Marco Vizzardelli, è questo il nome del loggionista che ieri, prima dell’inizio del Don Carlo di Giuseppe Verdi, ha urlato alla Scala: “Viva l’Italia antifascista”. Ieri erano presenti anche la premier, Giorgia Meloni il presidente del Sentato Ignazio La Russa, il vicepremier Matteo Salvini, i ministri Maria Elisabetta Alberti Casellati e Gennaro Sangiuliano e la senatrice a vita Liliana Segre. Marco Vizzardelli ha aspettato la fine dell’inno di Mameli per pronunciarla, ed è stato poi identificato dalla Digos, ma hanno appurato che non vi era stata nessuna ipotesi di reato. Perché?
Cosa è successo ieri sera alla Scala di Milano?
Pochi minuti prima dell’inizio del Don Carlo diretto da Riccardo Chailly, da un loggione si è sentita la frase “Viva l’Italia antifascista”. Questa affermazione ha attirato l’attenzione di molti presenti tra cui il vicepremier Salvini secondo cui “Alla Scala si viene per ascoltare, non per urlare né tantomeno fischiare”, mentre la ministra Casellati e il presidente del Senato La Russa hanno affermato di non averla sentita.
Tanti sono stati ieri gli ospiti tra cui Ornella Vanoni, Concita De Gregorio, il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana, Roberto Bolle, Corrado Augias, ma anche ospiti internazionali come la cantautrice Patti Smith, il regista Pedro Almodovar, l’attore Louis Garrel, solo per citarne alcuni.
Chi è Marco Vizzardelli?
Marco Vizzardelli, fautore della incriminata, è un giornalista di 65 anni, si occupa di ippica, ed è un grande appassionato della Scala. All'”Ansa” ha così affermato: “La metà della mia vita che non passo a seguire i cavalli, la passo a seguire la musica e la Scala”.
L’autore è stato fino alla metà del primo atto quando, ha rivelato Marco Vizzardelli, si è avvicinato a lui un individuo: “Lì ho capito che si trattava di un agente in borghese. Mi sono un po’ spaventato, ma mi ha fatto un gesto di stare tranquillo”.
Quando l’atto si è concluso, l’uomo gli ha mostrato il suo tesserino: “A quel punto mi ha detto che voleva identificarmi, ma gli ho risposto che non avevo fatto nulla di male. Non aveva nessun senso dato che siamo in un paese democratico. E ho detto “Viva l’Italia antifascista”.
“Sono stati in 4 a fermarmi, mi hanno detto che erano della Digos”
Nel corso dell’intervallo Marco Vizzardelli ha affermato di essersi recato nel foyer della Scala: “Appena arrivato lì sono stati in 4 che mi hanno fermato. Erano della Digos e mi hanno detto che avrebbero dovuto identificarmi”.
Il giornalista 65enne ha ribadito più volte la sua posizione: “Ho detto loro che non aveva alcun senso e poi l’ho buttata sul ridere. A tal proposito ho spiegato che avrebbero dovuto legarmi e arrestarmi se avessi detto il contrario di quello che ho effettivamente detto”.
Ha continuato, dicendo: “Dopo questa mia affermazione si sono messi a ridere anche loro, però era la prassi, dovevano fare così. E quindi mi hanno dovuto fotografare la mia carta d’identità”.
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