Una riforma che cambierebbe molte cose, quella dei medici di famiglia. Una categoria che rischia di veder cambiare molte cose nel suo specifico campo d’azione.
Il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha proposto un cambio di rotta decisivo: i medici di base, secondo la proposta, non saranno più liberi professionisti convenzionati dal Sistema sanitario nazionale, ma dei veri e propri dipendenti pubblici di quest’ultimo.
Una proposta che ha fatto storcere il naso a molti della categoria, ma il ministro continua per la sua strada e presto ci saranno importanti novità. Vediamole nel dettaglio.
Riforma medici di famiglia, cosa sappiamo

Quella dei medici di famiglia è una proposta concreta, che mira a riorganizzare completamente l’intero settore. Diverse saranno i possibili cambiamenti.
Una prima novità riguarda le Case di comunità, i poliambulatori pubblici aperti dopo la pandemia con l’obiettivo di potenziare la sanità territoriale, prestando particolare attenzione per i soggetti fragili e i pazienti cronici.
L’obiettivo del Governo è quello di potenziare l’effetto delle Case di comunità, garantendo ai cittadini una disponibilità di 7 giorni su 7, dalle ore 8 alle 20. A tal proposito, Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera, ha specificato:
I medici di medicina generale dovranno essere disponibili fino a 18 ore su 38 per le Case di comunità e 20 rimanere a disposizione per i propri pazienti convenzionati,
continuando a garantire una assistenza vicina ai cittadini nei propri studi e salvaguardando il rapporto fiduciario.
Ma devono mantenere lo stesso attuale rapporto giuridico libero professionale di parasubordinato convenzionato e non dipendente.
Tale accordo è stato aspramente criticato dagli operatori del settore, i quali sostengono che così facendo lavorerebbero quasi esclusivamente nelle Case di comunità e che il cittadino sarebbe privato della sua facoltà di scegliere il proprio medico di base.
Attualmente il medico di famiglia è un libero professionista legato al Ssn da un accordo di convenzione, il suo stipendio è strettamente collegato al numero di pazienti che segue. Con le nuove regolamentazioni, quest’ultimo diventerebbe dipendente pubblico del Ssn.
Secondo le attuali norme, i medici di base devono garantire una copertura riservata ai loro pazienti che sia di almeno 15 ore. Con la nuova riforma, le ore di lavoro diventerebbero 38 a settimana.
Come riporta il Corriere della Sera, coloro che entrano per la prima volta nel mondo della medicina di base, hanno l’obbligo di aprire uno studio in un sistema “misto”.
Con l’aumentare del numero di pazienti, il numero di ore da dedicare in strutture pubbliche diminuirà.
I medici già convenzionati, invece, potranno scegliere se svolgere le ore settimanali nel proprio ufficio o in modalità mista, recandosi nelle strutture indicate dalla Asl di appartenenza.
Una riforma che quindi cambierebbe molte cose per il settore dei medici di famiglia, una scelta dettata – come sostenuto dal Ministro della Salute Schillaci – dallo scarso numero di medici disponibili.
Leggi anche: L’importanza della medicina preventiva, i tre livelli di prevenzione e vantaggi