L’albero di Natale più famoso del mondo è figlio di un emigrato italiano, Cesidio Perruza.
Nato negli anni ottanta ed arrivato negli Stati Uniti in cerca di speranza e lavoro, è stato l’ideatore del maestoso abete, ben 22 metri di altezza, che inaugura la stagione natalizia.
Il Rockefeller Center Christmas Tree, addobbato con più di 50mila luci colorate, è l’imponente albero di Natale che ogni anno (tra novembre e dicembre) viene allestito tra la 48ª e la 51ª strada nel cuore di Manhattan.
La storia della nascita di questa tradizione è emersa anni fa, grazie ad un’intervista fatta dal NY Times alla nipote di Cesidio Perruzza.
Chi è Cesidio Perruzza: il padre dell’albero di Natale più bello del mondo
Cesidio Perruzza nasce negli anni ottanta dell’Ottocento a San Donato Val di Comino, un piccolo paese in provincia di Frosinone. Frequenta la scuola fino alla terza elementare e, all’età di vent’anni, nel 1901, decide di partire per gli Stati Uniti in cerca di fortuna. Trova lavoro come scavatore e dinamitardo, un’occupazione rischiosa e molto faticosa.
Perruzza, insieme a molti connazionali, contribuisce a trasformare Manhattan: sgombra l’isola per fare spazio alle Nazioni Unite, alla metropolitana di Sixth Avenue, al Madison Square Garden e al Rockefeller Center, dove dona persino l’albero di Natale. Nel frattempo, impara piccoli mestieri, osserva e si fa strada con impegno, determinazione e grande sacrificio.
La storia dell’albero di Natale al Rockefeller Center: il sogno di Cesidio Perruzza
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Nel cuore di Manhattan, l’imponente Rockefeller Center ospita ogni anno uno degli alberi di Natale più celebri al mondo. Ma pochi conoscono la storia delle sue umili origini, legato alla figura di Cesidio Perruzza, un emigrante italiano di San Donato Val di Comino, arrivato negli Stati Uniti all’inizio del XX secolo.
Nel 1931, durante la Grande Depressione, Cesidio era uno dei tanti operai italiani impegnati nella costruzione del RCA Building, il grattacielo simbolo del Rockefeller Center. Gli uomini lavoravano in condizioni durissime, maneggiando dinamite per scavare le fondamenta e sollevando travi di acciaio che avrebbero dovuto dare forma a quell’imponente edificio. Nonostante la fatica e i sacrifici, c’era un forte senso di comunità e solidarietà tra gli operai, uniti dall’obiettivo comune di costruire un futuro migliore.
Con l’arrivo del Natale, Cesidio sentì il bisogno di portare un po’ di speranza e di bellezza nel cantiere. Con il consenso dei colleghi, procurò un abete, simbolo di vita e resistenza e lo piantò al centro del sito. Ma non si fermò lì: l’albero venne decorato con ciò che gli operai avevano a disposizione. Ghirlande fatte a mano, piccoli ornamenti di carta e persino pezzi di alluminio ricavati dai detonatori usati per rompere la roccia. Ogni decorazione raccontava la storia di chi aveva lavorato lì, unendo fatica e ingegno.
L’albero divenne presto un simbolo per tutti i lavoratori: rappresentava non solo il loro contributo al nuovo skyline di New York, ma anche la resilienza e la speranza in un momento di grande difficoltà economica.
Da quel gesto semplice, ma profondamente significativo, nacque una tradizione che sarebbe cresciuta negli anni. Nel 1933, il Rockefeller Center decise di ufficializzare l’idea, erigendo il primo albero di Natale illuminato con luci elettriche, dando il via a una tradizione che si ripete ormai ogni anno.
L’albero del Rockefeller Center non è solo una meraviglia natalizia: è il simbolo della forza, della solidarietà e dello spirito indomito di chi, come Cesidio Perruzza ha saputo trasformare il sacrificio in bellezza e il lavoro in una celebrazione della vita.
Nel pieno della Grande Depressione arriva l’albero di Natale più bello del mondo
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In questo contesto di miseria e lotta per la sopravvivenza, l’inizio dei lavori per il Rockefeller Center rappresentava una sorte di speranza. Costruire un grande complesso commerciale durante la crisi era un atto di fede nel futuro e un’opportunità di lavoro per migliaia di operai, molti dei quali erano immigrati, tra cui un nutrito gruppo di italiani.
Nonostante le difficoltà, la costruzione del Rockefeller Center offrì agli uomini come Cesidio l‘opportunità di contribuire a qualcosa di più grande, un’opera che avrebbe cambiato per sempre lo skyline di New York e simboleggiava la rinascita degli Stati Uniti.
Fu proprio in questa situazione di durezza e resilienza che nacque l’idea dell’albero di Natale. Decorato con ornamenti improvvisati, diventò il simbolo della speranza e dell’unione degli operai.
Rappresentava molto più di una semplice tradizione natalizia: era una dichiarazione di forza collettiva, un messaggio che diceva “siamo qui e sopravviviamo, nonostante tutto“.
Il gesto di Cesidio Perruzza e dei suoi compagni rimane nella memoria come un esempio di come la speranza possa nascere anche nelle circostanze più difficili e di come la solidarietà possa trasformare un atto semplice in una tradizione eterna.
L’albero di Natale del Rockefeller Center, oggi una delle icone più famose al mondo, non è solo una decorazione, è il simbolo di una comunità che ha saputo guardare oltre la disperazione per celebrare la bellezza della vita, anche nel mezzo della crisi.
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