Bruno Vespa figlio di Mussolini è una notizia che fu lanciata nel 2008 proprio dalla nipote del duce, Alessandra Mussolini, durante una trasmissione televisiva.
La Mussolini durante un’ospitata televisiva ha recentemente rispolverato la credenza dicendo “Vespa è tutto mio nonno”, in cui appunto continua a sostenere la tesi Bruno Vespa figlio di Mussolini.
Negli ultimi due anni le attenzione del Vespa giornalista si sono fatte più insistenti riguardo la figura dell’ex dittatore tanto da averne pubblicato nell’ultimo periodo ben due libri: “Perché l’Italia amò Mussolini” – 2020, titolo quanto meno discutibile (per usare un eufemismo) e l’ultimo “Perché Mussolini rovinò l’Italia” – 2021.
Bruno Vespa figlio di Mussolini: le tappe della vicenda e la tesi di Alessandra Mussolini
Andiamo per gradi, le voci che si sono alimentate negli anni e che vogliono Bruno Vespa figlio di Mussolini affonderebbero all’interno di una storia particolare.
La leggenda vuole che la madre di Vespa lavorasse nell’albergo in cui Mussolini era imprigionato in Abruzzo a Campo Imperatore dove lavorava proprio la madre del conduttore di Porta a Porta, nel 1943. Secondo tale narrazione Vespa sarebbe stato concepito in quei giorni, e sarebbe quindi figlio del duce.
In realtà i fatti secondo quanto dichiarato più volte da Bruno Vespa, non coinciderebbero affatto. Vespa ha rimarcato in varie occasioni che sua madre non ha mai lavorato nell’albergo dove fu portato il duce e che i suoi genitori si sposarono il 24 luglio 1943, il giorno prima della caduta del fascismo e quindi prima della prigionia di Mussolini in Abruzzo.
Bruno Vespa figlio di Mussolini: la leggenda è nata nel 2008
Ma com’è nata questa storia? Siamo nel 2008, durante la trasmissione “Markette” condotta da Piero Chiambretti su La7, è ospite del talk show proprio la nipote del duce, Alessandra Mussolini.
Durante la trasmissione a un certo punto la Mussolini incalzata da un curioso Chiambretti sul tema, che circolava già da qualche tempo, dice questo:
È vero, non dobbiamo fare il test del dna su Vespa, Vespa è mio zio. Questa è la verità.
È del ramo con i nei della famiglia Mussolini, io sono del ramo senza nei, ma è mio zio, Bruno, è lui, è mio zio, glielo dobbiamo dire chiaro. La mascella è uguale, è identico negli occhi, lo sguardo, questa bocca, queste labbra…quello è il figlio, è mio zio – Chiambretti poi aggiunge – Allora perchè Vespa lo smentisce? – La Mussolini allora risponde – Ma…perché c’ha sempre questo pudore, ma quella è la verità, lui me l’ha detto.
Bruno Vespa figlio di Mussolini, è stato un tema che in realtà il giornalista non ha sempre dimostrato di saper gestire benissimo, a volte lasciandosi andare a commenti decisamente inopportuni sulla figura “benevola” del duce altre volte rispondendo stizzito a chi gli facesse notare l’estrema somiglianza col dittatore, altre volte scherzandoci su come era accaduto durante una puntata di Porta a Porta in cui c’era la “nipote” Alessandra.
Proprio Alessandra Mussolini recentemente è tornata sull’argomento, insistendo sul fatto che Vespa sia effettivamente suo zio, durante un’ospitata a Canale Cinque:
Bruno Vespa è tutto mio nonno, ha una caratteristica distintiva della famiglia Mussolini: il tratto dalla narice alla bocca. Prima o poi farà outing.
Bruno Vespa figlio di Mussolini: un tema scomodo per il conduttore Rai
Nonostante tutto Vespa non si è mai dimostrato offeso dalla somiglianza o dalle associazioni con il duce, lui che in realtà è sempre stato più un berlusconiano di ferro, parafrasando il soprannome di un noto personaggio di epoca fascista, piuttosto che un nostalgico del ventennio.
Eppure spesso Vespa è scivolato sul tema Mussolini, proprio legato non solo a questa ormai leggendaria parentela, ma anche ai libri che Vespa ha scritto sul duce, seguiti da commenti quasi lusinghieri verso la figura storica di Benito Mussolini. Per adesso Bruno Vespa figlio di Mussolini è una voce che Vespa non respinge ma nemmeno conferma.
Un tempismo quasi invidiabile, è forse un caso che Vespa si sia lasciato andare a tali esternazioni subito dopo il successivo, nonché ennesimo accostamento parentale fatto da Alessandra Mussolini che vedrebbe appunto Bruno Vespa figlio di Mussolini?
Fatto sta che durante la trasmissione televisiva Agorà su Rai3, due giorni fa, il giornalista Bruno Vespa, viene ospitato per presentare il suo ultimo libro sul duce “Perché Mussolini rovinò l’Italia” a questo punto un titolo ironico, ma si sa un libro non si giudica dalla copertina, per quanto discutibile.
