Gli aumenti sulle pensioni da marzo dipenderanno da due fattori: la rivalutazione degli assegni sulla base dell’inflazione e l’applicazione delle nuove aliquote Irpef, come conseguenze della perequazione e della legge di Bilancio 2022.
Gli aumenti giungono in un momento in cui le bollette dell’energia e del gas stanno gravando e mettendo a dura prova le famiglie e in particolare le persone più anziane.
Aumenti sulle pensioni: le aliquote Irpef
Da marzo gli assegni pensionistici subiranno un aumento per via delle nuove aliquote Irpef approvate dal Governo e finalmente aggiornate dall’Inps. Ecco quali sono le nuove aliquote Irpef su cui verranno effettuati i conteggi:
- 23% per redditi fino a 15mila euro
- 25% tra 15mila e 28mila euro
- 35% tra 28mila e 50mila euro
- 43% per la quota di reddito eccedente i 50mila euro
Incrementata anche la no tax area per i pensionati che passa da 8.500 euro alla nuova quota fissata a 8mila euro.
Aumenti sulle pensioni: cos’è la perequazione
Aumenti sulle pensioni. La perequazione delle pensioni è la rivalutazione annuale degli importi pensionistici per adattarli al costo della vita. Lo scopo è quello di proteggere il potere d’acquisto delle pensioni.
Da marzo le pensioni saranno rivalutate con l’applicazione del tasso dell’1,7% al posto del vecchio tasso fissato all’1,6% per i mesi di gennaio e febbraio 2022, e che nel 2023, ha fatto sapere l’Istat, sarà dell’1,9%.
A stabilire la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni dell’1,7% è stato il decreto ministeriale del 17 novembre 2021. I trattamenti pensionistici però non saranno aumentati allo stesso modo ma la rivalutazione avverrà in base alle fasce di reddito:
- 100% dell’inflazione, in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo di riferimento, in pagamento da gennaio 2022, pari a 523,83 euro
- 90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo
- 75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo
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