venerdì, 17 Gennaio 2025
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Sanità pubblica, l’appello di Nobel e scienziati: “Salviamo il Servizio sanitario nazionale”

Molti tra premi Nobel e scienziati fanno un appello che riguarda la sanità pubblica: quali sono le loro richieste?

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.

Emergenza sanità pubblica: le file d’attesa stanno diventando sempre più lunghe e molti pazienti non hanno disponibilità economiche per rivolgersi ai privati. Dal momento che la situazione si sta facendo sempre più critica sia personalità che hanno vinto il Nobel sia scienziati scendono personalmente in campo per salvare il sistema sanitario italiano.

Sono, infatti, 14 i firmatari di un documento che richiede un piano di finanziamenti per poter aiutare il maggior numero di cittadini che si rivolgono alle strutture pubbliche, tra cui il Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi, l’immunologo Alberto Mantovani e il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli.

Ecco cosa si legge nel testo: “Non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico. Servono più finanziamenti come negli altri Paesi Ue e attenzione alle disuguaglianze regionali […] Tra qualche anno celebreremo il 50° compleanno del nostro Ssn, mantenerlo efficiente e in buona salute è un dovere morale verso le prossime generazioni, per non disperdere un patrimonio unico che abbiamo avuto la fortuna di ereditare”.

Qual è la vera emergenza secondo i firmatari della lettera?

Gli scienziati e Nobel nel documento da loro sottoscrivono forniscono anche dei dati: “Il sistema sanitario nazionale dal 1978, data della sua fondazione, al 2019 ha contribuito a produrre in Italia il più marcato incremento dell’aspettativa di vita, da 73,8 a 83,6 anni, tra i Paesi ad alto reddito. Ma oggi i dati dimostrano che il sistema è in crisi, come si vede dalla difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura e dall’aumento delle diseguaglianze regionali e sociali”.

Quali sono i problemi in cui incorre ormai da tempo la sanità pubblica? Il principale e quello più grave è il sottofinanziamento del sistema sanitario, ― si stima che nel 2025 sarà destinato solo il 6,2% del Pil, cifra molto inferiore rispetto a venti anni fa ― ma anche “i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica”. Inoltre, continuano: “La spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) e l’autonomia differenziata rischia di ampliare il divario tra Nord e Sud d’Italia in termini di diritto alla salute”.

Spiegano anche qual è la vera emergenza: La vera emergenza è adeguare il finanziamento del Ssn agli standard dei Paesi europei avanzati (8% del PIL), ed è urgente e indispensabile, perché un Ssn che funziona non solo tutela la salute, ma contribuisce anche alla coesione sociale”.

Quali i punti da dover affrontare per garantire l’efficienza della sanità pubblica?

Secondo gli scienziati e premi Nobel sono molti i punti su cui lo Stato deve intervenire per garantire il funzionamento della sanità pubblica:

  • Il Ssn deve investire “sull’edilizia sanitaria” e “specifiche risorse destinate alla rimozione degli squilibri territoriali che l’autonomia differenziata rischia di ampliare”
  • Devono essere garantite maggiori tutele per tutti gli operatori sanitari, valorizzando il loro operato e rendendo le condizioni sul luogo di lavoro sostenibili
  • Stabilire un piano adeguato per la prevenzione
  • Eliminare il divario, specialmente in merito alla prevenzione primaria

Leggi anche: Il Nobel per la Medicina va ai creatori dei vaccini anti-Covid: “Sconfiggeremo anche il cancro”

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Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.

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