lunedì, 21 Aprile 2025
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Francesco, il papa vicino agli scartati delle “periferie esistenziali”

Papa Francesco ci lascia in eredità un nuovo modo di concepire la cristianità, molto vicino agli ultimi, peccatori e “scartati” della società, conforme all’immagine più autentica di Gesù.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.

Papa Francesco ci ha lasciati. Nessuno attendeva questa notizia nel giorno del Lunedì dell’Angelo. La stanchezza e l’esposizione all’aria in questi giorni gli sono stati sicuramente fatali. La crisi si è presentata questa notte e infine il cuore non ha retto. Anche se i medici del Gemelli, quando lo hanno dimesso, sono stati chiari nel chiedergli di rimanere isolato, non sforzarsi ed evitare il contatto con la gente, chi lo conosceva sapeva che per lui sarebbe stato difficile.

Papa Francesco non si è risparmiato e fino alla fine ha voluto incontrare la gente, fare un giro sulla papamobile e salutare la folla.

La storia di Papa Francesco, dall’Argentina al Vaticano

Jorge Mario Bergoglio si è spento a 88 anni. Nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, in Argentina, è stato il 266esimo Papa della Chiesa cattolica e il primo Papa gesuita. Ripercorriamo insieme la sua storia e il suo percorso di vita, che dalla “fine del mondo” lo ha portato in Vaticano.

Bergoglio, dopo essersi diplomato, sceglie la strada del sacerdozio e, nel 1958, entra nella Compagnia di Gesù. Nel 1963 si laurea in filosofia presso il collegio San Giuseppe a San Miguel, in Argentina, e mentre insegna letteratura e psicologia si laurea anche in Teologia. L’ordinazione a sacerdote giunge nel 1969. In seguito viene nominato vescovo di Auca da Giovanni Paolo II e nel 1998 diventa arcivescovo di Buenos Aires. Il 21 febbraio 2001 Giovanni Paolo II lo crea cardinale. Dopo la rinuncia di Papa Benedetto XVI, nel marzo del 2013, Jorge Mario Bergoglio partecipa al conclave nel quale, dopo cinque scrutini, viene eletto Sommo Pontefice.

Il suo interesse verso i più deboli e gli emarginati, però, non nasce con la sua elezione papale ma si esprime già con forza in Argentina. Racconta Padre José María Di Paola, il quale ha condiviso con Bergoglio molte giornate nelle baraccopoli, come riportato da Focus:

Un orgoglio della gente común y corriente proprio con la scelta di vita di Bergoglio, che ha rinunciato a un mucchio di comodità sin dal primo momento in cui lo hanno visto qui. Per questo è uno di loro, uno di noi.

Quando papa Francesco era ancora primate d’Argentina e arcivescovo di Buenos Aires ha rovesciato una tendenza storica. Prima che arrivasse ai vertici, infatti, la Chiesa cattolica guardava innanzitutto alla Plaza de Mayo, al centro del potere politico ed economico e dopo, ma solo molto dopo, alle periferie.

Noi preti di strada c’eravamo già, ma Bergoglio ha rivoluzionato in meglio il nostro lavoro, perché con il suo approccio ha costretto tutti i vertici ecclesiastici a mettere al centro della loro opera pastorale le baraccopoli.

Francesco ha messo le periferie al centro, anche a livello mondiale. Come ha fatto qui a Buenos Aires.

Papa Francesco e i suoi 12 anni di pontificato

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Papa Francesco nei 12 anni del suo papato ha dovuto affrontare diversi cambiamenti globali, momenti difficili come la pandemia, guerre e molte conseguenze del cambiamento climatico. A differenza dei suoi predecessori si è contraddistinto per le sue posizioni apparentemente “progressiste”, che nello stile avevano il sapore di una sequela evangelica più autentica e povera di orpelli. Il Papa, anche nelle scelte di vita, come nella volontà di non voler andare a vivere nell’appartamento apostolico ma di risiedere a Santa Marta, o come pure nell’abbigliamento e nell’auto scelta come vettura per gli spostamenti in città, ha voluto mantener fede al nome scelto di “Francesco”, mettendo in risalto uno stile di vita papale più sobrio e vicino alla gente.

