Alla notizia del suicidio della studentessa Iulm di 19 anni, sono stati migliaia i commenti di solidarietà e vicinanza degli utenti del web, con molti che hanno denunciato la schiacciante pressione sociale a cui sono condannati i giovani universitari e che quasi mai viene affrontata dai genitori degli stessi, che nella maggior parte dei casi sono completamente all’oscuro del dramma interiore vissuto dai figli.
La ragazza protagonista della vicenda, nata nel 2003 a Milano ma di origini straniere (probabilmente sudamericane), era iscritta alla facoltà di Arti e turismo. Ieri i Carabinieri hanno trovato accanto al corpo un biglietto che aveva reso evidente come quello non fosse altro che l’ennesimo caso di “suicidio accademico”. All’interno della lettera, infatti, la giovane aveva spiegato i motivi del gesto estremo e, nel chiedere scusa per ciò che stava facendo, aveva fatto riferimento a “fallimenti personali e nello studio”.
Studentessa Iulm si uccide, la lettera delle compagne: “Ci insegnano che il valore dipende dai voti”
Studentessa Iulm si uccide: la storia della 19enne ha sconvolto l’Italia intera, compresi i compagni e le compagne che avevano conosciuto la giovane in questi primi mesi di lezione. L’Unione degli Universitari ha pubblicato oggi una lettera scritta da alcune ragazze che avevano conosciuto la 19enne prima che si togliesse la vita. All’interno di essa si legge:
Non possiamo tacere davanti all’ennesima giovane che mette fine alla propria vita a causa del proprio percorso universitario. Ci viene chiesto perennemente di ambire all’eccellenza, ci viene insegnato che il nostro valore dipende solo ed esclusivamente dai nostri voti.
Questo sistema universitario continua e continuerà ad uccidere. Serve prevenire, serve costruire un sistema accademico ed universitario in grado di insegnarci che non siamo numeri ma persone.
Tempo, una costante nella vita dei giovani, che studino o meno. La pressione che non viene mai alleviata. Togliersi la vita però non è dovuto da una decisione momentanea. Non ci si impiega certo tre minuti.
No, è il risultato di un carico che si porta da mesi, o anni che la società ci butta addosso senza mai voltarsi indietro a controllare il nostro stato di salute. Non ci si può fermare mai. Neanche davanti a un atto tragico che non coinvolge solo la sfera personale, ma più che mai sociale.
Siamo costantemente costretti a soddisfare delle aspettative, raggiungere dei numeri. Altrimenti sei lasciato indietro, fuori dal sistema, non vali abbastanza. Al fianco delle studentesse della Iulm, al fianco di chi si sente oppressa o oppresso.
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Studentessa Iulm, Lodo Guenzi: “Anche io a 19 anni ho pensato di mollare tutto”
Sul suicidio della studentessa Iulm è intervenuto nelle scorse ore anche Lodo Guenzi, il frontman de “Lo Stato Sociale” che, commentando le ultime parole lasciate sul biglietto dalla studentessa sucida, ha scritto in un post su Instagram: “Non riesco a non pensare a quella ragazza di 19 anni che si è ammazzata nel bagno della sua università, lasciando scritto ‘nella vita ho fallito tutto’”. Poi, il cantante ha aggiunto:
E no, a 19 anni non hai fallito niente. Ma lo pensavo anche io a 19 anni. Facevo 600 chilometri a settimana per andare a farmi dire che non ce l’avrei fatta, mentre la mia prima ragazza era morta senza un perché, e la seconda mi lasciava per la distanza.
L’unico momento in cui ho pensato di mollare tutto, ma ancora più forte di voler sparire. A guardarlo adesso è stato un attimo, mi vergogno quasi a dirlo. Ma in quel momento sembrava l’unica via d’uscita logica, l’unica strada.
Io non so neanche perchè lo scrivo, e non so se è una questione di gara di eccellenza dentro il percorso formativo, come è sempre stata, o molto di più il fatto che il mondo del lavoro fuori garantisca la sopravvivenza solo per chi eccelle, sacrificando i diritti ai tempi di produzione, e trasformando la scuola non più in una palestra in cui poter sbagliare, ma in un assaggio delle frustrazioni di domani.
Lo vorrei dire a una ragazza che non sei tu che quel pensiero lo capisco, davvero. Ma che se resisti in quel momento, può essere che per te sia stato un attimo. E forza, davvero.
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