Oggi le donne italiane hanno conquistato un diritto storico, quello di poter dare il proprio cognome ai figli. Finora tale possibilità era stata negata a motivo dell’articolo 262 del codice civile che prevedeva alla nascita l’automatismo del cognome paterno.
La regola sancisce che il figlio assuma il cognome di entrambi i genitori, nell’ordine concordato da questi, salvo che di comune accordo si decida di attribuire soltanto il cognome di uno dei due.
A deciderlo è stata la Corte Costituzionale, presieduta da Giliano Amato. Si può decisamente affermare che sia caduto un tabu.
Cognome paterno: una questione a cui la Corte Costituzionale lavorava da tempo
Già dal 14 gennaio 2021 la Corte Costituzionale, con l’allora presidente Giancarlo Coraggio e Amato come relatore del caso, aveva sollevato la questione in capo a se stessa riguardo la costituzionalità dell’articolo 262 del codice civile, che ammette in caso di riconoscimento dei genitori, il solo cognome paterno, e quello della madre solo nei casi in cui la figura paterna risulta non pervenuta.
Anche il tribunale di Bolzano nel 2019 si era rivolto alla Consulta perché una coppia aveva richiesto di dare al figlio solo il cognome materno, considerando anomala la norma in vigore. E proprio questo episodio aveva spinto la Corte ad andare oltre il singolo caso perché riguardava una questione di più ampio respiro che non si può ricondurre a un caso specifico.
La Corte oggi ha stabilito l’illegittimità costituzionale di tutte le norme che prevedono l’attribuzione automatica del cognome paterno. Avrebbe inoltre ritenuto “discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre” e nel dare la notizia di quanto deciso ha aggiunto che “in mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico”.
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