Ha fatto letteralmente il giro del web il video in cui Massimo Segre, banchiere di 68 anni, ha pubblicamente rivelato i (presunti) tradimenti della promessa sposa Cristina Seymandi, imprenditrice 47enne, in occasione di una festa pre-matrimoniale a Torino.
“Desidero regalare a lei la libertà di amare che ha sempre cercato, da stasera termino la mia convivenza con lei”, le parole dell’uomo di fronte a circa 150 invitati, molti dei quali stavano riprendendo col cellulare la scena ed erano (probabilmente) stati informati della piazzata cui avrebbero assistito.
Perché a fare una brutta figura è stato Massimo Segre e non Cristina Seymandi
Forse Massimo Segre credeva che una simile sceneggiata potesse riscattare il suo onore, l’onore di uomo tradito a cui di certo non piace “fare la figura del cornuto davanti a tutti”, come lui stesso ha ammesso. Ma tant’è.
Ora la sua storia con Cristina Seymandi è sulla bocca di tutti. Ma a fare una figura barbina non è lei. La gogna pubblica volta all’umiliazione è ben peggio di un tradimento. Mettere pubblicamente a nudo una persona anche sul web, intaccandone senza rimedio l’onore e la dignità, è peggio di un tradimento. In quel video non c’è solo voglia di riscatto, di verità. Per quella probabilmente sarebbe bastato un avvocato, un confronto pacifico in casa.
Nel video/gogna di Segre c’è qualcos altro, c’è la voglia di distruggere, la totale assenza di rispetto nella sua forma più basilare. E lo dimostrano le parole che l’uomo ha utilizzato rivolgendosi alla quasi-moglie, che ha assistito alla scena in un attonito silenzio.
Massimo Segre tra paternalismo e finta magnanimità
“Concedere” la libertà alla propria donna, così come Massimo Segre ha detto a Cristina Seymandi, è già di per sé tra le espressioni più patriarcali e paternalistiche che possano essere pronunciate. Perché sottointende: sei libera solo perché io ti sto permettendo di esserlo. Ma non si limita a questo la caratura agghiacciante delle parole di Segre.
L’ultima parte del suo discorso continua: “Vai a Mykonos (dove la coppia aveva organizzato il viaggio di nozze, ndr) con il tuo avvocato, sii felice con lui, come sai è tutto pagato. Così come è pagato il viaggio in Vietnam. Ti confermo la mia stima lavorativa. Se vorrai, al tuo ritorno, potremo valutare come proseguire una collaborazione professionale”.
Insomma: Segre non solo è il “cornuto” della situazione, ma è anche profondamente magnanimo visto che, nonostante tutto, concederà alla ormai ex compagna di “proseguire una collaborazione professionale” con lui, quasi come a graziarla, quasi come fosse un giudice supremo.
La versione di Cristina Seymandi
Massimo Segre ha condannato (per sua personale sentenza) Cristina Seymandi alla pubblica umiliazione senza speranza di fuga. E questo è un atto violento, perché costringe qualcuno in una situazione di disagio e di umiliazione da cui non può sfuggire.
Da parte sua, Seymandi ha dichiarato: “I giorni dopo la festa non ho dormito. È stata un doccia ghiacciata. Ma ora comincio a mettere a fuoco le cose. È stata una pagliacciata, diciamo la verità, le cose serie si risolvono in altro modo. Ha coinvolto tutti i miei amici, ignari che si sarebbe verificato questo spettacolo a cui certo non avrebbero voluto partecipare”.
“Penso che le cose siano molto diverse da come lui le ha raccontate quella sera – ha continuato l’imprenditrice – Penso che non sia stata una scena del suo ruolo in quanto come professionista le questioni private che coinvolgono anche figli e parenti non vanno gettate sulla pubblica piazza. Poi se n’è andato via senza lasciarmi parlare accompagnato da quattro bodyguard”.
“Il giorno dopo – ha continuato la donna – sono andata lavorare perché in ogni caso ho un’azienda e i colpi di testa non me li posso permettere. Dovevamo partire il giorno dopo per Mykonos, le valigie erano già pronte. Se vado via andrò da sola. E, a proposito di tradimenti, lui deve pensare a se stesso in primis“.
In ultimo, la donna ha dichiarato che sta pensando se “tutelarsi nelle sedi civili e penali“. Insomma: tutta questa storia adesso potrebbe finire in tribunale. E lì ad essere giudicato, stavolta, sarà proprio Massimo Segre.
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