mercoledì, 9 Aprile 2025
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La valigia di Pianoterra per le madri in difficoltà: contiene supporto, aiuto e amore

L’associazione Pianoterra dona una valigia contenente supporto economico e psicologico alle madri in difficoltà durante e dopo la gravidanza. A raccontarci dell’iniziativa è la responsabile area comunicazione e fund raising, Giusy Muzzopappa.

Maria Ida Romeo
Maria Ida Romeo
Nata nel 2000, studiosa di giornalismo e amante del teatro, fa della comicità il suo sguardo sulla realtà. Sempre in bilico tra carta e scena, crede che le storie migliori nascano dagli imprevisti.
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La maternità è un momento straordinario e delicato nella vita di ogni donna. Un periodo in cui nasce una nuova vita, che merita di essere protetta e accompagnata con amore e premura. Tuttavia, in alcune situazioni, le cure essenziali e i piccoli bisogni quotidiani non sono sempre alla portata di tutte le famiglie. Molte madri hanno difficoltà nel soddisfare, per sé e per i propri figli, anche le necessità più basilari.

In questi contesti, è fondamentale il sostegno di associazioni come Pianoterra ETS, che si impegna quotidianamente a tutelare il benessere delle madri e dei loro bambini.

L’obiettivo principale di Pianoterra, attiva a Roma, Napoli e Castel Volturno, è offrire supporto economico e, soprattutto, psicologico alle future e neomamme. Creando, così, un ambiente più sano, sereno e positivo per i neonati e per il loro sviluppo cognitivo e comportamentale.

Tra le sue iniziative, menzioniamo “La Valigia dei 1000 giorni”. Una vera e propria valigia con tutto il necessario per le mamme e i bambini, dalla nascita alle prime settimane di vita. Oltre a prodotti per la cura e l’igiene di entrambi, body, tutine, bavaglini e libri informativi, i genitori avranno la possibilità di usufruire dei servizi di ausilio alla genitorialità messi a disposizione dall’associazione.

A parlarci di questo progetto e di come affrontano la maternità le donne in situazioni di disagio economico e sociale è Giusy Muzzopappa, responsabile area comunicazione e fund raising di Pianoterra Onlus.

Come funziona la valigia per le mamme? L’intervista a Giusy Muzzopappa

1. Come vivono la maternità le donne che si trovano in contesti difficili? 

Vivere la maternità in contesti di forte fragilità sociale ed economica può comportare diverse difficoltà, a cominciare dal punto di vista sanitario. In Italia, abbiamo la fortuna di disporre di un servizio sanitario pubblico e universale, che spesso non è davvero accessibile a tutti.

Ai problemi ormai ben noti, come i lunghi tempi di attesa per esami e visite mediche urgenti, i presidi territoriali sovraccarichi o non adeguati, e i consultori carenti o poco accessibili a causa di scarsi finanziamenti, si aggiungono ulteriori difficoltà per le fasce di popolazione più vulnerabili, soprattutto in ambito preventivo.

Le informazioni sui percorsi di accompagnamento alla nascita, comprese quelle relative a esami e visite mediche che il Servizio Sanitario Nazionale prevede gratuitamente, sono spesso insufficienti o poco fruibili. Questo problema è particolarmente grave per le persone che non parlano correttamente l’italiano, le quali avrebbero bisogno di una mediazione linguistico-culturale che, nella maggior parte dei casi, è assente.

Un altro aspetto critico riguarda l’economia. La genitorialità, come indica l’ISTAT, è purtroppo uno dei principali fattori di impoverimento, per donne e famiglie, che già vivono in condizioni di forte precarietà.

L’assenza di una rete di protezione solida e capace di supportare la coppia di genitori fin dalla gravidanza e nei primi anni di vita del bambino, fa sì che chi ha la possibilità economica possa permettersi di acquistare i servizi necessari, mentre chi non ce l’ha rischia di trovarsi in gravi difficoltà.

2. E dal punto di vista emotivo?

Per quanto riguarda l’aspetto emotivo-relazionale, oggi la maternità si vive, specialmente nelle grandi città, in una condizione di maggiore solitudine rispetto al passato. Per donne già ai margini, l’assenza di reti sociali forti può sfociare in un vero e proprio isolamento. Non c’è da stupirsi se proprio la gravidanza e la neo-maternità sono tra i fattori di rischio della violenza di genere.

3. Sono loro che si rivolgono a voi o è Pianoterra a individuare chi ha più bisogno? Le future madri si affidano senza remore o nutrono dei dubbi nei vostri confronti?

