giovedì, 30 Gennaio 2025
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Morte Martina Rossi: confermate le condanne a tre anni per tentato stupro

Sono trascorsi 10 anni dalla morte di Martina Rossi, morta perché precipitata dal balcone di un hotel a Palma di Maiorca. La Cassazione ha confermato la condanna di Albertoni e Vanneschi.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.

Per la morte di Martina Rossi, la studentessa genovese morta a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011, la Cassazione ha confermato la condanna a tre anni per Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.

La Rossi per sfuggire ad un tentato stupro è precipitata dal sesto piano di un hotel. La pena confermata per Albertoni e Vanneschi, oggi trentenni, fa riferimento al tentato stupro di questi ultimi nei confronti della ragazza.

I genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo, in questi anni non si sono mai arresi e hanno lottato affinché la precoce sentenza delle autorità spagnole non venisse presa in considerazione, battendosi sempre per la “verità e dignità” di Martina.

All’uscita dal Palazzaccio a Roma, sede del Palazzo di Giustizia, il papà di Martina Rossi ha così commentato la sentenza:

Non ci deve essere più nessuno che possa permettere di far del male a una donna e passarla liscia.

Ora posso dire a Martina che il suo papà è triste perché lei non c’è più, ma anche soddisfatto perché il nostro paese è riuscito a fare giustizia.

Martina Rossi: la sentenza definitiva

martina rossi_stupro

La sentenza della Cassazione sulla morte di Martina Rossa è giunta dopo due ore di camera di consiglio. Sono stati dichiarati inammissibili i ricorsi presentati dagli imputati sulla sentenza d’appello-bis emessa a Firenze il 28 ottobre scorso.

Elisabetta Ceniccola, sostituto procuratore della Cassazione, si è così espressa:

Quella notte erano entrambi nella stessa stanza e questo ha influito negativamente.

Si è sentita a maggior ragione in uno stato di soggezione e impossibilitata a difendersi.

La ragazza avrebbe scelto come via di fuga la strada la strada più difficile e “non si sarebbe gettata con intento suicidario” confermato dal fatto che “Martina non aveva i pantaloncini, che indossava, e non sono più stati ritrovati. Per la Corte d’appello era illogico che la ragazza girasse in albergo senza pantaloncini e senza ciabatte”.

Il legale della famiglia di Martina Rossi ha chiesto alla Spagna di chiedere scusa per aver archiviato in poco tempo il caso come suicidio:

Martina è morta in conseguenza di un tentativo di stupro, non esiste un’altra verità. Ora la Spagna chieda scusa per come archiviarono dopo tre ore e affittarono la camera.

Il processo sulla morte di Martina Rossi

Il processo di primo grado sulla morte di Martina Rossi, svolto davanti al tribunale di Arezzo, è durato circa un anno e si è concluso il 14 dicembre 2018 con la sentenza di condanna a 6 anni di carcere per i due imputati.

In secondo grado il verdetto è stato ribaltato con l’assuzione di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi perché “il fatto non sussiste” mentre la morte come conseguenza di altro reato è caduta in prescrizione. La sentenza del 9 giugno 2020 della Corte d’Appello di Firenze ha stabilito che quello di Martina Rossi non fu un suicidio” ma “il tentativo di fuggire a una violenza di gruppo”.

Ieri la sentenza della Cassazione ha confermato la condanna dei due aretini a tre anni di reclusione per tentata violenza sessuale di gruppo.

Leggi anche: Carmen in hotel col killer prima dell’uccisione, poi la fuga. Colleghi lanciano colletta per la figlia

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Michela Sacchetti
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Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.

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