Il primario di anestesia e terapia intensiva dell’Irccs San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo, intervenendo al convegno “Covid-19 in Italia, tra informazione, scienza e diritti” in Senato, aveva ribadito la sua posizione, che sottolinea essere condivisa da colleghi e operatori che lavorano sul campo. Ma rifiuta in ogni modo le accuse di chi lo vuole negazionista della Covid. In quell’occasione ha detto:
Al Comitato tecnico-scientifico fanno riferimento a una necessità che io condivido assolutamente. Dobbiamo convivere con il virus. Ma dallo scorso aprile non abbiamo avuto più malati gravi ricoverati in terapia intensiva per Covid. Quando a maggio ho detto che il virus era clinicamente morto sono stato frainteso e si è speculato sulla mia affermazione. Ma nessuno è riuscito a contraddirmi e, fortunatamente, continuiamo ad assistere a questo tipo di evidenza.
Zangrillo: “Chiedo scusa per i toni, ma nessuno è riuscito a contraddirmi”
Il 31 maggio scorso Alberto Zangrillo, primario all’Irccs San Raffaele di Milano e prorettore dell’Università Vita-Salute, ha dichiarato il virus Sars-Cov-2 “clinicamente inesistente”. In merito a quanto detto, ha confermato:
La frase non mi è sfuggita. Ho già chiarito, ma lo ripeto volentieri. Ho parlato anche a nome di altri colleghi di tutte le altre discipline con cui ho condiviso il problema nel mese e mezzo precedente. È un’affermazione di cui si è impossessata anche l’opinione pubblica e mi rendo conto di dovermi assumere la responsabilità di dare un’informazione corretta. E l’ho fatto. Probabilmente ho sbagliato nei toni e chiedo scusa, ma nessuno è riuscito a contraddirmi.
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Sulle accuse di negazionismo
Il primario, in separata sede, ha risposto a chi lo accusa di essere un negazionista del virus senza nascondere il suo fastidio. Ha detto:
Dire che il virus oggi non sta producendo una malattia clinicamente significativa non vuol dire affatto negare l’esistenza del Sars-Cov-2. Rifiuto in tutti i modi la definizione di negazionista. Sono stato tra i primi ad andare nella zona rossa per aiutare i colleghi di Lodi. Qui al San Raffaele abbiamo dedicato ai pazienti positivi a Covid cinque terapie intensive, dove abbiamo assistito 130 malati gravi. E abbiamo prestato cure anche a oltre 1.300 malati, con sintomatologia medio-grave, ricoverati in altri reparti.
Se colleghi universitari milanesi si permettono di dare del negazionista a chi come me è andato in mezzo ai malati e se ne è preso cura, ne risponderanno.
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