Sono due le Porte Sante aperte in questi primi giorni d’apertura del Giubileo 2025: il 24 dicembre nella Basilica di San Pietro e il 26 dicembre nel carcere romano di Rebibbia. Seguiranno poi il 29 dicembre quella in San Giovanni in Laterano, il 1° gennaio 2025 in Santa Maria Maggiore e il 5 gennaio in San Paolo fuori le Mura.
Per Papa Francesco si tratta di un ritorno, dopo la visita del 2015, ma l’apertura della Porta Santa nella chiesa del Padre Nostro nel polo penitenziario di Rebibbia ha rappresentato una novità assoluta, segnando una svolta epocale nella storia della Chiesa Cattolica. È infatti la prima volta nella storia giubilare che una Porta Santa viene aperta in un penitenziario.
Un gesto fortemente voluto dal Pontefice, il quale ha sottolineato come il tema dell’Anno Santo – la speranza – non deve mai mancare. Il tema della speranza è stato il filo conduttore dell’incontro avvenuto nel carcere romano, ribadendo come sia importante non chiudersi mai con sé stessi perché “la speranza non delude mai”.
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Giubileo 2025, il messaggio di Papa Francesco ai detenuti
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L’apertura della Porta Santa del carcere di Rebibbia è avvenuta il giorno di Santo Stefano, una data simbolica e fortemente ricercata da Papa Francesco. Il Pontefice ha deciso di varcare la Porta non servendosi della sua sedia a rotelle, come invece accaduto per la cerimonia d’apertura a San Pietro, ma in piedi sulle proprie gambe.
Bergoglio è arrivato al polo penitenziario poco prima delle nove di mattina, ha poi successivamente iniziato una solenne cerimonia che si è aperta con un invito a spalancare le porte dell’amore e della speranza:
Io ho voluto spalancare la Porta oggi, qui. La prima l’ho fatta a San Pietro, la seconda è vostra.
È un bel gesto quello di spalancare, aprire: aprire le porte.
Ma più importante è quello che significa: è aprire il cuore. Cuori aperti. E questo fa la fratellanza.
I cuori chiusi, quelli duri, non aiutano a vivere, per questo la grazia di un Giubileo è spalancare, aprire e, soprattutto, aprire i cuori alla speranza.
Erano presenti all’incontro anche il ministro della giustizia Carlo Nordio e il capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo. Oltre ad Alessandro Diddi, procuratore vaticano, il cardinale Josè Tolentino e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
All’uscita della struttura si è poi concesso una piccola intervista all’emittente vaticana Tv2000: “Ogni volta che vengo in carcere la prima domanda che mi faccio è perché loro e non io” esclama Bergoglio, aggiungendo poi: “Tanti di questi non sono pesci grossi, i pesci grossi hanno l’astuzia di rimanere fuori”.
Prima di andare via ha poi salutato uno per uno tutti i circa 300 detenuti e gli agenti di polizia, ricevendo anche alcuni doni.
Ha poi concluso la sua visita con l’augurio di un grande giubileo per tutti e un pensiero dedicato anche ai detenuti che sono rimasti in cella impossibilitati a venire: “Vi auguro molta pace, molta pace. E tutti i giorni prego per voi. Davvero”.
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