Agitu Gudeta, 42 anni, etiope, gestisce con successo l’azienda agricola “La capra felice”, undici ettari e ottanta capre autoctone nella Valle dei Mocheni, in Trentino.
Simbolo di dedizione e impegno, l’imprenditrice etiope è stata uccisa nella sua abitazione. Un pastore ghanese di 32 anni, suo dipendente, confessa l’omicidio davanti ai carabinieri e al magistrato.
Chi è Agitu Gudeta?
Agitu Gudeta, o meglio Agitu Ideo Gudeta, nasce ad Addis Abeba nel 1978 e studia sociologia all’Università di Trento. Dopo gli studi torna nel suo Paese, ma conflitti interni, la costringono a tornare in Italia, nella Valle dei Mocheni. Lì fonda la sua azienda agricola di prodotti bio, “La capra felice”, dove vende formaggi e prodotti cosmetici a base di latte di capra.
Tra post che decantano aria pulita e sostenibilità e con un’immagine che ritrae la giovane etiope con un sorriso smagliante, Agitu promuove la sua attività anche sui social e proprio pochi giorni fa, in prossimità delle feste, scrive:
Buon Natale a te che vieni dal sud, buon natale a te che vieni dal nord, buon natale a te che vieni dal mare, buon natale per una nuova visione e consapevolezza nei nostri cuori.
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L’assassinio di Agitu Gudeta
Soldi, il movente, uno stipendio non corrisposto, confessa il pastore ghanese, trentaduenne e suo dipendente Adams Suleimani. Guidati dal comandante provinciale Michele Capurso, i carabinieri riescono a ottenere la confessione del colpevole, che viene immediatamente portato in carcere.
Il corpo dell’imprenditrice etiope, colpita alla testa con un martello, è stato trovato in camera sua, a Maso Villalta a Frassilongo in Valle dei Mocheni tra le montagne del Trentino. L’allarme è partito da un conoscente della vittima che attendeva la stessa ad un appuntamento. I vicini di casa hanno subito avvisato le autorità e carabinieri e magistrato sono immediatamente accorsi sul posto.
Il primo sospettato contro Agitu Gudeta, un aggressore accusato di odio razziale
I primi sospetti dei carabinieri ricadono sull’uomo della Valle dei Mocheni denunciato da Agitu nel 2018 e poi condannato a nove mesi per lesioni dal Tribunale di Trento, senza però l’aggravante dell’odio razziale.
Con quel “Sporca negra te ne devi andare”, l’uomo aveva aggredito e minacciato la giovane imprenditrice etiope, nonché riaperto una ferita mai sanata, quella dell’odio e della discriminazione che scaturiscono unicamente dal colore della pelle.
Inevitabili le prime accuse, ma l’uomo viene subito giudicato estraneo ai fatti.
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