Stefania Gajotto, originaria di Vicenza ma residente a Creazzo, durante un trascolo scopre i documenti relativi alla sua adozione e decide di andare a fondo sul suo passato. Racconta così il momento del ritrovamento al Corriere della Sera:
Il cuore batteva fortissimo, mi mancava il respiro. Dopo avere esitato un attimo ho aperto la cartellina e ho cominciato a leggere.
C’era scritto il mio vero cognome e il paese di origine, Pojana Maggiore. Un comune di 4 mila anime nel basso vicentino.
Quello che ricordava del suo passato era solo di aver trascorso la sua infanzia in orfanotrofio, prima di essere scelta dai genitori adottivi.
Nessun ricordo invece riguardo alla sua vita precedente, ma aveva sempre avuto il desiderio di scoprire la sua storia e le sue origini. Oggi Stefania è sposata con Enrico e ha un figlio di nome Riccardo.
Stefania Gajotto: la sua infanzia e i genitori adottivi
Stefania Gajotto ricorda così il momento in cui i genitori adottivi nel 1972 l’hanno scelta all’orfanotrofio dove si trovava e trascorse i primi cinque anni della sua esistenza:
Non dimenticherò mai il dito di quell’uomo che mi indicava mentre correvo spensierata in cortile.
Quella coppia sorridente che si teneva per mano mi aveva scelta. Il mio cuore batteva forte.
Dopo due anni però dal primo incontro è adottata da coloro i quali sono per lei i suoi genitori. “La burocrazia era fatta di incontri sporadici diventati poi sempre più frequenti”, ricorda Stefania Gajotto. La coppia non aveva avuto figli e al suo arrivo l’accolsero facendola sentire come una principessa. Riguardo al papà, scomparso più di 20 anni fa’, ha solo parole d’amore, affetto e riconoscenza:
Sono passati più di 22 anni dalla scomparsa di papà. Mi manca tanto per l’amore che mi ha saputo regalare, le lezioni di vita e le risate che ci facevamo. Era un grande uomo.
Stefania Gajotto, l’incontro con i fratelli
Stefania Gajotto, dopo aver ritrovato i documenti dell’affido non è riuscita subito a contattare la sua famiglia d’origine. La prima cose che scopre riguarda la madre, morta a 48 anni. Va a farle visita al cimitero, e lo trova curato, segno che qualcuno andava a trovarla.
In paese sembra che nessuno si ricordi di quella famiglia così sceglie di affidarsi al web e di lanciare un appello, se qualcuno avesse conosciuto la signora Cenci Sabina nata nel 1937, e che oggi, se fosse viva, avrebbe avuto 84 anni. Da lì viene contattata dalla figlia di una sua sorella maggiore e scopre di avere cinque fratelli. Descrive così l’emozione e la gioia dell’incontro con loro:
È stato incredibile, per cinquant’anni ho creduto di essere figlia unica, non è tutto facile, c’è chi tra i fratelli ha voluto prendersi del tempo e chi ha preferito dosare le emozioni.
La cosa incredibile è che loro sapevano della mia esistenza ma non erano riusciti a trovarmi perché dopo l’adozione avevo cambiato il cognome. Anna era talmente emozionata che quando l’ho chiamata al suo posto mi parlava il marito. Era ammutolita: abbiamo la stessa voce, ci assomigliamo come due gocce d’acqua. Io e lei insieme siamo andate a trovare Ambra, la maggiore. Quante lacrime e quante risate.
Ci sono cinquant’anni da recuperare, abbiamo un futuro tutto da scrivere insieme. Quello che voglio dire a chi è alla ricerca delle proprie origini è di andare fino in fondo e di avere il coraggio di scoprire la propria storia perché fa bene al cuore.
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