È di nuovo il momento di fare il punto sulla condizione degli insegnanti precari. “Ho vinto l’ultimo concorso docenti, però c’erano soltanto 8 posti in Friuli-Venezia-Giulia e io non sono rientrata fra questi. Purtroppo, non so quale sia la mia posizione perché era prevista soltanto una graduatoria con questi 8 posti. Ora però non vale più niente e a novembre dovrò affrontare un nuovo concorso sugli stessi argomenti, con le stesse modalità, anzi, con qualche soglia di sbarramento in più“.
Questa è la storia di Marianna Fierro, giovane professoressa che insegna Italiano, Latino e Storia in un liceo delle scienze umane nella provincia di Udine, dove lavora con un contratto a tempo determinato. La sua è una situazione comune a molti insegnanti e che, con l’inizio del nuovo anno scolastico, torna a mostrare le storture del sistema dei concorsi.
Quando ritenterà nei prossimi mesi di ottenere il suo posto in graduatoria, le cose saranno più complicate: “Quello che cambia è che non basta superare lo scritto per accedere all’orale, ma passeranno all’orale soltanto tre volte il numero dei posti messi a bando. Tre volte il numero dei posti messi a bando? Sì, per esempio, se i posti a bando sono otto, passeranno all’orale soltanto 24 persone, mentre nel concorso precedente bastava che prendessi settanta allo scritto per accedere all’orale. Però, a noi che non siamo entrati nei posti disponibili non è stato mantenuto nulla, neanche lo scritto“.
Bisognerà rifare tutto da capo, il che significa studiare ancora, spendere soldi per recarsi nel luogo dove si terrà l’esame, perdere un giorno di scuola (quindi di lavoro) e restare ancora nella precarietà. Per questo, oltre 12.000 docenti esclusi dal concorso Pnrr 2023-2024 hanno firmato una lettera indirizzata ai gruppi parlamentari.
La lettera degli insegnanti precari
In un momento in cui la precarietà nel mondo della scuola è diventata una condizione strutturale, noi, precari storici e nuovi laureati, ci siamo riuniti per discutere delle difficoltà che quotidianamente affrontiamo e delle possibili soluzioni che auspichiamo possano essere prese in considerazione. È per questo motivo che chiediamo un incontro con Voi, nella speranza di avviare un dialogo costruttivo e concreto.
Gli insegnanti precari, riunitisi attraverso il gruppo Facebook “Dignità al merito: idonei esclusi Pnrr 2023/2024”, hanno elencato in questa lettera le loro richieste.
In primis, garantire un sistema dove non vengano esclusi gli idonei e dove venga riconosciuta l’esperienza maturata negli anni d servizio. Il gruppo di insegnanti richiede una revisione dei percorsi abilitanti a causa della crescente diffusione di titoli e abilitazioni venduti da università telematiche, che rischiano di compromettere la qualità dell’insegnamento.
Nella lettera viene chiesto lo stop ai concorsi quando sono ancora presenti graduatorie di merito da esaurire e propone l’introduzione di un doppio canale di reclutamento: da un lato stabilizzare i docenti precari con almeno tre anni di servizio, dall’altro prevedere l’immissione degli idonei da concorso.
Infine, ribadiamo la necessità di conoscere all’interno degli albi degli USR, le relative graduatorie di merito e le posizioni di tutti i singoli candidati che hanno partecipato alla procedura. Riteniamo che queste istanze non possano più essere ignorate e che sia giunto il momento di lavorare insieme per trovare soluzioni che possano garantire una maggiore stabilità lavorativa e una migliore qualità dell’insegnamento
Marianna si dice comunque fortunata: “Dopo questi concorsi, quest’anno molte persone sono rimaste veramente penalizzate. La cosa grave è che sono stati penalizzati soprattutto i precari storici. Hanno vinto il concorso soprattutto persone con il dottorato, che vale tantissimi punti, persone con il servizio civile universale, perché avevamo una riserva del 15% dei posti stabiliti, che è una nuova regola della pubblica amministrazione“.
Leggi anche: Innovazione educativa: le tecnologie che stanno cambiando la scuola
Insegnanti precari, la risposta politica
Di questa situazione si è fatto portavoce Luigi Maria Sofia, professore precario che attraverso i suoi profili social ha indetto un’assemblea da cui si è costituito il collettivo di insegnanti, che vede tra i suoi coordinatori la professoressa di Udine da noi intervistata.
La lettera ha fatto rumore e ha già ottenuto un primo risultato, ossia una proposta di emendamenti del Decreto Omnibus da parte di Flc-Cgil. Ma la protesta non si esaurisce qui e il gruppo di insegnanti sta organizzando una mobilitazione per il 27 settembre in varie città, tra cui Milano, Firenze, Roma, Napoli e Bari. Sarà un flash mob davanti agli uffici scolastici regionali, appoggiato anche dai sindacati.
Inoltre, il collettivo di insegnanti ha contribuito ai punti sollevati da Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi Sinistra, durante un’interrogazione parlamentare rivolta nei giorni scorsi al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara.
Piccolotti ha infatti denunciato non solo il numero record di insegnanti precari, che il prossimo anno potrebbe arrivare 250.000, ma anche all’inefficacia del concorso legato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che invece di combattere la precarietà sta creando nuovi ostacoli a causa dell’algoritmo di assegnazione e alle riserve per il servizio civile
Leggi anche: Graduatoria Medicina 2024, oggi il primo scorrimento: quale sarà il punteggio per entrare?