Maxi frode sui sostegni Covid: una vergognosa truffa milionaria perpetrata da professionisti, imprenditori e commercianti è stata smascherata dalla Guardia di Finanza. La cifra totale acquisita indebitamente sarebbe di circa 440 milioni di euro.
In alcune intercettazioni, i protagonisti della maxifrode affermavano: “L’inizio del coronavirus ha portato bene” e ancora “non so più dove andare ad aprire conti correnti in giro per il mondo”. Sono stati i cani cashdog delle Fiamme gialle a ritrovare durante una perquisizione trolley pieni di banconote. Tutti crediti derivanti dai bonus che l’organizzazione era riuscita a monetizzare tramite società napoletane.
In un’altra intercettazione si ascolta quello che è ritenuto il capo dell’associazione a delinquere, Nicola Bonfrate, amministratore di numerose società coinvolte, che dice: “Cioè, lo Stato italiano è pazzesco, è una cosa… vogliono essere inc**lati praticamente…”. Una frase pronunciata all’interno di un dialogo con il commercialista Matteo Banin, anche lui raggiunto da ordinanza di custodia in carcere.
Maxi frode sui sostegni Covid: 35 misure cautelari
Stando a quanto emerso, l’organizzazione aveva base a Rimini ma era ramificata in tutta Italia. I 440 milioni maturati non erano altro che soldi derivanti dalla creazione e commercializzazione di falsi crediti d’imposta, la misura introdotta dal Governo col decreto Rilancio 2020 attraverso bonus locazioni, sisma e facciate, per aiutare le imprese e i commercianti messi a dura prova dalla crisi economica scatenata dalla pandemia.
L’esecuzione delle misure è scattata oltre che in Emilia Romagna anche in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino e Veneto. Otto persone sono finite in carcere e altre 4 ai domiciliari mentre nei confronti di 20 imprenditori è stata disposta l’interdizione all’esercizio di impresa e per 3 commercialisti l’interdizione all’esercizio della professione. Tra gli indagati, 9 avevano presentato domanda di reddito di cittadinanza mentre altri tre avevano precedenti per associazione di stampo mafioso.
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