Oltre alle temperature eccessive e sopra la media, questa estate è caratterizzata dalla presenza nelle acque del Mediterraneo degli squali.
Poco tempo fa è stato avvistato uno squalo azzurro in Sicilia, a Milazzo, mentre nuotava poco distante dalla riva, uno a Oliveri, in provincia di Messina, e un altro ancora, segnalato da alcune persone a bordo di un’imbarcazione, nelle acque di Santa Flavia nel Palermitano.
Altri esemplari, sempre di squalo azzurro, hanno fatto la loro comparsa in Sardegna, in Puglia nella zona del Salento, a Capri, Ischia, Procida e anche in Toscana, a poche miglia dal porto di Livorno.
Squali nel Mediterraneo, biologo Mizzan: “Una volta ce n’erano molti di più”
Secondo gli esperti la presenza degli squali nel Mediterraneo non sarebbe un fenomeno anomalo, come spesso si crede. Luca Mizzan, biologo marino, direttore del Museo di Storia Naturale Giancarlo Ligabue di Venezia, ha così dichiarato a Metropolitano.it:
In realtà non c’è da stupirsi perché gli squali nel Mediterraneo come nel Tirreno ci sono sempre stati. Anzi, una volta ce n’erano molti di più e si vedevano regolarmente.
Ora i tempi sono cambiati e la tecnologia ci permette di immortalarli e segnalarne la presenza.
Gli squali, in realtà, sarebbero una specie in via d’estinzione, sia a motivo del lento tasso riproduttivo sia perché è pescato e utilizzato in cucina. La carne dello squalo azzurro o verdesca è commestibile. Sono loro, di conseguenza, a dover aver maggior timore dell’uomo. Si stima che ogni anno, durante le battute di pesca, vengano uccisi tra i 10 e 20 milioni di esemplari, e che fino al 10-15% del pescato sia costituito da squali.
La letteratura scientifica degli ultimi anni, come riportato da Geopop, ci dice che il Mar Mediterraneo sia la patria di 47 specie di squali, di cui alcuni sono più comuni mentre altri più rari e iscritti nella lista delle specie a rischio di estinzione IUNC.
Quanto sono pericolosi gli squali per gli esseri umani?
Per quanto riguarda la pericolosità gli squali non sono istintivamente attratti dall’uomo, infatti i morsi sugli esseri umani sono rari. Se in passato hanno attaccato, la maggior parte delle volte si è trattato di un errore di identificazione. Ad esempio nei luoghi esotici a essere colpiti sono spesso i surfisti, perché, quando sono sdraiati sulla tavola con le braccia e gambe aperte, sono confusi con le foche, prede reali per gli squali più voraci.
Sono rari i casi in cui un esemplare affamato possa divorare una sventurata vittima. Si stima, infatti, che gli attacchi letali sono circa 10 all’anno, talvolta provocati proprio per disattenzione del bagnante. Nonostante il numero limitato di attacchi e il loro disinteresse nei nostri confronti ogni avvistamento è vissuto con allarmismo, accompagnato da articoli giornalistici e immagini di gente disperata in fuga dalle spiagge. Ma ciò si avvicina più alla scena di un film che alla realtà dei fatti.
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