lunedì, 17 Marzo 2025
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Cos’è il congedo straordinario per il dottorato: 3 anni retribuiti, senza tesi

Ecco come funziona il "congedo straordinario per dottorato" per gli statali, cioè un periodo di circa tre anni in cui un dipendente pubblico può mettersi in aspettativa per studiare.

Il “congedo straordinario per dottorato” è un’agevolazione rivolta agli statali che permette ai dipendenti pubblici di prendere un’aspettativa retribuita di circa tre anni, per poter studiare.

Si tratta, dunque, di un’importante opportunità formativa per chi già lavora ma vorrebbe intraprendere un nuovo percorso di studi. Vediamo, quindi, come funziona il “congedo straordinario per dottorato” e quali sono i vantaggi che apporta.

Cos’è il “congedo straordinario per dottorato”?

Il “congedo straordinario per dottorato” è stato introdotto dalla legge n. 476 del 13 agosto 1984, a cui è stato aggiunto il diritto a conservare il trattamento economico, con la legge n. 448/2001. Il fine di questa agevolazione è quello di permettere ai dipendenti pubblici di dedicarsi alla formazione e a un’attività di ricerca, mantenendo lo stipendio e il versamento dei contributi del proprio contratto di lavoro, per tutta la durata del corso.

Il tempo massimo di aspettativa retribuita è di tre anni. È anche possibile svolgere il dottorato in maniera telematica, non dovendolo per forza completare con la presentazione di una tesi finale ma venendo, in ogni caso, pagati dallo Stato. Un ulteriore aspetto positivo è rappresentato dall’attribuzione di punti utili per i concorsi interni per ottenere un ruolo dirigenziale nella Pubblica amministrazione.

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Alcuni punti da chiarire

Non è ben chiaro quanto il “congedo straordinario per dottorato” costi allo Stato, siccome chi detrae l’agevolazione e ottiene l’aspettativa dovrà essere sostituito da un’altra figura altrettanto competente. Inoltre, è da sottolineare che anche coloro ai quali inizialmente viene rifiutata la domanda, se fanno ricorso al Tar quasi sempre ottengono il congedo. Ciò vuol dire che questi ultimi continueranno a ricevere il proprio stipendio ma non saranno presenti sul posto di lavoro per almeno tre anni.

Un altro aspetto critico del “congedo straordinario per dottorato” riguarda la mancanza di test di ingresso per chi decide di svolgere l’attività di ricerca all’estero. Non è richiesta, infatti, la conoscenza base della lingua del Paese ospitante, perché l’importante è pagare il corso che, in via telematica, non ha dei costi limitativi per il dottorato. A quest’ultima agevolazione va aggiunto lo stipendio regolarmente pagato dallo Stato.

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Come gestire lo stipendio?

Lo stipendio pagato dallo Stato può essere mantenuto nel caso in cui il dottorato decidesse di rinunciare a un’eventuale borsa di studio. Questa è un’opzione che molti preferiscono, siccome il guadagno è maggiore rispetto agli importi delle borse in Italia, spesso inferiori della retribuzione media del pubblico impiego. A tal proposito si è esposto il ricercatore dell’Osservatorio dell’Università Cattolica, il quale ha affermato: “Sebbene il dottorato dovrebbe conferire competenze elevate, per cui ha senso incentivarlo al fine di incrementare la produttività, l’attuale normativa solleva diversi dubbi“.

Questa dichiarazione si riferisce al fatto che la normativa non obbliga il dipendente a restituire all’Amministrazione pubblica il denaro erogato durante il periodo di congedo straordinario, nel caso in cui non viene completato il corso di dottorato di ricerca. Solo i dipendenti che interrompono il rapporto di lavoro nei successivi due anni al conseguimento dell’attività di ricerca devono restituire le retribuzioni erogate. Ciò implica, come già affermato in precedenza, che i costi per lo Stato siano elevati, siccome per ogni dipendente in aspettativa retribuita è necessario trovare un sostituto. Dunque, le spese per le Pubbliche amministrazioni potrebbero ammontare a quasi 50 mila euro annui, considerando lo stipendio e gli oneri previdenziali medi dei dipendenti pubblici.

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