mercoledì, 9 Aprile 2025
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Il Portogallo contro la violenza ostetrica: approva la legge

In Portogallo è stata emanata una legge contro la violenza ostetrica che mira a proteggere le donne sia in gravidanza che durante e dopo il parto.

Maria Ida Romeo
Maria Ida Romeo
Nata nel 2000, studiosa di giornalismo e amante del teatro, fa della comicità il suo sguardo sulla realtà. Sempre in bilico tra carta e scena, crede che le storie migliori nascano dagli imprevisti.

La nuova legge approvata in Portogallo contro la violenza ostetrica introduce una serie di misure volte a garantire il rispetto della dignità delle donne durante la gravidanza e il parto. L’obiettivo è duplice: da un lato, tutelare le pazienti da pratiche lesive o invasive non giustificate; dall’altro, renderle pienamente consapevoli dei propri diritti e di cosa possa costituire una forma di violenza in tal senso.

La normativa definisce la violenza ostetrica come “qualsiasi atto o omissione da parte di un professionista sanitario che, nel contesto della salute sessuale e riproduttiva, provochi danni fisici o psicologici, limiti l’autonomia decisionale o implichi trattamenti disumanizzanti o degradanti”.

Nonostante il piccolo passo avanti, l’Ordine dei Medici ha messo in discussione alcuni punti. Vediamo insieme di cosa tratta la legge e perché non tutti sono d’accordo.

Di cosa parla la legge e cosa prevede

La legge, entrata in vigore il primo aprile, deriva dall’unione di due proposte avanzate dal Bloco de Esquerda e dal partito ambientalista PAN.

Lo scopo è promuovere un’assistenza fondata sul consenso informato, sul rispetto della persona e su un approccio empatico e non interventista, salvo reale necessità medica. È fondamentale nella tutela della salute riproduttiva e nella lotta alle pratiche mediche abusive o non consensuali.

Tra le principali novità introdotte, vi è l’obbligo, per tutte le strutture sanitarie, di esporre in modo ben visibile un’informativa dettagliata sui diritti delle gestanti. I cartelli dovranno anche indicare come e dove segnalare eventuali violazioni o comportamenti inappropriati da parte del personale sanitario.

Gli ospedali, inoltre, dovranno seguire il piano nascita stilato dalla paziente. Un certificato in cui vengono indicate le sue preferenze su modalità del parto, gestione del neonato e allattamento. Le opzioni potranno essere cambiate, ma non trascurate senza un motivo clinico documentato. Ciò, secondo la legge, garantirebbe un parto rispettoso, sicuro e centrato sulla volontà e serenità della persona.

Un altro punto chiave riguarda l’allattamento: spetta esclusivamente alla persona che partorisce decidere come nutrire il proprio bambino. Il latte materno è raccomandato, ma non può essere imposto. La legge vieta ogni forma di pressione o giudizio verso chi sceglie soluzioni diverse, come il latte artificiale. Forzare l’allattamento, senza considerare lo stato fisico, emotivo o le decisioni consapevoli della madre, rientra tra le pratiche considerate violenza ostetrica.

Sono proibite prassi regolari come la tricotomia, la manovra di Kristeller, l’episiotomia o la somministrazione di farmaci per accelerare il parto senza motivazioni cliniche specifiche.

Anche per questo, la legge sancisce il diritto, per ogni donna, di essere accompagnata da una persona di fiducia durante le varie fasi del percorso sanitario. Questo diritto potrà essere limitato solo in presenza di rischi clinici comprovati e documentati.

Le strutture sanitarie che non rispettano tali punti, verranno condannate economicamente, mentre per il personale medico sono previste misure disciplinari e richiami da parte dell’ordine professionale.

Come viene attuata?

Per rendere operativa la legge, sarà creata una Commissione per i Diritti nella Gravidanza e nel Parto, formata da specialisti in ostetricia, pediatria, diritto, bioetica e i rappresentanti dei pazienti.

Questo organismo avrà l’incarico di vigilare sull’applicazione della norma, sostenere studi e ricerche, redigere ogni anno una relazione sulla qualità delle cure offerte e suggerire aggiornamenti legislativi.

La Commissione parteciperà anche alla formazione obbligatoria del personale medico, affinché eventuali danni fisici e psicologici possano essere limitati per il benessere delle madri e dei neonati.

Perché è stata messa in discussione?

La disposizione contro la violenza ostetrica non è stata del tutto accettata dall’Ordine dei Medici, poiché, come afferma il presidente Carlos Cortes al giornale portoghese “Diario de Noticias”:

La legge, così come è scritta, è tecnicamente mal concepita e non si basa su prove scientifiche.

Stigmatizza il lavoro medico, non rispetta la sua autonomia tecnica e incoraggia una pratica difensiva che potrebbe compromettere il processo decisionale clinico a vantaggio della salute delle donne e dei bambini.

Quello che viene richiesto dall’Ordine dei Medici era un maggiore coinvolgimento nelle scelte decisionali all’interno del disegno legislativo. La preoccupazione è di non riuscire a instaurare un rapporto di fiducia con le pazienti e di non sentirsi legittimati o ascoltati quando bisogna intervenire con pratiche cliniche essenziali.

È normale che l’introduzione di nuove regole possa suscitare dubbi, soprattutto da parte di alcuni settori. Questa legge rappresenta un passo significativo nella tutela delle donne sia durante la gravidanza che dopo. La fiducia nei confronti dei medici rimarrà intatta. È evidente chi agisce nel pieno interesse del paziente e chi, invece, manca di sensibilità.

Resta importante apprezzare questo progresso e abbracciarne tutti gli aspetti positivi.

Leggi anche: Violenza di genere, arriva in Cdm il disegno di legge che tutela le donne

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Maria Ida Romeo
Maria Ida Romeo
Nata nel 2000, studiosa di giornalismo e amante del teatro, fa della comicità il suo sguardo sulla realtà. Sempre in bilico tra carta e scena, crede che le storie migliori nascano dagli imprevisti.

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