venerdì, 17 Gennaio 2025
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25 novembre: quanti uomini sono disposti a farsi educare a livello sentimentale?

Anche questo 25 novembre la retorica dello "Scappa. Corri. Questo non è amore" è pronta. Ma quando arriverà il momento di educare gli uomini a livello sentimentale?

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.

Ogni 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, assistiamo sempre alla solita narrazione da parte delle istituzioni. A metà strada tra la tragedia, il melodramma e l’orrorifico, l’esposizione che ci viene restituita, per quanto possa essere onesta, appare completamente frammentata e disconnessa nel suo insieme.

Le campagne social, i cartelloni sparsi ovunque, gli spot radio sulle principali emittenti cittadine, le pubblicità che mostrano reti solidali nei confronti delle vittime, i discorsi aggrovigliati e impregnati di machismo da parte del politico di turno e le iniziative di sensibilizzazione sull’esistenza del numero 1522 contro stalking e antiviolenza, non affrontano di petto il problema della violenza e non spiegano neanche come contrastarla, si limitano solo a dire alle donne come scappare, come rintanarsi in luoghi “protetti” e come riconoscerla.

Ma siamo sicuri che in questo modo stiamo offrendo quella rete di supporto che tanto decantiamo dopo l’ennesimo femminicidio?

Invece di dedicare la giornata del 25 novembre a trascrizioni parziali della realtà e continuare a porre l’accento solo su quello che una donna dovrebbe o non dovrebbe fare, ovviamente prima che sia troppo tardi, non sarebbe meglio iniziare a educare gli uomini a livello sentimentale?

25 novembre: andiamo oltre la famigerata panchina rossa

Il 25 novembre è la giornata internazionale per la violenza maschile contro le donne. Eppure le iniziative principali, dai corsi di autodifesa ai consigli sull’utilizzo dello spray al peperoncino, sembra suggeriscano solo come scappare da una aggressione.

La retorica del “Questo non è vero amore“, “Scappa prima che sia troppo tardi” e del “Nessuno si merita la violenza” non aiuta le donne, non crea quella rete invisibile di cui parlano tutti, ma le rende ancora più consapevoli che quella in cui si trovano è una vera e propria trappola.

Non solo da parte dell’uomo che hanno accanto, ma anche della società che finisce per focalizzarsi esclusivamente su di loro, senza considerare l’intero contesto e senza prevedere misure efficaci contro i responsabili.

Sì, perché suggerire ad una vittima di violenza di scappare, non si sa bene dove, viste anche le problematiche con i braccialetti elettronici che dovrebbero segnalare alle autorità eventuali avvicinamenti del proprio carnefice, sposta il mirino unicamente sulla donna causando senso di colpa, isolamento e vergogna per non essere riuscita a fare quello che consiglia l’istituzione.

E peggio ancora, registra da parte della stessa istituzione il più grande autogol di sempre. Se consiglio ad una donna di fuggire da una aggressione è perché non sono in grado di offrirle tutela, misure di protezione, prevenzione e contrasto a quella stessa violenza.

Il messaggio che lancia la società è quindi uno solo: “Scappa! Gli strumenti per salvarti la vita sono questi, ora spetta a te”. Come si può pretendere da una donna, vittima di violenza, manipolazione e nella maggior parte dei casi anche di segregazione di fuggire e soprattutto di reagire come se niente fosse?

Non sarebbe meglio cominciare a tutelare? Organizzare degli eventi, delle campagne per iniziare davvero a salvare la vita alle vittime di violenza e insegnare agli uomini una volta per tutte ad approcciarsi alle donne?

Leggi anche: Paola Cortellesi: “Ho conosciuto donne vittime di violenza, usano il loro potere per aiutarne altre”

A scuola di educazione sentimentale

Inutile dire che il 25 novembre è il giorno più spaventoso dell’anno per i motivi spiegati di sopra e chissà per ancora quanto tempo lo sarà. Ad ogni modo, spostare l’asse delle iniziative e cominciare a mirare a chi sta dietro a quelle violenze sradicando il male alla radice, offrirebbe di sicuro alle donne tutele più costruttive e sensate del corso di difesa personale.

È pur vero che, in questo momento di emergenza, i femminicidi in Italia da inizio 2024 al 20 ottobre dello stesso anno sono stati ben 89, non possiamo aspettare che gli uomini vengano educati, è necessario agire. In che modo? Sistemando magari i braccialetti elettronici che dovrebbero essere collegati alla centrale di Polizia e tenendo sotto controllo gli spostamenti dello stalker. Ad oggi lo Stato non è in grado di fare neanche questo.

