Nuova possibile svolta nella cura dell’Alzheimer e del Parkinson, diversi ricercatori stanno infatti sperimentando un nuovo tipo di cura da iniettare direttamente nel cervello. Sono state infatti sviluppate nanoparticelle in grado di trasportare l’mRNA (RNA messaggero) nel cervello.
Attraverso un’iniezione sarà possibile, secondo quanto sostenuto dai ricercatori, quello che non è mai stato possibile fare.
Pensare di iniettare farmaci nel cervello, infatti, sembrava impossibile fino a poco tempo fa, a causa di uno scudo che protegge il nostro sistema nervoso, chiamato “barriera emato-encefalica”.
La barriera emato-encefalica (BEE) è l’interfaccia tra il cervello e il resto dell’organismo. La sua funzione è quella di proteggere il tessuto cerebrale.
È formata da cellule endoteliali che rivestono le pareti dei vasi capillari e dalle cellule gliali, che hanno funzione nutritiva e di sostegno del sistema nervoso.
Essa protegge il cervello dalle infezioni, ma ostacola anche il passaggio di molecole che vorremmo trasportare nel cervello per curare una patologia, come un’infezione o un tumore.
Le nanoparticelle studiate dai ricercatori sono state progettate per superare questa barriera, permettendo il trasferimento diretto di mRNA alle cellule cerebrali.
Alzheimer e Parkinson, cosa sappiamo su queste nanoparticelle

La sperimentazione per la nuova cura dell’Alzheimer è stata condotta da un team di ricercatori internazionali. Attraverso il loro studio, sono state sviluppate delle nanoparticelle lipidiche in grado di trasportare mRNA direttamente nel cervello attraverso un’iniezione.
Tali particelle prendono il nome di MK16 BLNP e sono il risultato del lavoro di un gruppo di ricerca internazionale guidato da scienziati dell’Icahn Genomics Institute presso il Friedman Brain Institute dell’Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York.
Essere risultano essere in grado di trasportare le terapie direttamente nel cervello, fornendo RNA messaggero direttamente ai neuroni e agli astrociti.
Il professor Yizhou Dong, coordinatore dello studio ed esperto in immunologia e immunoterapia, ha spiegato, attraverso un comunicato stampa, il lavoro svolto:
Il nostro sistema di nanoparticelle lipidiche rappresenta un passo importante nello sforzo di sviluppare trattamenti basati su mRNA per i disturbi del sistema nervoso centrale.
Lo studio fornisce la prova concettuale che tale approccio è fattibile e potrebbe essere adattato per una gamma di malattie in cui la terapia genica o la terapia a mRNA potrebbero svolgere un ruolo.
Lo studio è ancora in fase di sperimentazione, i primi test sono stati applicati su topi, e le verifiche saranno quindi ancora molto lunghe.
Saranno necessari altri studi per confermare l’efficacia di questo modello di ricerca che potrebbe rappresentare una svolta per la futura lotta a molte malattie, come l’Alzheimer e il Parkinson.
Le nanoparticelle lipidiche rappresentano quindi una promettente frontiera della medicina, con il potenziale di rivoluzionare il trattamento di patologie debilitanti.
Grazie alle loro caratteristiche, queste nanoparticelle potrebbero migliorare in modo significativo l’efficacia delle terapie e aprire la strada a nuove strategie terapeutiche.
Si prevede che nei prossimi anni verranno sviluppate soluzioni terapeutiche ancora più innovative, capaci di affrontare le malattie in modo sempre più efficace
Leggi anche: Alzheimer, uno studio italiano ha scoperto un nuovo gene che causa la malattia