Fabrizio Miccoli martedì sera ha ricevuto la condanna definitiva per estorsione, aggravata dal metodo mafioso. La Cassazione ha così confermato la sentenza della Corte di Appello.
Oggi, prima di ricevere l’ordine di esecuzione, firmato dalla Procura di Palermo, si è presentato spontaneamente nel carcere di Rovigo. Il suo avvocato, Antonio Savoia, ha fatto sapere che chiederà appena possibile al Tribunale di Sorveglianza l’applicazione di misure alternative e che l’ex capitano del Palermo è “rammaricato e mortificato per quello che è successo”.
Il legale ha poi aggiunto:
Ha deciso di presentarsi, anche se alcune testate giornalistiche nazionali hanno pubblicato la notizia prima ancora che entrasse e prima ancora che gli venisse notificato l’ordine di carcerazione.
Miccoli: perché è stato condannato
L’accusa rivolta a Fabrizio Miccoli è quella di aver incaricato Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa Antonino “u scintilluni”, di recuperare 12 mila euro dall’imprenditore Andrea Graffagnini, per conto di Giorgio Gasparini, ex fisioterapista del Palermo. Quest’ultimo, in qualità di amico, si sarebbe rivolto a Miccoli che avrebbe pensato di coinvolgere Lauricella. I fatti risalgono a dieci anni fa.
Agli atti nell’inchiesta ci sono anche delle intercettazioni telefoniche in cui l’ex capitano del Palermo, parlando con il figlio del boss, definì Giovanni Falcone “quel fango”, trovandosi nei pressi dell’abitazione dove viveva il magistrato. Miccoli poi si scusò pubblicamente per le parole pronunciate.
Fabrizio era arrivato a Palermo nell’estate del 2007. Oggi si ricorda ben poco degli 81 bellissimi gol realizzati, oscurati sia dalle vicende giudiziarie che dalle parole rivolte nei confronti di Giovanni Falcone.
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