La sua idea di pontificato gli è stata chiara fin dall’inizio. Già nelle riunioni dei cardinali prima del conclave, il 9 marzo, il suo intervento conteneva già il programma che avrebbe poi seguito da Papa: “La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo geografiche ma anche esistenziali”. Ed è proprio quello che poi fa, concretamente, avendo parole di vicinanza anche verso quelle realtà più emarginate, come gli sposati divorziati o gli omosessuali, che nella Chiesa trovavano difficoltà ad essere accettati, subendo anche, dagli stessi fedeli, tante volte discriminazioni.

Papa Francesco da voce agli ultimi della terra, agli “scartati”. Il primo viaggio lo compie a sorpresa tra i migranti a Lampedusa, al centro del Mediterraneo, divenuto “un grande cimitero”, per denunciare “la globalizzazione dell’indifferenza” e “i muri” destinati a crollare. Come ripeterà anche a Cipro, Lesbo e Malta, “i ponti sono sempre soluzioni, i muri mai.

Da sempre il suo interesse è stato quello di privilegiare gli angoli più dimenticati del pianeta, accendendo i riflettori su realtà che altrimenti non sarebbero state messe in risalto. Con questa logica Papa Francesco ha preferito Ajaccio a Parigi, Malta e Madrid e Tirana a Berlino. Anche in Italia ha amato i piccoli centri, rispetto alle grandi città, che per ragioni pastorali ha anche visitato. Si è recato sei volte ad Assisi, ed è stato in visita in tanti piccoli centri che avevano bisogno della sua carezza paterna, come Amatrice dopo il terremoto o Piazza Armerina in ricordo di don Pino Puglisi. Fu lo stesso Bergoglio, nel suo viaggio di ritorno dall’Africa, nel febbraio del 2023, a spiegare che per l’Europa aveva scelto “paesi più piccoli, per conoscere l’Europa nascosta, l’Europa che ha tanta cultura. La scelta mia è questa: cercare di non cadere nella globalizzazione dell’indifferenza”.

E animato da questo spirito che nel 2015 Papa Francesco visita la Bosnia e l’Erzegovina, nel 2016 la Svezia, nel 2018 i Paesi del Baltico e poi anche realtà più piccole come Cipro, Macedonia del Nord, Lussemburgo e Belgio.

Vicino a quelle terre ferite e piagate da abusi e sofferenze

Papa Francesco ha guardato anche a quelle terre provate nel passato e nel presente, portando una Chiesa in penitenza in quei territori dove sono stati commessi abusi da parte di chi avrebbe dovuto custodire il gregge. E così si è recato in Irlanda, dove la pedofilia ha allontanato tanti fedeli dalle chiese, ed è stato anche in Canada, dove le popolazioni native hanno subito diverse sopraffazioni nelle scuole gestite dagli ordini religiosi.

Il Papa ha voluto visitare anche quelle terre toccate dalle guerre, come la Repubblica Centrafricana, dove ha aperto la prima Porta Santa del Giubileo della Misericordia, l’Iraq e il Congo, mettendo da parte ogni timore relativo alla necessità di sicurezza.

Non sono mancati i viaggi dove i cattolici sono un’esigua minoranza: Turchia musulmana, Sri Lanka buddista, Mongolia e nel 2024 in Asia e Oceania sempre alla ricerca delle periferie, Timor Est, Papua Nuova Guinea, Indonesia e Singapore. Rimangono anche i viaggi che Papa Francesco non ha potuto, ma avrebbe tanto voluto fare: Kiev e Mosca, Libano, la sua amata Argentina e la Cina.

Leggi anche: Addio a Papa Francesco, ha accolto nella Chiesa omosessuali e divorziati

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Michela Sacchetti
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Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.

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