wosien, esistono quattro gradi di estasi che possono essere sperimentati durante l’Ecstatic Dance:
- L’avvertimento che qualcosa di bello sta per arrivare
- Il sussurro dell’ispirazione
- la profezia
- il dono
Chi partecipa alla danza non segue schemi prestabiliti né movimenti codificati, ma si lascia guidare dall’istinto, dando voce alla parte più autentica e spontanea di sé. Si crea così un legame energetico sia con le proprie emozioni che con le persone che condividono lo stesso momento.
Il risultato è una sensazione di euforia e di inspiegabile felicità. Come spiega, sempre a “Vanity Fair”, Meg Vibes:
Danzare stimola il nostro sistema nervoso, gli ormoni legati al piacere e i livelli di cortisolo.
In più, il movimento libero stimola le memorie implicite, cose che magari non ricordiamo, attivando così un rilascio delle emozioni stagnanti che, nella quotidianità della vita, non riusciamo più a darci il permesso di sentire.
È per questo che, in alcuni casi, viene vissuta anche come una forma di meditazione per allontanare lo stress della vita di tutti i giorni e raggiungere pace e tranquillità.
Qual è la musica usata per l’Ecstatic Dance?
La selezione musicale nell’Ecstatic Dance riveste un ruolo fondamentale: il ritmo e le sonorità devono accompagnare il danzatore in un percorso che favorisca un progressivo abbandono delle inibizioni.
La musica, infatti, non ha solo una funzione estetica, ma diventa veicolo di trasformazione interiore, aiutando a sciogliere sin dai primi istanti ogni forma di pudore, vergogna o senso di inadeguatezza, fino a facilitare un contatto più profondo con la propria dimensione spirituale. Una visione condivisa anche da Meg Vibes che afferma:
Quando guido una sessione, che inizia sempre con una piccola meditazione, usiamo musiche di diverse culture.
È un modo per onorare l’eco dell’antichità e per non fare troppa appropriazione culturale di qualcosa che non abbiamo inventato noi, ma che esisteva già.
Mi piace fondere musiche africane della Tribal House, musiche indiane, mantra ballati: un richiamo a ciò che la danza estatica è stata un tempo.
L’Ecstatic Dance invita ad abbandonare qualsiasi automatismo di movimento.
È un ritorno primordiale al proprio corpo.
Esistono delle regole
Durante una sessione di Ecstatic Dance è fondamentale, come prima cosa, il rispetto di sé stessi e dell’altro.
La pratica inizia in cerchio, simbolo di connessione e uguaglianza tra tutti i partecipanti. In questo momento, è bene rimanere concentrati su sé stessi e, se si decide di interagire con gli altri, lo si deve fare rispettandone lo spazio vitale. Esistono dei segnali fisici che permettono di comunicare il desiderio di restare soli, evitando qualsiasi invasione.
Il silenzio è un elemento centrale: non si parla, per permettere al corpo di esprimersi liberamente, senza interferenze verbali.
Al termine della danza, si ricompone il cerchio e, dopo aver praticato una breve meditazione con suoni rilassanti come quelli delle campane tibetane, ciascun danzatore può condividere le proprie emozioni e riflessioni sull’esperienza vissuta.
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