Da settimane non si parla d’altro che della farina di grillo. Da quando è approdata in Italia dopo il via libera dell’Ue, a gennaio 2023, le reazioni dei più all’idea di ritrovarsela tra gli scaffali dei supermercati sono state di ribrezzo e di rifiuto, se non di scandalo.
Certo, si tratta di una novità assoluta. E non sorprende la perplessità di molti, viste le tradizionalissime abitudini alimentari ben radicate in molti italiani. Ma, stando a voci più informate, varrebbe la pena aprire un po’ i propri orizzonti culinari a questa novità, magari iniziando ad informarsi su di essa più a fondo.
Farina di grillo: perché sceglierla
Parlando del metodo di produzione della farina di grillo, riporta Proiezioni di Borsa, l’ex direttore del Dipartimento di Sanità Alimentare Agostino Macrì ha spiegato che essa si ricava dalla macinatura delle larve di grillo, che prima vengono allevate seguendo tecniche precise, poi vengono essiccate. Non si tratta dunque di grilli selvatici o poco sicuri, anzi: i controlli degli enti che si occupano di sicurezza alimentare ne hanno certificato l’ineccepibilità sanitaria.
Tra i principali punti di forza della farina di grillo c’è l’elevato contenuto di proteine (pari al 65%), circa il doppio rispetto al petto di pollo (al 30%). Si tratta di proteine nobili, che presentano un’ottima composizione di amminoacidi. Non solo: questa farina ha pure un buon contenuto di fibre, calcio, fosforo e vitamina B12.
Farina di grillo: il rischio di allergie. Colore e gusto del prodotto
Un altro aspetto positivo della farina di grillo è certamente quello del minor impatto ambientale che garantisce rispetto al consumo di carne. Va ricordato però che questo prodotto contiene chitina, proteina che potrebbe portare gravi reazioni allergiche nei soggetti più sensibili, nonché provocare eritemi o shock anafilattici in chi è allergico ai crostacei. Anche l’utilizzo prolungato della farina di grillo potrebbe portare a reazione e sensibilizzazioni nei soggetti sani.
In merito all’aspetto e al gusto, la pasta a base di farina di grillo, ad esempio, ha anzitutto un colore più scuro, che si avvicina a quello della pasta integrale. Il sapore è molto simile a quello della mandorla e della nocciola, ma dipende pure dal quantitativo di farina di grillo inserito nel prodotto.
Farina di grillo & co: tutti i via libera dell’Ue
L’Unione Europea il 24 gennaio scorso ha concesso il via libera alla farina parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico), che può essere utilizzata per produrre pane, pizza, pasta, biscotti e così via. Il 26 gennaio, invece, è toccato alle larve congelate, in pasta, essiccate o in polvere di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore).
Si tratta di provvedimenti presi sulla scia della liberalizzazione da parte dell’Ue di prodotti a base di insetti degli ultimi anni. Già nel giugno del 2021, infatti, la Commissione Europea aveva dato l’ok alla larva essiccata del tenebrione mugnaio. Poi, il via libera nel marzo 2022 alla commercializzazione dei grilli in polvere, congelati, in pasta ed essiccati. Nelle stesse forme, da fine 2021, si vende pure la locusta migratoria e, da marzo 2022, la larva gialla della farina.
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