Quella di Joseph Coates, 37enne dello Stato di Washington, è la storia di chi grazie all’intelligenza artificiale è riuscito a sopravvivere a un male incurabile, una rara malattia del sangue chiamata Sindrome POEMS.
È la fidanzata del giovane a chiedere aiuto a David Fajgenbaum, un luminare di Philadelphia, che la coppia aveva già incontrato in un convegno sulle malattie rare. Il medico consiglia una terapia sperimentale, suggerita direttamente dall’intelligenza artificiale, che si rivela “miracolosa”.
Malattia incurabile: il modello collaudato dall’intelligenza artificiale

Lo stato di salute del giovane americano, Joseph Coates, era compromesso tanto da non poter essere salvato neanche ricorrendo a un trapianto di cellule staminali. Ma grazie alla terapia proposta dal dottor Fajgenbaum, e suggerita dall’IA, la sua condizione cambia positivamente. Si tratta di una cura innovativa, mai sperimentata prima, consistente nell’unione di chemioterapia, immunoterapia e steroidi, ed è lo stesso metodo grazie al quale il dottor Fajgenbaum si è salvato la vita a 25 anni.
Il sistema consiste nell’individuare e riadattare, a seconda del caso specifico, medicinali già in commercio. Tuttavia non si tratta della prima volta, perché l’intelligenza artificiale è già utilizzata in tutto il mondo, con lo stesso scopo del dottor Faigenbaum e del suo team dell’Università della Pennsylvania.
Malattia incurabile e intelligenza artificiale: altri esempi
Un altro esempio è stato riportato da Matt Might, un professore presso l’Università dell’Alabama a Birmingham, a capo dell’istituto che ha sviluppato il modello. Si tratta di un caso più semplice, un paziente a Birmingham, debilitato da vomito cronico. In questo caso alla richiesta “mostraci ogni trattamento proposto nella storia della medicina per la nausea” l’AI ha mostrato nel “prompt” una soluzione possibile, rivelatasi poi efficace.
L’intelligenza artificiale non va, dunque, demonizzata a prescindere, perché le sue applicazioni oltre ad essere utili possono servire a salvare l’uomo. Al riguardo si è così espresso il dott. Grant Mitchell, un altro co-fondatore di Every Cure:
Questo è un esempio di IA di cui non dobbiamo avere paura, di cui possiamo essere davvero entusiasti.
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