Uno dei pilastri del metodo di lavoro di Pianoterra è il lavoro di rete sul territorio. Questo ci porta ad avere stretti contatti con tutti i servizi sociosanitari e educativi dedicati alla famiglia, ma anche con le realtà del terzo settore e le reti informali che compongono il tessuto sociale in cui interveniamo.

Buona parte delle donne con cui lavoriamo ci viene inviata da uno dei soggetti presenti in questa rete: servizi sociali, consultorio, ospedale, altre associazioni, parrocchie. Con il tempo, Pianoterra è diventata un punto di riferimento conosciuto anche all’interno delle comunità. Per questo, funziona molto anche il passaparola.

Qualunque sia il modo in cui una donna arriva da noi, la prima cosa che facciamo è prenderci uno spazio e un tempo di ascolto congruo per consentirle di mettere a fuoco il proprio bisogno e iniziare un percorso di sostegno e cura. È un passaggio fondamentale, perché permette di iniziare a costruire una relazione di fiducia reciproca, senza la quale non sarebbe possibile alcun tipo di aiuto che vada oltre l’immediato.

Per noi è importante che le donne che si rivolgono a Pianoterra comprendano che ogni forma di sostegno è parte di un percorso di crescita ed emancipazione, che comporta l’attivazione delle loro risorse ed energie. Così è possibile superare remore, diffidenze o incomprensioni e avviare insieme un cammino che metta al centro la salute e il benessere di mamma e bambino.

4. Quanto è importante il sostegno di Pianoterra per queste donne? Dopo i primi 1000 giorni è possibile continuare a chiedere supporto?

Pianoterra compie assieme alle donne un pezzo di strada fatto di tante tappe. C’è la parte del sostegno materiale, che solitamente è il primo bisogno articolato dalle persone che arrivano da noi e al quale cerchiamo di rispondere con interventi puntuali e centrati sulla coppia mamma-bambino.

C’è poi l’accompagnamento ai servizi territoriali, che può essere sia fisico, affiancando le mamme durante la prima visita con il pediatra, sia di facilitazione nell’accesso, prenotando appuntamenti con specialisti, sbrigando pratiche burocratiche e offrendo un servizio di mediazione linguistico-culturale.

Infine, c’è il supporto emotivo, che prevede per le donne spazi di confronto con specialisti della salute materno-infantile e consulenze psico-pedagogiche, sia individuali che di gruppo, su temi riguardanti la genitorialità e l’educazione. Proponiamo attività da svolgere con i loro bambini sin dai primi mesi di vita, per rafforzare la relazione e, al tempo stesso, trascorrere del tempo con altre mamme.

Pur concentrandoci sulla fascia 0-3 anni, tutti i nostri servizi prevedono in generale attività e supporto fino ai 6 anni. Già durante questa fase e soprattutto successivamente, il nostro lavoro è quello di attivare attorno a questi nuclei familiari una rete di cura e supporto che possa seguire la crescita dei bambini anche dopo il loro ingresso a scuola.

5. Cosa dovrebbe contenere una valigia non “materiale” di una mamma? Cosa manca in quella delle madri coinvolte nel progetto dei 1000 giorni? 

Pensiamo che la cosa più importante per una donna che si appresta a vivere la gravidanza e la maternità sia la consapevolezza e una rete di supporto in grado di non lasciarla da sola.

Consapevolezza significa conoscere tutto ciò che serve perché il suo bambino possa nascere nelle migliori condizioni possibili. Significa conoscere i diritti di entrambe, ed essere in grado di rivendicarli, per offrire al piccolo le migliori opportunità sin dalla nascita.

Poter contare su una rete di supporto, vuol dire non essere sole ad affrontare difficoltà, problemi e situazioni di rischio dovute all’isolamento. Nelle madri coinvolte nel nostro programma 1000 Giorni sono esattamente queste le cose che mancano, e il programma 1000 Giorni è stato costruito proprio per intervenire a riempire queste carenze.

6. Pianoterra combatte per il benessere di madri e bambini, quanta soddisfazione si ha quando si riesce a cambiare qualcosa?

Lavorare con le mamme e i bambini così piccoli significa spesso dover rinunciare a vedere immediatamente dei cambiamenti “tangibili”. Questo perché lavoriamo soprattutto sulla prevenzione, e prevenire significa fare qualcosa oggi affinché domani non sorga un problema o una situazione già difficile non peggiori. Ed è tantissimo!

Possiamo toccare con mano, ogni giorno, piccoli tasselli di questo cambiamento, fatto di piccole e grandi conquiste e vittorie.

