venerdì, 17 Gennaio 2025
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Gino Cecchettin fuori l’aula: “È fatta giustizia, ma la battaglia continua”

Dopo la condanna all'ergastolo di Filippo Turetta, avvenuta il 3 dicembre, Gino Cecchettin si è espresso in merito alle decisioni prese dalla Corte d'Assise di Venezia. Ha accolto la sentenza ma ha anche affermato che il percorso per combattere la violenza di genere è ancora lungo.

Il 3 dicembre Gino Cecchettin si è presentato in tribunale per assistere al processo di Filippo Turetta. Dopo oltre sei ore di camera di consiglio, passate da poco le 16, la Corte d’Assise ha condannato Turetta all’ergastolo, riconoscendo l’aggravante della premeditazione ma non di stalking e crudeltà.

La sentenza è stata accolta in un’aula silenziosa, nella quale Gino Cecchettin è apparso impassibile e composto. Ha accolto le decisioni prese dai giudici, non entrando nel merito di un discorso lontano dalle sue competenze, ma ha anche affermato che la lotta per combattere la violenza di genere è ancora lunga.

Le parole di Gino Cecchettin

Una volta terminato il processo ed emessa la sentenza, Gino Cecchettin ha rilasciato alcune dichiarazioni ai giornalisti, fuori dall’aula della Corte d’Assise. Nonostante Turetta abbia ricevuto la pena più alta che la Corte d’Assise potesse emettere, il volto e le parole di Gino Cecchettin sono pur sempre quelle di un padre che non avrà più indietro la propria figlia. Proprio per questo dice “non sono né più sollevato né più triste di ieri e o di domani“.

Quando i cronisti gli chiedono la sua reazione alla condanna di Turetta, Cecchettin ha affermato:

Pensavo di rimanere impassibile, penso sia stata fatta giustizia e rispetto la sentenza, ma la violenza di genere non si combatte con le pene, bensì con la cultura.

Come essere umano mi sento sconfitto.

Come papà non è cambiato nulla rispetto a un anno fa.

Gino Cecchettin ha, poi, ribadito l’importanza di essere uniti nel cambiare le cose, affinché episodi simili a quello capitato a Giulia non si ripetano:

Avrei accettato qualsiasi verdetto; ma quando è arrivato ho capito che essere qui, tutti, vuol dire che abbiamo perso tutti la battaglia.

E parlo come cittadino, non come padre.

Adesso guardiamo avanti, cercando di non trovarci più qui con altri papà, con altri giornalisti.

Aiutateci in questo percorso perché c’è tanto da fare.

Leggi anche: Il diario Giulia Cecchettin è una mappa per capire cosa non è amore

La battaglia contro la violenza di genere

Gino Cecchettin si è espresso più volte, durante diverse interviste, sul tema della violenza di genere. Fuori dall’aula di tribunale, ieri, ha affermato: “La giuria si è pronunciata, non entro nel merito della pena perché ho sempre detto che non l’avrei fatto. La battaglia adesso continua“. Si tratta di una battaglia, però, che non va combattuta attraverso delle sentenze, piuttosto con cambiamenti radicali nelle persone:

E’ un percorso che dobbiamo fare come società, dobbiamo capire cosa è crudeltà e cosa è stalking, su questo ci sarà da dibattere.

Mi dedicherò alla Fondazione per Giulia, andremo avanti come stiamo facendo, cercando di salvare altre vite.

Leggi anche: Fondazione Giulia Cecchettin, il papà Gino: “Nel nome di mia figlia scelgo di far crescere l’amore”

Gino Cecchettin e Filippo Turetta

Per quanto riguarda Filippo Turetta, non è stato quasi mai preso in considerazione da Gino Cecchettin. Quest’ultimo, infatti, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha dichiarato: “Non mi aspetto scuse. Il mio percorso è un altro. Io ho perso tutto, andrò avanti con il mio percorso“.

Prima dell’inizio dell’udienza del 3 dicembre, inoltre, c’è stato uno scambio di stretta di mano tra il legale di Filippo Turetta e Cecchettin. Nel corso dell’arringa, durante l’udienza precedente, l’avvocato Caruso aveva cercato di smontare la tesi della premeditazione, umiliando, però, la memoria di Giulia. Sulla stretta di mano, Gino Cecchettin ha commentato:

Con l’avvocato ci siamo stretti la mano.

Lui doveva fare il suo lavoro, io mi sono sentito offeso.

Ci siamo chiariti, da persone civili, con punti di vista diversi.

Chiaro che il mio punto di vista è quello del genitore, ma da persone oneste ci siamo chiariti e si è fatta pace.

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