Mario Draghi cancella il bonus Cashback. Il motivo? C’è un problema che riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza e la riscrittura ad opera del governo Draghi che prevede la cancellazione di tutte le misure che non rispondono alla lettera ai parametri europei.
Il cashback, come funziona e cosa prevede
I cittadini che hanno partecipato al cashback di Natale hanno fatto appena in tempo a ricevere i rimborsi di dicembre.
Il programma del Cashback di Stato è partito a dicembre 2020 e il tasso di adesione dei cittadini è stato sorprendente: i dati a inizio marzo 2021 indicano 7,8 milioni di cittadini iscritti, 13,9 milioni di strumenti di pagamento elettronici attivati e oltre 260 milioni di transazioni dall’avvio del programma.
Come funziona il cashback? Il piano prevede premi per i cittadini che utilizzano le carte o le app per pagare presso i negozi. Prevede un rimborso del 10% degli acquisti effettuati con moneta elettronica. A questo si aggiunge il Supercashback ai maxi-utilizzatori di pagamenti digitali e varrà 3 mila euro all’anno.
Eppure a breve dovremmo dire addio al cashback.
Leggi anche: Oltre a Ristori quater e bonus cashback, tra le misure anche la lotteria degli scontrini
Perchè Draghi cancella il bonus cashback
Il cashback prevede 5 miliardi di bonus, messi a rischio dal Recovery Plan. Infatti, il nuovo governo ha a disposizione 15 giorni per presentare le modifiche del PNRR e l’intenzione è quella di cancellare tutte le misure che non sono in linea con raccomandazioni e indicazioni dell’Unione Europea.
Tra questa c’è proprio il cashback: il governo Conte aveva stanziato cinque miliardi di euro per il rimborso del 10% degli acquisti effettuati con i metodi di pagamento elettronici, ma la misura non è in linea con un altro degli obiettivi europei, cioè contribuire alla crescita del Prodotto Interno Lordo.
Sul cashback si è espressa anche la Guardia di Finanza durante l’audizione alle commissioni Finanze di Camera e Senato del 1° marzo: per il generale Zafarana dovrebbe essere applicato nei settori a maggior rischio evasione, mentre attualmente si applica per realtà già tracciabili, come le utenze e i trasporti:
Sarebbe meglio concentrarlo sulle categorie a maggior rischio di evasione fiscale rispetto alle altre.
Per la categoria di spese per cui spetta la detrazione Irpef del 19% non si è invogliati a pretendere lo scontrino.
Le soluzioni a questo punto sono due: mettere fine all’iniziativa a dicembre 2021, così da risparmiare i 3 miliardi previsti per il 2022.
Oppure l’addio al super cashback, il premio erogato ogni sei mesi di 1.500 euro per chi avrà raggiunto il maggior numero di transazioni.
Leggi anche: Piano Cashback, si parte il 10 dicembre. Ecco come ottenere il rimborso di 150 euro