Covid, la genetica ha un ruolo nella pandemia: da un gruppo di ricercatori del Ceinge-Biotecnologie avanzate di Napoli, dopo avere analizzato oltre 7mila cittadini europei affetti dalla malattia in forma grave, arriva la scoperta.
Sembrerebbero essere ben cinque i fattori di rischio genetici legati allo sviluppo delle forme più gravi di Covid-19. Individuarli significa poter giocare d’anticipo, vuol dire poter prevedere se un paziente infetto corre il rischio di degenerare in uno stato gravoso.
Fattori di rischio: il legame tra genetica e pandemia nella lotta al Covid
Pubblicato sulla rivista Science, lo studio sul legame tra fattori di rischio genetici e pandemici rappresenta un ulteriore passo in avanti nella battaglia al virus.
I ricercatori del Ceinge-Biotecnologie avanzate di Napoli hanno individuato i cosiddetti “fattori di rischio”, ovvero quelle condizioni che in caso di infezione aggravano il quadro clinico.
Che l’età avanzata, il sesso maschile e la presenza di più patologie concomitanti gravassero sullo stato di salute del paziente era già noto, tuttavia non sufficiente per spiegare interamente il decorrere e il diffondersi della malattia.
Così, con il supporto del consorzio Covid-19 Host Genetics Initiative, che garantisce l’accesso a 143 centri di ricerca internazionali, i ricercatori italiani hanno potuto disporre dei dati di oltre 1,7 milioni di cittadini europei.
Insieme a un milione di persone sane, 7mila risultavano positive e ricoverate per una forma grave aggressiva di Covid-19 di origine europea, 182 soffrivano per la variante di origine africana e 386, invece, per quella di origine asiatica.
Il focus dello studio era sul cromosoma 21.
Leggi anche: Approvato nuovo decreto Covid: NO zone gialle ad aprile, ma possibili deroghe in base a vaccini e contagi
Fattori di rischio, l’ultima importante scoperta per la battaglia al Covid: il cromosoma 21
Concentrandosi sul cromosoma 21 e confrontando quello di pazienti sani e pazienti malati, gli scienziati hanno rinvenuto delle mutazioni comuni ai casi gravi, capaci di alterare il funzionamento di due geni, il TMPRSS2 e il MX1.
Ci sono buone ragioni e dati sufficienti per supporre che da queste variazioni genetiche, insieme alle condizioni ormai già notoriamente considerate e accettate, derivino i sintomi gravi della malattia.
Sapere chi è più a esposto vuol dire poter lanciare in tempo il salvagente a chi rischia di annegare.
Fattori di rischio genetici: il futuro della ricerca contro il Covid
Grazie all’ultima scoperta la ricerca ha una nuova arma a disposizione.
Sapere che il sesso, l’età, la presenza di altre malattie e il funzionamento dei geni TMPRSS2 e MX1 influiscono sulla malattia, consente di individuare quelli che rischiano di essere i bersagli più vulnerabili.
Tradotto: conoscere i potenziali rischi vuol dire poter intervenire in tempo, prevenire invece che curare.
Appurato che anche la genetica ha un ruolo nella diffusione della pandemia, non resta che mettere a punto nuovi test genetici per poter effettivamente predire quali sono i pazienti più a rischio.
Leggi anche: Scoperto un composto naturale che intrappola il Covid: “Un’ulteriore terapia per trattare il virus”