Sin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha dimostrato una profonda e sincera sensibilità verso i bambini, riconoscendoli come il cuore pulsante dell’umanità e il futuro della società.
Con gesti semplici ma carichi di significato, il Santo Padre ha saputo avvicinarsi ai più giovani, senza distinzione di età o provenienza, ponendo particolare attenzione a coloro che vivono in situazioni di disagio, povertà ed emarginazione.
Ripercorriamo insieme alcune delle testimonianze più toccanti di questo impegno, che hanno reso Papa Francesco una guida spirituale e affidabile per milioni di bambini in tutto il mondo.
I momenti significativi
Le circostanze in cui Papa Francesco si è dimostrato vicino ai bambini e alle varie problematiche riguardanti il mondo infantile sono state numerose.
In diverse omelie, ha predicato l’importanza di tutelare qualsiasi minore, soprattutto quelli che vivono in condizioni di povertà e marginalità estreme.
Gli adulti sono stati chiamati a essere dei punti di riferimento e a insegnare ai più piccoli i valori dell’umiltà, dell’amore, della pace e della fede.
Uno dei momenti più toccanti di questi anni è stato l’abbraccio di Papa Francesco a un bambino gravemente malato durante un’Udienza Generale in Piazza San Pietro nel 2013. Il piccolo, visibilmente provato dalla malattia, è stato accolto con grande affetto e umanità dal Pontefice, che lo ha tenuto vicino a sé per tutta la durata dell’incontro.
Questa stessa attenzione si è concretizzata anche nel 2016 quando, nel periodo del Giubileo Straordinario della Misericordia, il Papa si è recato a “sorpresa” nel reparto pediatrico oncologico del Policlinico Gemelli di Roma. Lontano dai riflettori, il Pontefice ha portato doni, incontrato le famiglie, pregato con loro e ascoltato le storie dei piccoli pazienti, lasciando un segno indelebile.
Perfino nei confronti dei bambini migranti, ha sempre espresso la propria presenza e vicinanza. In occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 15 gennaio del 2017, nel suo discorso ha affermato:
Mi sta a cuore richiamare l’attenzione sulla realtà dei migranti minorenni, specialmente quelli soli, sollecitando tutti a prendersi cura dei fanciulli che sono tre volte indifesi perché minori, perché stranieri e perché inermi, quando, per varie ragioni, sono forzati a vivere lontani dalla loro terra d’origine e separati dagli affetti familiari.
Le migrazioni, oggi, non sono un fenomeno limitato ad alcune aree del pianeta, ma toccano tutti i continenti e vanno sempre più assumendo le dimensioni di una drammatica questione mondiale.
Non si tratta solo di persone in cerca di un lavoro dignitoso o di migliori condizioni di vita, ma anche di uomini e donne, anziani e bambini che sono costretti ad abbandonare le loro case con la speranza di salvarsi e di trovare altrove pace e sicurezza.
Sono in primo luogo i minori a pagare i costi gravosi dell’emigrazione, provocata quasi sempre dalla violenza, dalla miseria e dalle condizioni ambientali, fattori ai quali si associa anche la globalizzazione nei suoi aspetti negativi.
La corsa sfrenata verso guadagni rapidi e facili comporta anche lo sviluppo di aberranti piaghe come il traffico di bambini, lo sfruttamento e l’abuso di minori e, in generale, la privazione dei diritti inerenti alla fanciullezza sanciti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia.
Anche nel suo storico viaggio a Lampedusa nel 2013, il primo del suo pontificato, Bergoglio ha denunciato l’indifferenza globale verso la sofferenza e il terrore vissuti dai migranti, lanciando un grido rimasto nella memoria:
Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo?
chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle?
Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca?
Per le giovani mamme che portavano i loro bambini?
Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie?
Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del ‘patire con’: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere.
Inoltre, il suo profondo conforto ha accompagnato il duro periodo della pandemia da Covid-19, quando, attraverso una lettera, ha voluto parlare direttamente ai bambini ringraziandoli per la loro pazienza, spronandoli a mantenere viva la speranza e chiamandoli “seminatori di pace e gioia, anche da casa“.
Gli eventi più recenti

Nel dicembre 2023, Papa Francesco ha annunciato la nascita della Giornata Mondiale dei Bambini come risposta al desiderio di “abbracciare tutti i bambini del mondo, specialmente quelli che soffrono”.
L’evento si è poi tenuto nello Stadio Olimpico di Roma lo scorso 25 e 26 maggio 2024 e ha visto la partecipazione di più di 50.000 persone provenienti da tutto il mondo. Il tema principale della giornata è stata la pace, intesa non soltanto come assenza di guerra, ma come armonia con sé stessi, con i genitori e gli amici. Un messaggio forte, fatto di amore, temperanza, perdono e rifiuto dell’odio, della vendetta e della rabbia.
Momenti di musica, arte e sport si sono alternati al dialogo con il Pontefice, che, con la sua consueta accoglienza, ha fatto sentire ogni bambino profondamente amato e desiderato.
L’intervento più recente risale al 3 febbraio 2025, quando, Papa Francesco ha dato il via al Summit mondiale sui diritti dei bambini intitolato “Amiamoli e Proteggiamoli“.
Le sue parole sulla sofferenza dei minori vittime di ingiustizie, abusi e violenze, hanno lasciato un segno indelebile e, ora che non è più con noi, sono ancora più potenti ed emblematiche:
Ancora oggi, la vita di milioni di bambini è segnata dalla povertà, dalla guerra, dalla privazione della scuola, dall’ingiustizia e dallo sfruttamento.
I bambini e gli adolescenti dei Paesi più poveri, o lacerati da tragici conflitti, sono costretti ad affrontare prove terribili.
Anche il mondo più ricco non è immune da ingiustizie.
Là dove, grazie a Dio, non si soffre per la guerra o la fame, esistono tuttavia le periferie difficili, nelle quali i piccoli sono spesso vittime di fragilità e problemi che non possiamo sottovalutare.
Infatti, in misura assai più rilevante che in passato, le scuole e i servizi sanitari devono fare i conti con bambini già provati da tante difficoltà, con giovani ansiosi o depressi, con adolescenti che imboccano le strade dell’aggressività o dell’autolesionismo.
Inoltre, secondo la cultura efficientista, l’infanzia stessa, come la vecchiaia, è una “periferia” dell’esistenza. […]
Non è accettabile ciò che purtroppo negli ultimi tempi abbiamo visto quasi ogni giorno, cioè bambini che muoiono sotto le bombe, sacrificati agli idoli del potere, dell’ideologia, degli interessi nazionalistici.
In realtà, nulla vale la vita di un bambino.
Uccidere i piccoli significa negare il futuro.
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