7. Vi affezionate alle madri e ai bambini?

Naturalmente sì! Ci sono alcuni servizi che prevedono un accompagnamento di diversi mesi, o anche di anni, a un nucleo familiare. Nella relazione di supporto e accompagnamento, subentra anche l’aspetto emotivo e l’affetto per donne e bambini che impariamo a conoscere molto bene.

Ognuna delle nostre operatrici ha una donna o un bambino a cui è rimasta particolarmente affezionata, ma in generale il tentativo è quello di essere presenti. Dei compagni di viaggio per il pezzetto di strada che queste famiglie scelgono di compiere assieme a noi.

8. Cosa l’ha spinta a collaborare con Pianoterra? C’è stata una motivazione o una situazione in particolare?

Sono arrivata a Pianoterra ormai dieci anni fa, è stato il mio primo lavoro dopo la nascita di mia figlia. Quando sono arrivata, ho trovato una forte motivazione esistenziale nel collaborare con un ente che si occupava di supporto alla genitorialità. Questo è stato davvero importante e continua ad esserlo ancora adesso.

Oltre a questa motivazione, mi ha anche colpito, sin da subito, nel modo di lavorare di Pianoterra, l’attenzione al tema dei diritti e dell’emancipazione, e il rifiuto di un’idea di aiuto di stampo “assistenzialistico”.

Ogni intervento concepito dall’associazione ha come fine ultimo l’autonomia e il rafforzamento di risorse che già ci sono. Questo risponde a un’esigenza di attivismo e di sguardo verso gli altri.

9. Ci sono delle madri del progetto che poi hanno iniziato a dare una mano a Pianoterra?

Assolutamente sì! Abbiamo mamme che sono state coinvolte in campagne di comunicazione e raccolta fondi. Mamme che si attivano durante i gruppi di parola, facendo da tramite con chi è arrivata da poco. E mamme che abbiamo coinvolto in vari eventi e che, in qualche caso, hanno intrapreso percorsi di formazione e professionalizzazione, iniziando a collaborare con nostri servizi.

10. Come nasce l’idea de “La Valigia dei 1000 giorni”?

L’idea de “La Valigia dei 1000 Giorni” nasce guardando a nord! Abbiamo tratto ispirazione dalla “Baby Box finlandese”, un fortunato programma di salute materno-infantile che la Finlandia porta avanti dagli anni Trenta del Novecento. Prevede la distribuzione a tutte le future mamme di una scatola, contenente prodotti necessari nei primissimi mesi di vita, a patto di seguire le indicazioni medico-sanitarie e sottoporsi a esami e visite mediche durante la gravidanza.

L’idea alla base era utilizzare il bene materiale come “aggancio” per consentire la diffusione a tappeto delle cure antenatali. Un’idea brillante, che ha portato la Finlandia a diventare oggi uno dei Paesi con gli indicatori più alti in termini di salute materno-infantile e di pari opportunità alla nascita.

La connessione tra sostegno materiale e accesso a un percorso di cura ante e post nascita è quello che abbiamo mutuato dalla “Baby Box finlandese”, che abbiamo poi trasformato in valigia.

Da un lato, è proprio una valigia quella che viene richiesta alle partorienti di portare in ospedale, e non è detto che tutte ne abbiano una. Dall’altro, ci piaceva il simbolo di un bagaglio da donare alle future mamme all’inizio di un bellissimo viaggio.

11. Perché è stato scelto proprio questo periodo di vita dei bambini? 

L’esigenza di concentrarci sui primi 1000 giorni di vita dei bambini deriva da quella che, ormai, è una enorme mole di studi in ambito scientifico e sociologico. Essi dimostrano come questo periodo sia di fondamentale importanza per gettare le basi di una crescita sana e armoniosa e per prevenire l’insorgenza di problemi e difficoltà in futuro.

È il periodo in cui il nostro cervello forma la stragrande maggioranza delle connessioni neuronali su cui potrà contare per il resto della vita. Tutto ciò che accade in questo lasso di tempo, nel bene o nel male, è destinato a lasciare un segno spesso indelebile.

Intervenire in questa fase è fondamentale, soprattutto in contesti di vulnerabilità, per offrire davvero a tutti i bambini pari opportunità alla nascita ed evitare che povertà e disagio incidano negativamente e in modo inesorabile sul loro sviluppo e sul loro futuro.

Leggi anche: La Nostra Tribù sta con le mamme: “Chiediamo maggiore sostegno psicologico e parcheggi rosa”

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Maria Ida Romeo
Maria Ida Romeo
Nata nel 2000, studiosa di giornalismo e amante del teatro, fa della comicità il suo sguardo sulla realtà. Sempre in bilico tra carta e scena, crede che le storie migliori nascano dagli imprevisti.

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