Ieri 19 gennaio Cecilia Sala è stata ospite di Fabio Fazio nel programma Che tempo che fa. La giornalista ha raccontato dell’esperienza di prigionia vissuta in Iran, dal quale è ritornata l’8 gennaio scorso. Durante la conversazione con Fazio, Sala ha messo in luce una serie di aspetti rilevanti circa il modo in cui era gestita la prigione di Evin.
L’intervista ha affrontato diverse tematiche, soprattutto relative allo stato emotivo della giornalista durante l’isolamento nella cella, dove il tempo sembrava non passare mai e i rumori provenienti dal corridoio rendevano la detenzione ancora più difficile. Vediamo cosa ha detto Cecilia Sala nella sua prima apparizione televisiva, dopo la liberazione dal carcere di Evin.
La prima apparizione televisiva di Cecilia Sala
Per rompere il ghiaccio durante l’intervista di ieri sera a Che tempo che fa, Fabio Fazio ha chiesto a Cecilia Sala: “Stai riuscendo a dormire?“. Dopo i 21 giorni di prigionia nel carcere di Evin, infatti, per la giornalista la vita non è tornata completamente alla normalità. La risposta alla domanda del conduttore, quindi, è stata:
Aiutata sì, ho dei picchi di euforia bellissimi e dei momenti di ansia che imparerò a gestire.
Sono stata fortunata a stare dentro solo 21 giorni, e di conseguenza il recupero per me è stato più rapido di molte altre persone nella mia condizione.
Ero sicura che sarei rimasta più a lungo, questa è stata l’operazione più rapida dagli anni Ottanta, e io conoscevo gli altri casi, sapevo che 21 giorni non erano molti.
Le ultime sere quando sono arrivate le lenti a contatto, un libro e una compagna di cella ho pensato “okay, posso stare qui anche di più“.
Il problema principale di chi viene rinchiuso in una cella, nella quale è costretto a stare completamente solo, è la percezione del tempo, che sembra non passare mai. Questa è forse la sensazione più straziante che ha raccontato di aver vissuto Cecilia Sala a Teheran. Perciò, la giornalista ha chiesto qualche oggetto per potersi intrattenere, durante il periodo di prigionia:
Dopo giorni di attesa mi hanno portato un libro, Kafka on the shore di Murakami, che hanno scelto loro per me.
Io all’inizio avevo chiesto il Corano in inglese perché sapevo che sarebbe stato complicato stare da sola in una cella come quella, ma mi è stato negato e così ho passato il tempo a contarmi le dita, leggere gli ingredienti sulla busta del pane.
A rendere più snervante la detenzione sono stati i rumori provenienti dalle celle vicine a quella della giornalista, dove si trovavano prigioniere in condizioni peggiori:
I rumori che arrivavano dal corridoio erano strazianti, la telefonata che ha fatto capire alla mia famiglia come stessi è stata quella in cui ho detto al mio fidanzato Daniele Raineri che avevo paura per la mia testa.
Mi hanno tenuto in forza i pensieri belli della mia vita e i sorrisi che avrei rivisto.
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Come funzionano gli interrogatori in Iran
Cecilia Sala ha raccontato il modo in cui venivano svolti gli interrogatori in Iran, oltre che il trattamento a lei riservato da parte di chi la teneva prigioniera. La giornalista ha sottolineato, infatti, di non essere stata maltrattata, anzi, si rifiutavano perfino di toccarla:
L’ultimo interrogatorio prima della mia liberazione è durato dieci ore di seguito, con brevi pause e incappucciata.
C’è stato un momento in cui sono crollata e mi hanno dato una pasticca per calmarmi.
Mi interrogava sempre la stessa persona che parlava inglese e dalle domande che mi faceva ho capito che conosceva bene l’Italia.
Erano persone colte.
Non mi hanno mai fatto male, non mi toccavano nemmeno, mi portavano in giro con un bastone perché non li toccassi.