Invece di pressare le donne con i vari slogan “scappa, corri e apri gli occhi”, sarebbe il caso di organizzare immediatamente anche una task force incaricata di creare lezioni di educazione sentimentale e insegnare agli uomini a gestire le emozioni proprie e quelle degli altri in modo sano e consapevole.

Iniziare dalle generazioni più grandi per poi arrivare a quelle più piccole, attraverso dei corsi capillari su tutto il territorio che possano far luce sui sentimenti una volta per tutte.

Troppo spesso la sfera sentimentale è abbandonata a se stessa e in un momento cupo come questo in cui una donna viene uccisa ogni 4 giorni, è necessaria più che mai un’istruzione affettiva.

Leggi anche: Milano, Roma, Napoli: lo sciopero del 25 novembre bloccherà tutta Italia

Quanti uomini sono disposti a farsi educare a livello sentimentale?

Inutile dire che la categoria in esame, gli uomini, potrebbero sottrarsi a questo tipo di educazione, o meglio, potrebbero ritenere di approcciarsi alle donne, alle loro compagne nel modo giusto.

Questa resistenza è dovuta dalla convinzione che l’uomo dovesse prendere iniziativa e condurre il gioco a livello sentimentale e sessuale.

Fortunatamente per noi, il prototipo dell’uomo “che deve fare il primo passo” seppur con difficoltà, è stato spazzato via da una maggiore presa di posizione e di coscienza da parte delle donne.

Malgrado questa rigidità non esista più, la mancanza di competenze relazionali e specifici modelli positivi porta alcuni uomini ad adottare comportamenti prevaricatori e violenti nei confronti delle donne.

Ovviamente il cambiamento dovrebbe consistere anche in una trasformazione culturale da parte della collettività e di tutte le sue declinazioni: dalla scuola alla famiglia, dai media alle istituzioni di come il corteggiamento, l’amore, l’intimità e il consenso vengono raccontati.

25 novembre: dalla narrazione di ATM alla campagna istituzionale di Calzedonia

Le narrazioni studiate per la giornata del 25 novembre, non a caso, replicano esattamente la logica del “tocca a te fare qualcosa”.

Mentre, ATM, società che gestisce il trasporto pubblico di Milano, ha lanciato una comunicazione tanto banale quanto insignificante, Calzedonia invece ci ha rifilato l’ennesimo testo romanzato del “questo non è amore”.

La prima ha fatto affiggere nelle fermate della metropolitana una serie di cartelloni per sensibilizzare le pendolari, quindi le donne, quelle stesse vittime di violenza, sull’uso del numero d’emergenza 1522.

Ogni fermata corrisponde ad una fase dell’aggressione e recita: “La violenza. Non si manifesta. Subito. Si mostra. Un po’. Alla volta. Riconoscila. Prima. Che sia troppo tardi“. Lo slogan si conclude con: “Diamo alle donne i mezzi per combattere la violenza“.

Inutile soffermarsi su quanto questo tipo di comunicazione faccia rizzare i capelli. Ironico invece è il fatto che nelle ultime ore, il manifesto creato da ATM sia stato modificato in: “Diamo agli uomini la capacità di non essere violenti!“. Proprio a testimonianza del fatto che le campagne del 25 novembre devono essere focalizzate e destinate a chi crea quella violenza e non a chi la subisce.

Calzedonia sceglie invece un contenuto più romanzato a metà strada tra lo stile di Centro vetrine e il cartone della DreamWork Shrek, ci propina come al solito la retorica del “questo non è amore”:

Se danneggia le tue cose, se ti ricatta, se ti segue, se pretende amore o sesso quando tu non vuoi, se ti spinge o schiaffeggia, se ti umilia, se ti isola, se ti intimidisce, se ti chiude in una stanza, se minaccia te e i tuoi figli, se ti offende, se ti zittisce, se ti controlla, se ti fa del male fisico, se minaccia la tua libertà, anche economica, se ti telefona di continuo per insultarti, se ti prende a calci, ti tira pugni e ti strappa i capelli, se ti infastidisce con SMS ossessivi, se ti chiede l’ultimo appuntamento… questo non è amore.

Per quanto possa aiutare rendersi conto che gli atteggiamenti descritti sopra non corrispondono al vero amore, forse e dico forse sarebbe il caso di fare un passo indietro e magari, non concentrarsi su chi riceve questo non amore, ma su chi lo perpetra.

Leggi anche: Sanremo, Elena Cecchettin contro Mare fuori: “Sulla violenza di genere frasi da baci perugina”

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Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.

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