Eppure Vespa a un silenzio intelligente ha preferito imboccare una strada contromano, proprio in un periodo in cui la gestione delle ideologie fasciste in Italia sta rappresentando un problema non di poco conto, lasciandosi andare a dei commenti sul duce che ovviamente lasciano il tempo che trovano:
Nel libro racconto il consenso che Mussolini ebbe per le sue opere sociali. Ha creato i contratti nazionali, l’Inps, la settimana di 40 ore.
Commenti alquanto gravi, alimentati dal fatto che non rappresentano neanche il vero. “Mussolini ha fatto anche cose buone” uno slogan ormai mito buono solo tra i nostalgici.
L’unico vero atto che Mussolini ha fatto di benevolenza e responsabilità nella sua vita, verso qualcosa o qualcuno è stato per se stesso fuggendo dagli alleati, e comunque gli è servito a poco.
Ma quindi è Bruno Vespa figlio di Mussolini? Probabilmente questo la sa solo lui, certo se il giornalista vuole diffondere delle verità potrebbe cominciare da subito senza citare cose per il paese che Mussolini non ha mai fatto. Se poi la leggenda di Bruno Vespa figlio di Mussolini sia vera o no lo dirà il tempo.
Inps
Nel 1898 nasce la Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e per la vecchiaia degli operai che è l’antenata più anziana dell’attuale Inps. Nel 1919 l’assicurazione per l’invalidità e la vecchiaia diventa obbligatoria per i lavoratori dipendenti privati, mentre il nome Inps venne attributo in maniera definitiva nel 1944, un anno dopo la caduta del fascismo.
40 ore settimanali
In realtà, negli anni del fascismo, per lo più la settimana lavorativa ammontava a 48 ore, distribuita al massimo in 8 ore al giorno. Le rivendicazioni per la settimana di 40 ore arrivarono soltanto nei decenni successivi, con le lotte sindacali e le trattative sulla contrattazione collettiva. La settimana da 40 ore, insomma, fu resa possibile soltanto dalla legge 24 giugno 1997 n. 196, oltre mezzo secolo dopo la caduta del fascismo.
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Perché l’Italia amò Mussolini
Nel 2020 Bruno Vespa pubblica il suo libro Perché l’Italia amò Mussolini (e come è sopravvissuta alla dittatura del virus). Il testo verte sulla descrizione dell’Italia e di Roma in due momenti storicamente diversi ma accomunati da alcune caratteristiche. I periodi di cui scrive Vespa sono quelli della dittatura fascista e di quella che l’autore definisce allo stesso modo un regime dittatoriale: quello del “signor Covid”.
Da una parte si racconta di una Roma stracolma di persone durante gli anni del consenso, dall’altra la Capitale appare deserta a causa del lockdown. Il punto di congiunzione delle due dittature è che entrambe hanno limitato la libertà degli italiani.
Nella parte dedicata al fascismo vengono elencate le opere mussoliniane che gli italiani apprezzarono, come i treni in orario, la bonifica pontina, la settimana lavorativa di 40 ore oppure il sostegno alla maternità. Inoltre, è descritta la vita più privata di Mussolini, separato in casa a Villa Torlonia e amante di numerose donne, tra cui Claretta Petacci.
Nella sezione legata al Covid, invece, Vespa si pone nella sua forma migliore da cronista, raccontando ciò che ha potuto osservare con i propri occhi durante i mesi di lockdown. Vengono poi messe a confronto le opinioni dei vari scienziati e sottolineato il ruolo della comunicazione nel periodo di pandemia, che ha comportato solo allarmismo.
Negli ultimi capitoli sono presenti gli incontri del giornalista con gli esponenti politici del momento, soprattutto con l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il quale ha espresso temi come il timore per la ripresa dall’epidemia o la speranza nella realizzazione di un vaccino.
Perché Mussolini rovinò l’Italia
Se nel testo Perché l’Italia amò Mussolini Vespa racconta i fatti più intimi del dittatore e cita le opere realizzate a favore degli italiani, in Perché Mussolini rovinò l’Italia (e come Draghi la sta risanando), del 2021, lo stampo è differente.
Come nel libro precedente, i tempi narrativi del libro sono due. Da una parte vengono ricordate le azioni più crudeli di Mussolini che rappresentarono uno spaccato negativo nella storia dell’Italia, mentre dall’altra si celebra l’atteggiamento con cui il Paese si è ripreso dalla pandemia.
Il racconto inizia dall’amicizia tra il dittatore e Hitler, che portò anche a un’alleanza politica e all’istituzione delle leggi razziali del 1938 e l’ingresso nella Seconda Guerra Mondiale di un’Italia che non era affatto pronta a uno scontro bellico di quella portata. La descrizione dell’Italia mussoliniana termina con la caduta del regime del Duce e il suo successivo arresto. Il tutto è descritto da Vespa come se fosse lì a osservare le vicende.
Allo stesso modo viene raccontata l’Italia che si deve alzare davanti alla devastazione portato dalla pandemia. Oltre alla campagna vaccinale che ha rallentato il corso del virus, Bruno Vespa si sofferma sulla figura di Mario Draghi, al quale si deve la gestione degli stimoli finanziari che hanno portato a un sollevamento dell’economia italiana.