È esploso l’acquario AquaDom di Berlino, il più grande acquario cilindrico del mondo, situato nell’Hotel Radisson Blu.
L’AquaDom, alto 14 metri e dal diametro di 11,5 metri, conteneva un milione di litri di acqua salata, 1500 pesci esotici e 100 specie diverse. L’esplosione, secondo le prime informazioni, sarebbe avvenuta intorno alle 4:30 della notte. Ancora ignote però risultano le cause, ma una prima ipotesi si concentra sull’usura del materiale e di un cedimento strutturale.
Dai video pubblicati sui social, si vede come l’acqua al mattino stesse ancora uscendo dall’edificio inondando le vie circostanti. Inoltre il liquido sarebbe fuoriuscito dalla vasca verticale arrivando fino al terzo piano dell’hotel.
Secondo quanto riferisce la polizia di Berlino, tutta l’area è stata transennata e almeno 100 vigili del fuoco sono al lavoro mentre due persone rimaste ferite.
È un bene o un male allevare pesci in un acquario
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L’aquario di Berlino viene visitato ogni anno da migliaia di persone. Se l’esplosione fosse accaduta qualche ora prima ci sarebbe stato un bilancio molto più pesante.
Nel 2020, secondo l’agenzia tedesca Dpa, l’acquario è stato completamente modernizzato. La questione dell’aquario come anche dello zoo solleva anche implicazioni di carattere etico. Partendo dal presupposto che, ad esempio, molti pesci in acquario sono stati allevati in cattività questo solleva una questione diversa, come riporta Aquaportal, portale di riferimento per l’acquariofilia in Italia. Quanto è accettabile mantenere degli esseri in cattività allo scopo ornamentale?
La differenza sta nella pressione evolutiva alla quale i soggetti in natura sono sottoposti. Negli acquari si verificano mutazioni “neutre”, ovvero mutazioni che in quel particolare ambiente non hanno alcun effetto sulla sopravvivenza e la fertilità. In natura invece varia la distribuzione genetica all’interno di una popolazione e vi è una selezione naturale severissima.
Inoltre, secondo uno studio statunitense, svolto presso il dipartimento di Scienze ambientali e biologiche della Troy University, in Alabama, i pesci soffrirebbero anche di depressione, se costretti a vivere in cattività. La neurochimica dei pesci non sarebbe diversa da quella degli esseri umani, sottolinea il professor Julian Pittman, in un’intervista rilasciata al New York Times.
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