Obbligo vaccinale, 3°dose, Green Pass. Tra un velo di ironia e quella sentenziosa sicurezza che lo caratterizza, ieri il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha preso delle posizioni decise in conferenza stampa. Dopo il flop delle proteste dei No Vax e dei No Green Pass, caratterizzate dal verificarsi di episodi di minacce e percosse ai danni di virologi e giornalisti, definiti da Draghi come “una violenza particolarmente odiosa e vigliacca”, il Premier ha annunciato una ulteriore estensione del Green Pass, oltre a quella già entrata in vigore il 1° settembre. Ha detto: “L’orientamento è quello di estendere l’utilizzo del Green Pass, ci sarà una cabina di regia come è stato chiesto dal senatore Matteo Salvini ma la direzione è questa”.
La Lega, infatti, si è da sempre posta contro l’obbligo della certificazione verde e il Premier non ha nascosto una certa insofferenza verso tale atteggiamento: “auspico una maggiore convergenza, il Governo va avanti”, con o senza Salvini, verrebbe da dire. Poi, il capo del Governo ha sciolto tutti i dubbi sull’obbligo vaccinale, una soluzione suggerita da tempo dagli esperti, e sulla terza dose: quando gli è stato chiesto se si faranno, ha risposto con un semplice “sì a entrambe le domande”. Non si è fatta attendere la chiusura del leader del Carroccio verso l’obbligo di vaccino: “Noi siamo al Governo e ci rimarremo anche con l’obbligo, Pd e 5Stelle si mettano l’anima in pace. Ma la Lega confermerà in Parlamento le sue posizioni di sempre”, ha detto Salvini.
In merito alla campagna vaccinale, Draghi si è detto “abbastanza fiducioso che si possa raggiungere l’obiettivo dell’80% per fine settembre”. Nel frattempo, oggi il ministro della Salute Roberto Speranza decide pure sulla retrocessione o meno della Sardegna in zona gialla.
Draghi apre all’obbligo vaccinale. La Sicilia ancora in gialla ora teme la zona arancione
Il monitoraggio dell’Iss di oggi ha confermato il calo dell’Rt a 0,97 (da 1,01): l’indice è tornato sotto 1 dopo sei settimane. Si registra una lieve diminuzione anche dell’Rt ospedaliero e dell’incidenza (74 per 100mila abitanti, comunque al di sopra della soglia dei 50 casi) e un aumento da 10 a 17 delle Regioni a rischio moderato.
La Sicilia è l’unica Regione italiana che si trova attualmente in zona gialla: è retrocessa lunedì scorso e gli indicatori decisionali dell’isola sono ancora sopra la soglia (22,5% di pazienti Covid in area medica, sopra la soglia del 15% e 13,9% in terapia intensiva, sopra la soglia del 10%). La zona arancione, di cui già fanno parte alcuni Comuni siciliani, non sembra così lontana per la Sicilia (ci si entra superando i limiti di occupazione dei posti letto nei reparti ordinari e in terapia intensiva previsti per la zona gialla), anche a causa del basso tasso di vaccinati rispetto alle altre regioni italiane.
Sì del Governo all’obbligo vaccinale. Quali Regioni rischiano la zona gialla dal 6 settembre
Per il rischio zona gialla, la Sardegna è al limite: registra il 13,2% di pazienti Covid in area medica (valore in salita), ma recupera con l’incidenza, che si ferma a 117,4 ogni 100mila abitanti (valore in discesa). Osservata speciale anche la Calabria, che però dovrebbe restare in fascia bianca: 16,8% di pazienti in area medica, ma intensive che si mantengono sotto il limite a 8,9% (valore in crescita). Le Regioni a rischio moderato sono 17: Sicilia, Abruzzo, Basilicata, Veneto, Calabria, Friuli Venenzia Giulia, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Puglia, Liguria, Lombardia, Marche, Molise e le province autonome di Trento e Bolzano.
Sette Regioni e Province autonome riportano allerte di resilienza: Sicilia, Veneto, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta. Ma mentre preoccupano la Sicilia, dove i nuovi casi di Covid-19 segnalati in settimana sono 9771 (in crescita) e il Veneto, che ne ha registrati 4217, le restanti 4 Regioni (Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta) sono classificate a rischi basso. La Sardegna, nonostante gli alti indicatori ospedalieri, vede invece diminuire il trand settimanale dei nuovi casi Covid (che si attestano a 1483), anche se i focolai sono in aumento.
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