Con l’espressione latina Ius soli, che in italiano sta ad indicare “diritto del suolo”, si intende l’acquisizione della cittadinanza di un dato Paese come conseguenza del fatto di essere nati in quel luogo, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.
In Italia, dopo le recenti vittorie olimpiche che mostrano un Paese sempre più multietnico, è riemerso il dibattito politico sullo ius soli. C’è chi come il presidente del Coni, Giovanni Malagò, durante la conferenza stampa di chiusura di Tokyo 2020 ha proposto lo ius soli sportivo. Si tratta della possibilità di concedere la cittadinanza agli sportivi di età inferiore ai 18 anni, accelerando nei loro riguardi l’iter burocratico.
Ciò pur sembrando una scelta saggia costituirebbe un precedente in termini di diseguaglianza, andando a toccare il principio di uguaglianza sociale. Anche se i politici italiani non guardano a queste sottigliezze e si continuano ad avere due posizioni distinte tra favorevoli e contrari.
Ius soli: la situazione in Italia
Attualmente in Italia non vi è una vera e propria legge a favore dello ius soli. Esiste lo ius sanguinis, ossia si diventa cittadini italiani se uno dei due genitori è in possesso della cittadinanza. Ne risulta che per uno straniero non è facile ottenere la cittadinanza, come nel resto dell’Europa, anche se nel nostro Paese vigono regole ancora più dure. Solo in particolari situazioni viene applicato questo principio, secondo il quale si conferisce la cittadinanza in virtù del luogo in cui si è nati.
Siamo ben lontani da quanto accade negli Stati Uniti e nel Canada in cui la cittadinanza viene concessa a tutti i bambini, indipendentemente dalla nazionalità dei genitori. Nello specifico in Italia, secondo la legge n.91 del 5 febbraio 1992, lo ius soli si applica solo per evitare situazioni di apolidia, ossia condizioni in cui i soggetti sono privi di qualunque cittadinanza, che si verrebbero a creare in caso di nascita sul territorio italiano da genitori ignoti, apolidi o stranieri impossibilitati a trasmettere la propria cittadinanza.
Inoltre, in base al provvedimento varato dal Consiglio dei Ministri il 4 agosto 2006, un individuo nato e vissuto in modo continuativo in Italia fino ai 18 anni, può divenire cittadino italiano di diritto e ottenere la cittadinanza, a condizione che ne faccia richiesta, al massimo entro un anno dal raggiungimento della maggior età.
Situazioni di altro tipo non vengono neanche contemplate.
Il dibattito sullo Ius soli
“Non riconoscere lo ius soli sportivo è folle. Questo discorso oggi più che mai va concretizzato a 18 anni e un minuto chi ha i requisiti deve avere la cittadinanza italiana e non iniziare una via crucis con rimbalzi tra prefetture e ministeri”, ha detto Giovanni Malagò dopo la vittoria di Marcell Jacobs nei 100m alle Olimpiadi.
Netta la risposta del leader della Lega, Matteo Salvini, che ha ribadito la sua opposizione ad una nuova legge sullo ius soli:
Oggi sono strafelice delle medaglie, ma con lo ius soli non c’entra nulla. Non c’è nulla da cambiare. La legge va bene così com’è. Spero che ne vinciamo sempre di più ma lo ius soli non c’entra un fico secco.
Anche il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha commentato la questione ed ha appoggiato l’idea di Malagò su un possibile ius soli sportivo. Ecco cosa ha detto in un’intervista al direttore della Stampa, Massimo Giannini:
Lo Stato italiano dovrebbe concedere la cittadinanza agli atleti stranieri tesserati nel nostro Paese e che hanno conseguito particolari meriti sportivi.
La questione dello ius soli è giusta e spero si arrivi a una sintesi politica.
Bisogna aiutare le seconde generazioni e farle sentire parte integrante della società.
La querelle è proseguita. In risposta alla Lamorgese il leader della Lega ha detto che anziché pensare allo ius soli il ministro dell’Interno dovrebbe occuparsi degli sbarchi illegali di migranti, che continuano a verificarsi a vantaggio degli scafisti. Inoltre Salvini ribadisce che l’Italia è lo Stato europeo che ha concesso negli ultimi anni un maggior numero di cittadinanze, confermando che una legge al riguardo esiste.
Su questa linea sarà difficile trovare un accordo tra posizioni tanto diverse tra di loro, dove da una parte sembra che problemi non ce ne siano, anzi le cose andrebbero pure bene, mentre dall’altra si evidenziano notevoli gap.
Ius soli nel mondo e in Europa
La maggior parte dei Paesi del continente americano applica lo ius soli in modo automatico. Negli Stati Uniti, ad esempio, il XVI emendamento della costituzione prevede che chiunque nasca nel territorio, e sia soggetto alla sua giurisdizione, ne è cittadino in modo automatico.
In Europa invece vi sono maggiori restrizioni in tal senso: Francia, Germania, Irlanda e Regno Unito concedono la cittadinanza ius soli solo a determinate condizioni.
In Francia dal 1994 una persona nata in territorio francese da genitori stranieri può ottenere la cittadinanza se ha vissuto stabilmente per almeno cinque anni nel Paese. Inoltre, secondo la legge Guigou, al compimento della maggior età chi è nato in territorio francese ottiene automaticamente la cittadinanza se i genitori stranieri al momento della sua nascita avevano il permesso di soggiorno. Leggi analoghe si trovano anche in Irlanda, Germania e Regno Unito.
Leggi anche: È morto Gino Strada: il fondatore di Emergency aveva 73 anni