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Il momento dell’arresto di Cecilia Sala
Cecilia Sala ha raccontato il momento in cui è stata arrestata, nella sua camera d’albergo. Da quell’istante la giornalista non è riuscita ad avere contatti con nessuno, né con l’Ambasciata Italiana, né con un avvocato iraniano:
Ho pensato molto e preso in considerazione l’ipotesi che fosse una detenzione illegittima e che lo sapessero anche loro, ma ho anche provato a pensare a cosa potesse avergli dato fastidio.
Ma erano interviste annunciate fin da quando ho chiesto il visto.
C’era qualcosa che non tornava nel mio arresto.
Ho capito che ero un ostaggio quando mi hanno detto che era morto Jimmy Carter – il presidente della crisi degli ostaggi -, l’unica notizia dall’esterno che mi hanno dato.
Il momento del rilascio, invece, è stato descritto così, durante l’intervista con Fabio Fazio:
Quando mi hanno liberata pensavo volessero portarmi da un’altra parte, perché non si fidavano a lasciarmi lì.
Ma quando, all’aeroporto militare, ho visto un uomo che non poteva non essere italiano, ho fatto il sorriso più bello della mia vita.
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I rapporti tra Italia e Stati Uniti
Cecilia Sala si è espressa anche sui rapporti tra Italia e Stati Uniti, dichiarando di aver temuto che Trump si insediasse alla Casa Bianca durante il periodo della sua detenzione. In quel caso, infatti, sarebbe stato più complicato raggiungere un accordo per liberarla. Per quanto riguarda la possibile implicazione di Elon Musk nella sua scarcerazione, Sala ha affermato:
Nessuno della mia famiglia e neanche Daniele Raineri hanno mai parlato con Elon Musk.
Innanzitutto, diciamo che la mia famiglia prova a contattare chiunque in quei momenti e l’unica priorità dal loro punto di vista era liberarmi.
Nessuno di loro ha mai parlato con Elon Musk ma Daniele Raineri, il mio compagno, contatta il referente di Elon Musk in Italia, Andrea Stroppa, e gli chiede se può far arrivare questa notizia dalla famiglia perché non la scopra dai giornali.
La giornalista ha poi proseguito, dando un quadro più ampio della situazione diplomatica tra Iran e Stati Uniti:
I rapporti diplomatici tra gli Stati Uniti e l’Iran sono interrotti dal ’79, dalla rivoluzione islamica quando i rivoluzionari islamici iraniani rapiscono tutti quelli che trovano dentro l’Ambasciata degli Stati Uniti, che da allora è chiusa, però esce sul New York Times due mesi prima del mio rapimento che Elon Musk aveva incontrato l’Ambasciatore iraniano presso le Nazioni Unite che è a New York.
Una notizia enorme perché non si parlano direttamente gli americani e gli iraniani.
Quindi ovviamente nel momento in cui lui sa molto più di me, perché ha accesso alle notizie e io no da dentro l’isolamento, però si capisce che è un caso che riguarda sia l’Iran, sia l’Italia, sia gli Stati Uniti, Elon Musk diventa una persona fondamentale.
L’unica risposta che ha avuto Daniele da Andrea Stroppa è stata “È informato“, quindi lo sapeva dalla famiglia.
Se Donald Trump fosse uscito sulla stampa dicendo pubblicamente che voleva delle particolari ritorsioni contro qualche iraniano, la mia situazione si poteva complicare moltissimo.
Io ero sicura di stare dentro molto di più, perché tutti gli altri sono stati dentro molto di più.
Avevo paura per i miei nervi se fossi rimasta in isolamento.
Quando è arrivata la compagna di cella e il libro avrei potuto stare dentro molto di più.
Ma io sapevo che c’era un conto alla rovescia che era l’insediamento di Trump che mi spaventava moltissimo.
Se si fosse insediato Trump e fosse cominciata una guerra aperta tra Israele e l’Iran la mia situazione sarebbe stata molto complicata da sciogliere.
L’ultima domanda che Fabio Fazio ha posto a Cecilia Sala era circa un suo possibile ritorno in Iran, a cui la giornalista ha risposto: “Finché c’è la Repubblica Islamica no“.