Ogni giorno siamo abituati ad ascoltare i bollettini quotidiani della Protezione Civile che ci informano sul numero di contagi, decessi e guarigioni dal Covid-19 nel nostro Paese. Dati simili vengono diffusi anche dagli altri paesi europei e ad oggi l’Italia risulta il paese più colpito dopo la Spagna. In questi giorni abbiamo imparato che i numeri vanno presi con le pinze. Da un lato c’è un rischio concreto di sottostima, dall’altro vi è il fatto che i diversi paesi europei raccolgono i dati in maniera differente e non li comunicano all’esterno come nel caso della Germania o del Belgio. Diventa molto difficile a questo punto poter fare un reale confronto.
Le morti sommerse: 1 decesso ogni 3 non viene conteggiato
Per cercare di comprendere meglio i numeri del contagio, l’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, ha confrontato le morti tra il 2015 e il 2019 di sette paesi europei con quelle di quest’anno. Tale differenza, indicata con il termine “eccesso di mortalità” dovrebbe indicarci il numero di morti da Covid.
I decessi di Regno Unito e Paesi Bassi sono sottostimati di oltre il 100%
Naturalmente non tutti i decessi in eccesso possono essere imputati al Coronavirus, ma questo numero è quanto di più attendibile abbiamo per comprendere il reale tasso d’incidenza della pandemia sulla popolazione.
Il caso del Belgio e i dati non comunicati
In Belgio non è possibile calcolare il numero reale di morti causati dalla pandemia poiché il registro dei decessi non è stato aggiornato negli ultimi due mesi. Il governo belga, però, afferma di essere il più trasparente e di includere anche gli asintomatici e le morti sospette nelle case di riposo, nei 7.200 morti da Covid dichiarati. Anche volendo attenersi solo ai dati ufficiali comunicati, la situazione del Belgio resta la più grave: 597 decessi per milione di abitanti, contro i 480 della Spagna e i 430 dell’Italia. Un dato preoccupante se si pensa che il paese conta soltanto 11 milioni di abitanti e che è la sede delle istituzioni europee. Leggi anche: Ansia, attacchi di panico, depressione: in quarantena colpiscono il 63% degli italiani
Matteo Villa dell’Ispi: “manca un approccio sistematico alla Fase 2”
Cosa ci fanno capire questi dati? Innanzitutto che a dispetto di quanto si dica, l’Italia non è il paese che sottostima maggiormente l’entità dell’epidemia in Europa. Al contrario, risulta essere del tutto in linea con altri quattro paesi. Le vere eccezioni in negativo sono Regno Unito e Paesi Bassi. Inoltre il dato dell’eccesso di mortalità è utile a stimare il numero reale di decessi da Covid-19 che saranno circa il 30% in più rispetto ai dati ufficiali di morti accertate. Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi, sottolinea:
Qui capiamo, ancora, cosa manca per un approccio più sistematico alla Fase 2: riuscire a tener traccia delle persone decedute è cruciale per poter comprendere come stia procedendo realmente l’epidemia in ciascun Paese
Raccogliere e comunicare i dati in maniera corretta è fondamentale. Delle sottostime che arrivano fino al 100% non sono tollerabili. Le autorità sanitarie di ciascun paese devono impegnarsi a raccogliere e a tracciare i dati che consentano di avere una fotografia più accurata della pandemia per poterne uscire prima e meglio. Leggi anche: L’Unione Europea sarà vittima del Covid-19? di Clarice Subiaco